Una scoperta senza precedenti nel vicinato cosmico Nel cuore del nostro
vicinato galattico, a soli
300 anni luce dalla Terra, è stata identificata una
nube molecolare fino ad ora completamente invisibile agli strumenti astronomici tradizionali.
Eos, questo il nome evocativo dato alla struttura — in onore della
dea greca dell’alba — rappresenta una delle scoperte più significative degli ultimi anni per lo studio della
formazione stellare e della
materia interstellare.
Una tecnica innovativa per un elemento sfuggente La rilevazione di
Eos si deve a una metodologia pionieristica: per la
prima volta, gli scienziati sono riusciti a
osservare direttamente l’idrogeno molecolare (H₂) tramite
emissioni di fluorescenza nel lontano ultravioletto. Fino ad oggi, questa componente fondamentale della formazione stellare era
virtualmente invisibile, a causa della sua
debolezza nelle lunghezze d’onda osservabili con i mezzi standard. Grazie a uno strumento installato sul satellite
coreano Stsat-1, la nube è stata letteralmente vista
“brillare nel buio”.
Una struttura maestosa al confine della Bolla Locale Eos si trova ai margini della
Bolla Locale, un’enorme cavità nello
spazio interstellare che comprende anche il nostro
Sistema Solare. Secondo i dati raccolti, la nube possiede
dimensioni colossali: ha un’estensione apparente pari a circa
40 Lune piene disposte una accanto all’altra e
una massa stimata 3.400 volte quella del Sole. Nonostante la sua imponenza, non costituisce
alcuna minaccia per la Terra, anzi: rappresenta
un laboratorio naturale senza precedenti per studiare da vicino
le dinamiche del mezzo interstellare e i
processi di nascita stellare.
Un’occasione irripetibile per l’astrofisica Secondo l’astrofisica
Erika Burkhart, parte del team che ha condotto la ricerca,
Eos rappresenta una
svolta scientifica: “È la prima nube molecolare individuata osservando direttamente la fluorescenza dell’idrogeno molecolare nel lontano UV. I dati parlano chiaro: questa nube
emette luce propria nella regione ultravioletta, rendendola
un oggetto unico nel suo genere“. Gli studiosi ritengono che
Eos si dissolverà gradualmente nei prossimi
sei milioni di anni, offrendo però un
intervallo temporale sufficiente per investigarne la
composizione, la dinamica interna e il
potenziale di formazione stellare.
Fonti autorevoli Secondo un’approfondita analisi pubblicata dalla rivista
Science (https://www.science.org/doi/10.1126/science.adk1523), la scoperta è stata possibile grazie a una collaborazione internazionale e a una nuova generazione di
strumentazione sensibile all’ultravioletto lontano, aprendo così nuovi orizzonti nella
mappatura del mezzo interstellare locale.
Eos, la nube molecolare che “brilla nel buio” vicino alla Terra