Direttiva pacchetti, la ferale bozza di compromesso

Destinazione “Caporetto”, altro che paradiso, per le imprese di viaggi? Tira, infatti, un’aria bruttissima per tutta la filiera del turismo organizzato dopo le prime indiscrezioni trapelate sui lavori in corso per la riforma della direttiva pacchetti Ue. Dalla discussione degli emendamenti sarebbe emerso l’orientamento a rigettare in toto le correzioni che le associazioni di categoria delle imprese di viaggi avevano predisposto in un testo di compromesso, affidandosi con fiducia al pressing degli europarlamentari italiani ai quali era stata fatta pervenire una lettera condivisa da tutte le sigle. Continue reading Direttiva pacchetti, la ferale bozza di compromesso at L'Agenzia di Viaggi Magazine.

Apr 23, 2025 - 08:41
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Direttiva pacchetti, la ferale bozza di compromesso
Direttiva pacchetti, la ferale bozza di compromesso

Destinazione “Caporetto”, altro che paradiso, per le imprese di viaggi? Tira, infatti, un’aria bruttissima per tutta la filiera del turismo organizzato dopo le prime indiscrezioni trapelate sui lavori in corso per la riforma della direttiva pacchetti Ue.

Dalla discussione degli emendamenti sarebbe emerso l’orientamento a rigettare in toto le correzioni che le associazioni di categoria delle imprese di viaggi avevano predisposto in un testo di compromesso, affidandosi con fiducia al pressing degli europarlamentari italiani ai quali era stata fatta pervenire una lettera condivisa da tutte le sigle.

Ebbene, l’attuale bozza di compromesso della Imco (l’Internal Market and Consumer Protection) non recepisce quanto richiesto dalla filiera, e quindi non interviene per la modifica né dell’articolo 5 bis – ovvero la limitazione degli anticipi al 25%, con pagamenti non prima del 28° giorno dalla partenza – né per una modifica dell’articolo 12 sulle cause eccezionali e imprevedibili che è declinato in forma soggettiva e ampia in quanto prevede una sorta di responsabilità oggettiva quando intervengono eventi catastrofali obbligando gli operatori al pagamento fino a tre notti extra per eventi eccezionali. Si tratta di oneri pesantissimi per un’impresa di viaggi.

Ci sono poi i travel warning degli Affari Esteri, che vanno interpretati e contestualizzati e diventerebbe fortemente penalizzante – se dovesse essere approvata – una proposta che prevede la possibilità da parte del cliente di annullare il viaggio e richiedere il rimborso fino a 28 giorni prima dalla partenza, presentando il warning pubblicato sul sito della Farnesina. Concessioni che di fatto vengono decontestualizzate, rendendo deboli le posizioni degli organizzatori di viaggio.

Di fronte a questa autentica Caporetto per la filiera, la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha prontamente dichiarato: «Forti perplessità in merito all’orientamento dei lavori in corso, in quanto non sembra ancora che si sia raggiunta la giusta sintesi che tuteli, al contempo, gli interessi dei consumatori e del tessuto imprenditoriale italiano, in gran parte rappresentato dalle piccole e medie imprese. In ogni caso sono certa che non potrà che essere perseguita, come abbiamo già indicato, la strada del buon senso, dal momento che è l’unica a supportare un turismo equo e sostenibile, sicuro per i viaggiatori e fonte di sviluppo per le aziende».

Al di là delle prese di posizione e difese d’ufficio a preoccupare è il calendario, perché il 19 e 20 maggio si votano gli emendamenti e il 25 e 26 giugno è prevista la plenaria, con il Parlamento Ue che dovrà votare definitivamente sul testo di revisione della direttiva.

I tempi, dunque, stringono e non c’è nemmeno la certezza che il pressing fatto dalle lobby del turismo organizzato degli altri Paesi dell’Unione europea abbia avuto successo sugli altri europarlamentari. In altre parole, c’è da capire se il livello di attenzione degli eurodeputati di altri Stati molto influenti come Germania, Spagna e Francia propenderà verso gli interessi dei consumatori senza dare alcun ascolto alle istanze delle imprese turistiche. Una simile ipotesi aprirebbe scenari davvero inquietanti per il futuro del turismo organizzato, creando di fatto delle diseconomie insostenibili per gli operatori del settore.