Dazi del 'Liberation Day': analisi e prime reazioni dei gestori internazionali
Gli Stati Uniti lanciano un pacchetto di tariffe senza precedenti con impatto globale. Gli asset manager esaminano le possibili conseguenze: spirale di ritorsioni, maggiore inflazione e rischio rallentamento della crescita. L'articolo Dazi del 'Liberation Day': analisi e prime reazioni dei gestori internazionali proviene da FundsPeople Italia.

l 2 aprile 2025, il presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump, ha annunciato l’entrata in vigore di un nuovo regime tariffario globale. L’obiettivo è correggere pratiche commerciali che, secondo la sua amministrazione, contribuiscono a deficit significativi e persistenti. Il piano, illustrato nel documento ufficiale "Liberation Day Fact Sheet", si fonda sull’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA). Il presidente ha dichiarato un’emergenza nazionale per motivi economici e industriali.
Impatto immediato sui mercati
La reazione dei mercati è stata immediata. Enguerrand Artaz, strategist di La Financière de l’Echiquier (LFDE), osserva: “Il future sull’S&P 500 è sceso del 3,5%, il dollaro si è indebolito rispetto all’euro e allo yen, e i tassi d’interesse sono crollati bruscamente”. Secondo lui, gli investitori hanno adottato una chiara posizione risk-off. La paura dominante non è l’inflazione, ma il peggioramento della crescita, spiega. Stephen Dover, CFA e direttore del Franklin Templeton Institute, concorda: “Le nuove tariffe sono le più alte da oltre 100 anni e hanno superato di gran lunga le aspettative del mercato”. L’annuncio è arrivato dopo la chiusura di Wall Street, ma ha causato cali nei future e nei rendimenti obbligazionari durante la sessione after-hours. Dover avverte che anche le borse estere arretreranno man mano che assorbiranno la notizia.
David A. Meier, economista di Julius Baer, sottolinea che il dollaro è sceso dopo l’annuncio. Ha pesato l’aumento del pessimismo e l’incremento delle aspettative di tagli da parte della Fed. Lo yen ha svolto il ruolo di bene rifugio. Canada e Messico hanno evitato nuovi dazi e le loro valute si sono rafforzate. Meier segnala che l’ambiente rimane instabile e non esclude ulteriori risposte fiscali e monetarie.
Inoltre, Dover evidenzia che l’approccio della “reciprocità” include imposte, certificazioni, politiche monetarie e altre barriere. Ciò ne complica la revisione dal punto di vista politico. Sottolinea anche un nuovo dazio del 25% su tutte le importazioni di automobili, che si aggiunge a quelli già in vigore su acciaio e alluminio.
Implicazioni per gli asset
Mathieu Racheter, responsabile della strategia di mercato di Julius Baer, ritiene che l’annuncio abbia riconfigurato il commercio globale. I dazi reciproci, differenziati per Paese, hanno superato le previsioni e incideranno sulle valutazioni più che sugli utili. I settori più colpiti saranno quelli esportatori come l’automotive e l’hardware tecnologico. Per questo l’esperto mantiene un atteggiamento cauto sull’azionario statunitense e preferisce Europa e Cina.
Dall’Asia, Richard Tang, analista di Julius Baer, osserva che il Liberation Day è stato peggiore del previsto per la Cina. Tuttavia, i mercati cinesi hanno reagito in modo contenuto, in quanto gli investitori si aspettano uno stimolo monetario interno. Tang ritiene che la situazione richieda pazienza e prevede una fase di consolidamento nel secondo trimestre.
Brij Khurana, gestore del reddito fisso presso Wellington Management, ritiene che i dazi creino un contesto di stagnazione. A suo avviso, i titoli indicizzati all’inflazione dovrebbero beneficiare in un contesto di bassa crescita e prezzi elevati. Sebbene i rendimenti stiano calando lungo tutta la curva, Khurana dubita che la Fed interverrà rapidamente. Lo fece nel 2018, ma allora l’inflazione era più contenuta. Oggi probabilmente attenderà per vedere se le misure accresceranno le aspettative inflazionistiche. In India, Sok Yin Yong, analista del reddito fisso in Asia presso Julius Baer, prevede tagli da parte della RBI ad aprile. L’inflazione è sotto l’obiettivo e il nuovo vicegovernatore è favorevole a misure di stimolo. I titoli di Stato locali sono saliti dopo un programma di acquisto di debito superiore alle attese. La rupia inizialmente si è rafforzata, ma poi si è indebolita di nuovo a causa dei timori legati alle nuove tensioni commerciali.
