Dazi, Pechino: “Gli Usa chiedono di negoziare, valutiamo”. E Sefcovic annuncia “offerta” da 50 miliardi dell’Ue a Trump
Dopo la notizia del calo del pil Usa nel primo trimestre, arriva qualche timida schiarita nel panorama della guerra commerciale scatenata da Donald Trump. Pechino, le cui merci sono state colpite da incredibili dazi del 145%. ha fatto sapere che sta “al momento valutando” la possibilità di avviare negoziati commerciali con gli Usa, dopo che […] L'articolo Dazi, Pechino: “Gli Usa chiedono di negoziare, valutiamo”. E Sefcovic annuncia “offerta” da 50 miliardi dell’Ue a Trump proviene da Il Fatto Quotidiano.

Dopo la notizia del calo del pil Usa nel primo trimestre, arriva qualche timida schiarita nel panorama della guerra commerciale scatenata da Donald Trump. Pechino, le cui merci sono state colpite da incredibili dazi del 145%. ha fatto sapere che sta “al momento valutando” la possibilità di avviare negoziati commerciali con gli Usa, dopo che Washington ha preso l’iniziativa di avviare negoziati. Un portavoce del ministero del Commercio cinese ha detto che “alti funzionari statunitensi hanno espresso ripetutamente la disponibilità a parlare dei dazi con la Cina” visto che gli Usa hanno inviato “messaggi attraverso parti competenti nella speranza di iniziare colloqui. La Cina al momento sta valutando” l’offerta, anche se intende rimanere “coerente”. Ovvero? “Se lottiamo, lotteremo fino alla fine; se parliamo, la porta sarà aperta”. Del resto, ha ricordato, “gli Stati Uniti hanno avviato in modo unilaterale la guerra dei dazi e commerciale. Se desiderano parlare devono mostrare la loro sincerità ed essere pronti a correggere le pratiche scorrette e cancellare i dazi unilaterali”, ha continuato, avvisando che “dire una cosa e farne un’altra, anche fare pressioni e costrizioni con il pretesto di negoziare, non funziona con la Cina”. La cauta apertura è bastata per dare respiro alle Borse asiatiche, che sono ai massimi da più di un mese.
Intanto sul fronte europeo la Ue sarebbe è pronta a fare a Trump un’offerta commerciale da 50 miliardi di euro per ottenere lo stop ai dazi reciproci. A dirlo al Financial Times è il negoziatore Ue in persona, il commissario al Commercio Maros Sefcovic. Gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno fatto progressi attraverso molteplici cicli di negoziati telefonici e di persona da quando il presidente Usa ha imposto, e poi sospeso, i dazi del 20 per cento, ha dichiarato Sefcovic, aggiungendo che “la sua ambizione” è ancora quella di trovare un accordo “equilibrato ed equo” con la Casa Bianca. Poi ha sottolineato che l’argomento chiave che sta presentando al rappresentante commerciale degli Stati Uniti Jamieson Greer e al Segretario al Commercio Howard Lutnick è quella di tener conto delle esportazioni di servizi americani nell’Ue, che portano il deficit commerciale complessivo con l’Europa a soli 50 miliardi di euro circa.
Un deficit che potrebbe essere colmato rapidamente con accordi per l’acquisto di maggiori quantità di gas e prodotti agricoli statunitensi, ha affermato. “Se il problema del deficit è di 50 miliardi di euro, credo che possiamo risolverlo molto rapidamente attraverso l’acquisto di Gnl e di alcuni prodotti agricoli come la soia o altri settori”, ha dichiarato. “Ciò che è molto importante è che penso che ci capiamo un po’ meglio. E credo che loro capiscano un p0′ meglio noi. Penso che abbiamo un po’ più di comprensione sulle cifre“, ha concluso. Infine, alla domanda se accetterebbe un prelievo del 10% – quello in vigore al momento – come soglia minima nei negoziati commerciali, Sefcovic ha risposto che l’Ue lo considera un “livello molto alto”, suggerendo che non si accontenterebbe di un accordo che mantenesse le tariffe a quella soglia.
Intanto Bruxelles continua i negoziati con l’India, con cui si punta a firmare un accordo di libero scambio. Ieri Sefcovic ha visto il ministro indiano al commercio Piyush Goyal e ha scritto su X: “Nei tempi incerti di oggi, le nostre imprese cercano opportunità, accesso e prevedibilità. Ed è proprio questo che stiamo facendo: un accordo commercialmente significativo, che apra i mercati a beni e servizi”. “Grazie per il caloroso benvenuto a Bruxelles, amico mio”, ha replicato il ministro, sempre su X. “Il reciproco vantaggio dei nostri popoli e delle nostre imprese sarà al centro dei nostri sforzi”. Una sponda, quella dell’India, preziosa pure per alcuni giganti statunitensi spiazzati dai dazi nei confronti del Sudest asiatico dove hanno delocalizzato: nella notte italiana il ceo di Apple, Tim Cook, ha annunciato che la maggior parte degli iPhone venduti negli Stati Uniti nel secondo trimestre arriverà dall’India. Le tariffe potrebbero aumentare i costi del gruppo di 900 milioni di dollari nel secondo trimestre, poiché la maggior parte della produzione viene realizzata in Asia. Cook non ha specificato se parte di questo aumento si rifletterà sui prezzi di vendita.
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