Cosa resta dell’incontro Trump-Meloni

Trump ha riconosciuto a Meloni la funzione politica di ambasciatrice italo-europea, definendo l’Italia alleato strategico degli Stati Uniti in Europa. Il taccuino di Guiglia.

Apr 20, 2025 - 09:47
 0
Cosa resta dell’incontro Trump-Meloni

Trump ha riconosciuto a Meloni la funzione politica di ambasciatrice italo-europea, definendo l’Italia alleato strategico degli Stati Uniti in Europa. Il taccuino di Guiglia

Si sa, le parole di Donald Trump vanno prese con le pinze, visto il tiramolla verbale sui dazi annunciati e applicati, poi sospesi e di nuovo minacciati. Ma lasciano almeno ben sperare quelle che il presidente nordamericano ha speso alla Casa Bianca e nella successiva conferenza-stampa con e per la nostra presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, prima rappresentante europea ricevuta dall’inizio della guerra commerciale che lui ha proclamato al resto dell’universo.

Trump ha riempito di complimenti la sua interlocutrice (“persona eccezionale e di grande talento”), e anche questo non è una sorpresa tra leader appartenenti allo stesso ambiente politico conservatore.

Ma il faccia a faccia, oltre a riaffermare la “relazione speciale” -com’è stata definita dall’amministrazione americana- fra l’Italia e gli Stati Uniti, ha portato anche qualche frutto. Che, naturalmente, dovrà maturare: non basta il clima buono dell’incontro per immaginare una svolta dietro l’angolo con l’umorale presidente che vive nell’imprevedibilità.

Tuttavia, Trump ha accettato l’invito a venire presto in Italia per dialogare con l’Europa su dazi, difesa (la Meloni ha annunciato che l’Italia è pronta ad arrivare al 2% delle spese militari nella Nato) e su come porre fine alla guerra in Ucraina. Tema, quest’ultimo, su cui la divisione è rimasta palese fra chi, Meloni, distingue tra l’aggressore Vladimir Putin e gli aggrediti ucraini e chi, Trump, non nasconde l’antipatia per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Né cela l’incredibile comprensione -o forse solo l’inconsapevole e indifferente sostegno- che nutre per lo Zar, l’invasore.

Ma il dialogo diretto Washington/Bruxelles via Roma era il principale proposito del viaggio della presidente del Consiglio. E se lo porta a casa: non era scontato. Realizzando, così, quel ruolo geopolitico di mediazione tra le due sponde dell’Atlantico nell’intento comune di rendere il mondo occidentale “di nuovo grande”, secondo il riecheggiante motto trumpiano.

Il presidente ha riconosciuto a Giorgia Meloni tale funzione politica di ambasciatrice italo-europea, definendo l’Italia alleato strategico degli Stati Uniti in Europa. Purché resti lei, la Meloni, alla presidenza del Consiglio, ha detto in omaggio all’elogiata amica in un’atmosfera distesa. Neppure questo era scontato, se si pensa al trattamento che fu riservato a Zelensky.

Dunque, se la forma è sostanza, formalmente la visita non poteva strappare di più -forse Giorgia Meloni non ci ha neppure provato-, che l’impegno di Trump a trovare un’intesa con l’Europa sul suolo italiano. “Parlare con franchezza e cercare una mediazione”, aveva richiesto la presidente del Consiglio. E lui, si vedrà se per pura cortesia ideologica o perché dell’Europa non può fare a meno, checché ne dica, ha previsto che si arriverà a un accordo con l’Ue con certezza, “al 100%.”

Tra il dire e il fare, tra l’esito politico e quello commerciale, c’è di mezzo un Oceano. Ma intanto il dialogo euro-americano non sarà più tra sordi sul ponte levatoio offerto (e accettato) dell’Italia.

(Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova)
www.federicoguiglia.com