Conseguenze macroeconomiche e fiscali
Dover (Franklin Templeton) aggiunge che la pressione sui prezzi potrebbe indurre la Fed a restare in pausa per diverse riunioni. Secondo le sue stime, una famiglia media potrebbe pagare fino a 4.200 dollari in più all’anno a causa dei dazi. Questo limiterebbe i consumi e gli investimenti, con possibili delusioni in termini di crescita e utili nel 2025. Aggiunge che i servizi — settore in cui gli Stati Uniti vantano un surplus — potrebbero diventare obiettivo di ritorsioni. Inoltre, mette in guardia sugli effetti reputazionali: “L’immagine dell’americano aggressivo può danneggiare le imprese”.
Michaël Nizard, responsabile multi-asset e overlay presso Edmond de Rothschild AM, sottolinea che gli annunci di Trump “non liberano i mercati dall’incertezza sulla sua agenda”. Il nuovo pacchetto tariffario aggrava la sfida per i mercati e la Fed. Ricorda che la “reciprocità” viene calcolata in base al deficit bilaterale, non alle imposte incassate. Secondo le sue previsioni, l’impatto economico sarà più forte negli Stati Uniti, con una previsione di crescita al -1,5% e un’inflazione aggiuntiva del +1,5% nel 2025. L’aliquota media ponderata sul commercio globale passerebbe dal 2,3% al 23%.
Escalation probabile e conseguenze globali
Nizard segnala anche il rischio di uno scenario estremo: una guerra commerciale prolungata che porti a una rinegoziazione del sistema monetario internazionale, con l’obiettivo di un dollaro debole. Questa ipotesi — conosciuta come accordo di Mar-a-Lago — non è stata confermata, ma preoccupa già gli investitori. Il rischio di ritorsioni è reale. Ray Sharma-Ong, da Aberdeen Investments, prevede che Cina e UE risponderanno con misure simili. Per Enguerrand Artaz, i dazi “con sconto” lasciano margine per ulteriori aumenti. Questo rafforza la possibilità di una nuova escalation commerciale. Secondo la sua opinione, i mercati non hanno ancora adeguato le loro valutazioni a questo nuovo scenario. L’S&P 500 è ancora vicino ai massimi storici, segno di una certa compiacenza. Per questo, suggerisce un approccio più difensivo, con minore esposizione all’azionario e maggiore peso su obbligazioni di qualità, in particolare europee.
Cosa prevede esattamente il Liberation Day Fact Sheet?
La misura più immediata è l’applicazione di una tariffa base universale del 10% su tutte le importazioni, incluse quelle provenienti da alleati come Australia, Regno Unito o Singapore, con entrata in vigore il 5 aprile. A ciò si aggiunge una seconda tranche di dazi reciproci, differenziati per Paese. Inizierà il 9 aprile e colpirà in particolare le nazioni con i maggiori squilibri commerciali con gli Stati Uniti. Tra i casi più rilevanti:
- Cina: 34%, che sale al 54% per dazi legati al fentanil;
- Vietnam: 46%;
- India: 26%;
- Giappone: 24%;
- Unione Europea: 20%;
- Australia: 10%.
Per ora, Canada e Messico sono esenti da questi aumenti, a condizione che i prodotti rispettino l’accordo USMCA. In caso contrario, si applicheranno tariffe del 10% o 25%, a seconda del tipo di merce.
La Casa Bianca giustifica l’iniziativa con il deterioramento della competitività nazionale. Secondo i dati ufficiali, gli Stati Uniti hanno perso 5 milioni di posti di lavoro industriali dal 1997. Inoltre, la loro quota di produzione manifatturiera globale è scesa dal 28% nel 2001 al 17,4% nel 2023. Con questa politica, l’amministrazione punta a ristabilire la reciprocità commerciale. Intende inoltre rilanciare la produzione nazionale in settori chiave come l’automotive, la microelettronica, la difesa e la farmaceutica.
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