È morto Bruno Pizzul, addio all'icona del giornalismo sportivo
Lutto nel mondo del giornalismo. All'ospedale di Gorizia si è spento Bruno Pizzul, voce indimenticabile che ha accompagnato la Nazionale di calcio italiana. Avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni. Entrò in Rai nel 1969; un anno dopo l'esordio. Commentò Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia. E poi i Mondiali del 1986. Da quel momento in poi il telecronista friulano e gli Azzurri iniziarono un lungo percorso insieme. "Quando si facevano le interviste nei ritiri delle squadre , si finiva inevitabilmente a giocare a tresette. Era un rapporto più semplice e genuino rispetto a oggi", raccontava con il sorriso. Un viaggio durato fino all'agosto del 2002, anno del suo congedo. Stile sobrio, mai sopra le righe. "I telecronisti di oggi? Sono bravi, ma parlano troppo", amava ripetere. La sua voce non mancò neanche nei momenti più tragici dello sport. Fu lui ad annunciare la strage dello stadio Heysel, durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Una telecronaca che "non avrei mai voluto fare", commentò anni dopo. Durante la sua carriera ha affiancato la conduzione delle trasmissioni "Domenica Sprint" e la "Domenica Sportiva". Una vita dedicata allo sport e al calcio. L'unico rammarico è stato non vedere mai gli Azzurri vincere ai Mondiali o agli Europei. Ma ci ha accompagnato nelle "notti magiche" di Italia 90. E con la sua voce ha fatto sognare un'intera nazione.


Lutto nel mondo del giornalismo. All'ospedale di Gorizia si è spento Bruno Pizzul, voce indimenticabile che ha accompagnato la Nazionale di calcio italiana. Avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni. Entrò in Rai nel 1969; un anno dopo l'esordio. Commentò Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia. E poi i Mondiali del 1986. Da quel momento in poi il telecronista friulano e gli Azzurri iniziarono un lungo percorso insieme. "Quando si facevano le interviste nei ritiri delle squadre , si finiva inevitabilmente a giocare a tresette. Era un rapporto più semplice e genuino rispetto a oggi", raccontava con il sorriso. Un viaggio durato fino all'agosto del 2002, anno del suo congedo.
Stile sobrio, mai sopra le righe. "I telecronisti di oggi? Sono bravi, ma parlano troppo", amava ripetere. La sua voce non mancò neanche nei momenti più tragici dello sport. Fu lui ad annunciare la strage dello stadio Heysel, durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Una telecronaca che "non avrei mai voluto fare", commentò anni dopo. Durante la sua carriera ha affiancato la conduzione delle trasmissioni "Domenica Sprint" e la "Domenica Sportiva". Una vita dedicata allo sport e al calcio. L'unico rammarico è stato non vedere mai gli Azzurri vincere ai Mondiali o agli Europei. Ma ci ha accompagnato nelle "notti magiche" di Italia 90. E con la sua voce ha fatto sognare un'intera nazione.