Ecco a cosa servirà davvero l’F-47. Parla il prof. Alegi (Luiss)

Perché il Pentagono ha scelto Boeing per il Next Generation Air Dominance (Ngad), il suo caccia di sesta generazione? A cosa servirà l'F-47? E quando inizierà a volare? Conversazione di Start Magazine con il professor Gregory Alegi, giornalista, docente di storia americana ed esperto di cose aeronautiche

Mar 23, 2025 - 09:46
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Ecco a cosa servirà davvero l’F-47. Parla il prof. Alegi (Luiss)

Perché il Pentagono ha scelto Boeing per il Next Generation Air Dominance (Ngad), il suo caccia di sesta generazione? A cosa servirà l’F-47? E quando inizierà a volare? Conversazione di Start Magazine con il professor Gregory Alegi, giornalista, docente di storia americana ed esperto di cose aeronautiche

Professor Alegi, dunque il Pentagono ha scelto Boeing per il Next Generation Air Dominance (Ngad), il suo caccia di sesta generazione. Un annuncio scontato o una sorpresa?

La sorpresa maggiore è la decisione di procedere con la fase di produzione. Non tanto perché di recente il para-presidente Elon Musk si fosse espresso contro i velivoli pilotati, quanto perché nel 2024 lo stesso Biden aveva imposto una pausa di riflessione sull’effettiva necessità del nuovo sistema. Più semplicemente, con un certo cinismo si potrebbe dire che sarebbe stato difficile trovare un’alternativa concreta a un sistema le cui radici risalgono a uno studio DARPA concluso nel marzo 2014, seguito da un altro dell’USAF nel 2016 e persino da un dimostratore che ha volato nella massima segretezza nel 2020, seguito da due altri entro il 2023. Altrettanto vale per il nuovo propulsore a ciclo adattivo. In termini di sviluppo erano già previsti 22 miliardi di dollari per l’aereo, fino al 2028, più 7,4 per il propulsore fino al 2027. In altre parole, il treno aveva lasciato la stazione da tempo.

Perché è stata scelta Boeing e non Lockheed Martin? Qualche osservatore ha notato che così l’amministrazione Usa fa lavorare tutte e due le grandi aziende del settore visto che Lockheed produce gli F-35.

Bisogna considerare due aspetti, diversi e complementari tra loro. Il primo, con buona pace di quanti giustificano la difesa europea con la riduzione del numero di sistemi e piattaforme, è la necessità di non dipendere mai da un singolo fornitore, che potrebbe essere colpito da “crisi di creatività”, cattiva gestione, disastri naturali e persino attacchi mirati. Quindi, mai mettere tutte le uova in un solo paniere. Il secondo è che il programma NGAD ha visto l’USAF separare la parte di ricerca e sviluppo da quella di produzione, che è stata offerta alle tre ditte sistemiste Boeing, Lockheed Martin e NorthropGrumman, la quale si ritirò dalla gara nel 2023. Il secondo è che ai grandi programmi partecipano sempre tutte le grandi imprese, tanto che per l’F-35 Northrop Grumman costruisce la fusoliera centrale e soprattutto il potente radar a scansione elettronica APG-81. Proprio per questo è facile pronosticare un ruolo anche per gli attuali “sconfitti”.

In un articolo dell’Associated press si legge: “I critici hanno messo in dubbio il costo e la necessità del programma, poiché il Pentagono è ancora alle prese per produrre completamente il suo attuale jet più avanzato, l’F-35, che dovrebbe costare ai contribuenti più di 1,7 trilioni di dollari nel corso della sua vita. Inoltre, il futuro bombardiere stealth del Pentagono, il B-21 Raider, avrà molte delle stesse tecnologie all’avanguardia in materiali avanzati, intelligenza artificiale, propulsione e stealth”. Concorda?

Prima di scelte importanti è sempre importante avere un dibattito robusto, come appunto è stato per l’NGAD. Ciò premesso, bisogna anche interrogarsi sulle qualifiche e capacità dei critici. Devono cercare di vendere qualche altro prodotto? Condividono gli stessi assunti di riferimento? Hanno valutato le alternative? Sono in buona fede?

Ma a cosa servirà davvero l’F-47?

E’ chiaro che il sistema non nasce per le guerre asimmetriche ma per un conflitto contro una potenza di capacità pari o quasi (peer o near-peer) – in altre parole, visto che la Russia non è riuscita a mettere in linea un velivolo di quinta generazione paragonabile all’F-35, la Cina. È altrettanto chiaro che il ruolo di un sistema per “air dominance” è del tutto diverso da quello di un bombardiere come il B-21.

