Da Matrix in poi: come è cambiata la pillola rossa

Da metafora del risveglio a simbolo di sottomissione: come la pillola rossa è stata cooptata per diffondere messaggi antidemocratici e autoritari. L'articolo Da Matrix in poi: come è cambiata la pillola rossa è tratto da Futuro Prossimo.

Feb 12, 2025 - 12:06
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Da Matrix in poi: come è cambiata la pillola rossa

Nel 1999, una pillola rossa in Matrix si contrapponeva fieramente a quella blu, protagonista nella scelta tra rimanere nell’ignoranza o affrontare la verità, per quanto dolorosa potesse essere. Oggi, quella stessa pillola è diventata il simbolo di qualcosa di radicalmente diverso.

E la storia ci parla di come un potente simbolo di emancipazione sia stato “hackerato” fin quasi a diventare uno strumento di controllo ideologico, attraverso un processo di manipolazione culturale tanto sottile quanto efficace.

La nascita di un simbolo culturale

La pillola rossa (che ormai tutti anche qui menzioniamo usando l’inglese “red pill”) ha segnato un momento culturale fondamentale. Quello delle sorelle Wachowski non era semplicemente un film su robot e arti marziali, ma una profonda riflessione sui sistemi di potere e controllo che plasmano la nostra comprensione del mondo.

Il messaggio era davvero potente: mettere in discussione tutto, pensare con la propria testa e rifiutare i sistemi di controllo che esigono obbedienza.

Il film ha avuto, come sapete, una risonanza trasversale, parlando a anti-autoritari di ogni estrazione: liberali, libertari, radicali e persino alcuni conservatori. La pillola rossa è diventata una potente metafora della scelta tra verità scomoda e illusione confortevole.

Venticinque anni dopo, quel messaggio originale è molto, molto più confuso. Forse, a dirla tutta, è stato completamente stravolto.

Una trasformazione paradossale

Quando oggi i messaggi, i pensieri, i progetti, i processi reazionari di ogni tipo viaggiano al grido di “svegliatevi”, spesso non invitano a sfidare il potere ma reclutano adepti per sistemi autoritari. In un magistrale atto di manipolazione politica, invertono il messaggio centrale di Matrix, trasformando il linguaggio della liberazione in uno strumento di sottomissione.

Questa inversione è particolarmente efficace, ve ne renderete conto frequentando i social media, perché sfrutta il nostro naturale scetticismo verso il potere e verso la sete di profitto delle industrie (specie quelle tecnologiche, energetiche e farmaceutiche), indirizzandolo però esclusivamente contro le istituzioni democratiche. La pillola rossa “reazionaria”, fateci caso, invita a dubitare di tutto: tranne che della sua narrazione.

La pillola rossa di oggi promette di rivelare quanto sia profonda la tana del coniglio, ma solo se prima si accetta la sua premessa fondamentale: che la democrazia è una menzogna e che uomini forti, “salvatori”, “risvegliati” di turno ed élite autoproclamate sono l’unica via per l’ordine.

L’architetto dell’inversione

L’ironia dell’ideologia moderna della pillola rossa è più profonda di quanto la maggior parte dei suoi seguaci realizzi. Mentre molti “red pill” si vedono come ribelli che mettono in discussione l’establishment, contrapposti alle “pecore manipolate dal mainstream” (chiunque non la pensi come loro, anche senza seguire alcun mainstream) l’architettura intellettuale della loro visione del mondo è stata largamente costruita da Curtis Yarvin. Lo conoscete? No, vero? È un filosofo che sostiene apertamente lo smantellamento della democrazia.

Yarvin non si è limitato a criticare la democrazia: ha riconfigurato la sottomissione come ribellione. Per farlo, comprendendo che gli argomenti diretti a favore dell’autoritarismo non avrebbero persuaso la maggior parte delle persone, ha inquadrato la democrazia stessa come l’illusione della “pillola blu”.

Il meccanismo della manipolazione

La tecnica retorica di presentare l’autoritarismo come una fuga dall’illusione non è limitata alla politica. È anche il meccanismo centrale della “manosfera”, documentata da organizzazioni come il Southern Poverty Law Center (SPLC). Le loro ricerche rivelano come queste idee si diffondano attraverso comunità online sovrapposte, unite dalla loro ostilità al femminismo.

Questi spazi non si limitano a radicalizzare gli uomini contro le donne (con avanguardie più o meno degne di studio, come gli incel): li preparano per la politica reazionaria. Quando le legittime frustrazioni dei giovani vengono reindirizzate in un risentimento totalizzante contro “il sistema”, la democrazia stessa diventa il nemico.

La necessità di precisione

C’è una necessità di cui tenere conto in questo quadro: quella di cautela. Ci sono forze in gioco molto pericolose, e grandi manipolazioni in atto, ma bisogna distinguere tra i reazionari e quelli che avviano un dibattito intellettuale legittimo, anche quando controverso.

La critica alla cosiddetta “ideologia woke”, o ad una certa sclerotizzazione dei linguaggi, o al “culto della Scienza” ha tutto il diritto di esistere. La repressione di tutte le tensioni egualitarie e di inclusività, e il rifiuto della ricerca scientifica vanno invece combattuti.

La disciplina, in altri termini, è essenziale nell’analizzare il fenomeno della pillola rossa. L’obiettivo non è attaccare lo scetticismo in sé: è esporre come i reazionari lo dirottino per i loro fini.

La vera pillola rossa

Il paradosso supremo è che ciò che i reazionari chiamano “prendere la pillola rossa” assomiglia molto più a ingoiare la pillola blu in Matrix: scegliere di accettare una narrazione prefabbricata piuttosto che confrontarsi con le realtà complesse e spesso difficili della governance democratica e della libertà umana.

La vera pillola rossa non è rifiutare la democrazia: è ricostruirla. Non si tratta di sottomettersi a élite “competenti” o a “salvatori benedetti da Dio”, di qualunque segno siano, ma di dimostrare che le persone comuni (se partecipano attivamente) possono governarsi meglio degli uomini forti e degli oligarchi che esigono obbedienza.

La domanda non è se prenderete la pillola rossa. La vera domanda è: lascerete che sia qualcun altro a definirla per voi? O lotterete per la realtà (e per la democrazia) prima che cancellino entrambe?

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