Dal buio alla luce: il riscatto di un giovane poeta tra dolore, cura e rinascita interiore

La casa degli sguardi di Luca Zingaretti narra il cammino di un giovane poeta ferito che trova senso e speranza grazie a incontri e fragilità condivise. L'articolo Dal buio alla luce: il riscatto di un giovane poeta tra dolore, cura e rinascita interiore proviene da Globalist.it.

Apr 4, 2025 - 11:09
 0
Dal buio alla luce: il riscatto di un giovane poeta tra dolore, cura e rinascita interiore

di Maria Antonietta Coccanari

     Un altro film italiano tratto da un romanzo. Questa volta da quello omonimo di esordio di Daniele Mencarelli, il grande narratore autobiografico della emarginazione, della sofferenza, e del riscatto, che ha collaborato alla Sceneggiatura con il suo peculiare registro poetico.

    Esordisce dignitosamente alla regia Luca Zingaretti, anche strepitoso attore non protagonista nel ruolo del padre di Marco, “Marcolino” (altrettanto strepitoso Gianmarco Franchini), giovane alcolista. Dà all’ “adagio” dolente del ritmo, all’insistenza dei primi piani, e ai passaggi tra quattro luoghi protagonisti –il bar delle ubriacature dal nome polisemico “L’Incontro”, la casa rifugio continuamente dalla penombra degli interni  al terrazzo fiorito, l’ospedale devastante, il tram con le sue fermate-, lo scopo di mostrare un percorso lento e lungo dal buio alla luce, e i risvolti, tanti, di questa storia.

      Marco è un poeta sui vent’anni lacerato da un malessere senza fine, da una ribellione insaziabile, da un vuoto senza nome pieno di vortici di colpa e di vergogna, da un pianto espresso o perennemente sotteso. Vive con il padre tranviere, paziente e mesto, che si prende cura di lui in un modo che Marco vive come opprimente, che gl’indica gli errori e la buona strada incoraggiandolo, e peregrinando da un medico all’altro in cerca di una soluzione inarrivabile. Vivono soli da alcuni anni dopo la morte della mamma che dondolandolo sull’altalena quando era piccolo lo sognava poeta. Smarrito dalla perdita, in preda alla ipersensibilità degli artisti, il ragazzo si stordisce tra sostanze e altri autolesionismi come gli incidenti perseveranti che ne conseguono.  Frammenta i suoi progetti. S’isola sempre più. 

    Finché non gli procurano un lavoro in una ditta di pulizie all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. Quel contatto con la malattia e con la morte di piccoli ricoverati con i loro sguardi dalle finestre sul cortile, quegli strazianti abbracci dei genitori in lutto, quella iniziale difficoltà e poi quell’alleanza umana con i colleghi a loro volta portatori di sogni e di tragedie, fanno fermentare piano piano in lui un nuovo sguardo sull’altro e su se stesso, e trasformano l’esperienza inizialmente odiosa, in una opportunità, un dono. Dalle parole rabbiose, le parole virano verso l’umorismo e verso l’intima gentilezza del Poeta. “Per favore, posso? scusate scusate, grazie”.

    Di grande profondità e pathos ma senza indulgere nella retorica e nei  luoghi comuni, la storia, molto adatta anche alla diffusione scolastica e alla filmtherapy, raccontata con una padronanza encomiabile anche sul piano psichiatrico, oltre che psicologico e letterario, scorre a ogni passo dall’asprezza alla dolcezza come quell’altalena… E si compie in un commosso straordinario avvistamento creativo del domani, denso di bellezza e gratitudine, che richiederà nuovo cammino e nuova lentezza: come l’ultimo tram nella Roma notturna a Valle Giulia, che va.

L'articolo Dal buio alla luce: il riscatto di un giovane poeta tra dolore, cura e rinascita interiore proviene da Globalist.it.