Prof, semplifichiamo perché non tutti sono esperti come lei…

Gli F-47 dovranno da un lato creare lo spazio nel quale i B-21 e gli F-35 possano operare con sicurezza e dall’altro precludere gli spazi agli avversari. Chi pensa che questi ruoli tanto diversi possano essere svolti con un solo sistema può andare a proporre alla Ferrari di correre in F1 con il SUV Purosangue, o che la Tesla e la Topolino siano intercambiabili perché entrambe elettriche.

Il programma sostituirà l’F-22 Raptor di Lockheed Martin con un aereo con equipaggio costruito per entrare in combattimento insieme ai droni. Ngad è concepito come una “famiglia di sistemi” incentrata su un caccia di sesta generazione per contrastare avversari quasi alla pari come Cina e Russia. E’ esatto?

In attesa del giorno in cui tutto sarà demandato a missili e sistemi automatici, è chiaro che si opererà in una modalità mista – o se preferiamo, ibrida -, nella quale la piattaforma pilotata opererà attraverso sistemi in qualche modo autonomi, dai tanker ai loyal wingmen destinato a svolgere i compiti dull(noiosi), dirty (sporchi) o semplicemente dangerous (pericolosi). Si tratta di una constatazione ampiamente diffusa e condivisa, che è al centro anche degli equivalenti europei GCAP, nel quale è presente anche l’Italia, e FCAS, franco-tedesco.

Come si evolveranno i sistemi di sesta generazione?

La capacità dei sistemi di sesta generazione si evolveranno sempre più attraverso quelle dei sistemi controllati. In altre parole, durante la loro vita operativa i caccia di sesta generazione lanceranno e gestiranno droni di terza, quarta, quinta e sesta generazione. Come già sull’F-35, il progresso non sarà dato dalla sostituzione della piattaforma ma del processore, del software e, appunto, dei sistemi che controllano.

L’aggiudicazione del contratto arriva in un periodo difficile per Boeing, soprattutto nell’unità difesa dell’azienda con i ritardi nel programma Air Force One (che ora la Boeing afferma sarà pronto nel 2027-2028) e le perdite sul programma KC-46. Il produttore aerospaziale riuscirà a vincere la sfida ingegneristica legata allo sviluppo di un caccia di sesta generazione?

L’approccio innovativo allo sviluppo dell’NGAD scelto dall’USAF, con i tre prototipi già volanti e il software in parte già valutato sugli F-22A, dovrebbe tradursi in una assai minore aleatorietà del progetto. Questo dovrebbe appunto evitare i rischi ingegneristici, soprattutto se il committente saprà trattenersi dal chiedere sempre qualcosa in più, innescando il mission creep che dilata tempi e costi di sviluppo.

Il generale David Allvin, Chief of Staff dell’Air Force Usa, ha dichiarato che l’F-47 volerà durante la presidenza Trump, il cui mandato scade nel 2028. È un obiettivo realistico?

Far volare la piattaforma entro il novembre 2028 è senz’altro possibile. Ben diverso sarebbe pretendere che per quella data siano completi e funzionanti tutti i sistemi, dal “cuore elettronico” fino all’ultimo drone. Come si è visto con l’F-35, si tratta di due cose del tutto diverse. In questo senso, il dato più rilevante non è tanto il primo volo quanto la capacità operativa iniziale. Quella ben difficilmente potrà giungere prima del 2035, quando Trump sarà già stato consegnato alla storia.

Secondo alcuni osservatori il Pentagono ha preso in seria considerazione l’annullamento del programma Ngad e di recente Paolo Zampolli, nominato inviato di Trump per progetti globali (compresa l’Italia), ha dichiarato che nel programma Gcap di Regno Unito, Italia e Giappone per il caccia di sesta generazione dovrebbe essere preso in considerazione “il coinvolgimento di una compagnia americana come Lockheed Martin in un ruolo di leadership”. Alla luce dell’annuncio di Trump sull’F-47, è un’ipotesi ancora sul tavolo?

È un’ipotesi assurda persino per i già strabilianti standard dell’amministrazione Trump. Il GCAP, così come l’FCAS, nasce senza americani per garantire ai paesi partecipanti e alle loro industrie la sovranità tecnologica nei campi più rilevanti per la difesa aerea e la sicurezza nel XXI secolo. Se a questo si aggiungono il rifiuto statunitense di applicare l’articolo 5 della NATO, le minacce di annessione di Canada e Groenlandia, la posizione ambigua su Taiwan, è del tutto evidente la necessità di tenere la volpe ben lontana dal pollaio. In compenso, sono certo che Regno Unito, Italia e Giappone sarebbero ben contenti di vendere agli USA un GCAP depotenziato del 10%, proprio perché, come ha detto annunciando il contratto NGAD, «oggi siamo alleati ma domani potremmo non esserlo». Bisogna che qualcuno spieghi a Zampolli che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.