Cosa preoccupa i giovani? Lavoro e stipendio: “Falsa narrazione su di loro, cercano una stabilità che non c’è”

Le più grandi preoccupazioni dei giovani italiani? Il lavoro e la stabilità economica e, al secondo posto, la salute. E’ il risultato di un’indagine realizzata dalla società di ricerca Eikon che verrà pubblicata a giugno e di cui Il Fatto può anticipare i contenuti. Dalla ricerca “Giovani e sostenibilità sociale” – condotta su un campione […] L'articolo Cosa preoccupa i giovani? Lavoro e stipendio: “Falsa narrazione su di loro, cercano una stabilità che non c’è” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 6, 2025 - 10:01
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Cosa preoccupa i giovani? Lavoro e stipendio: “Falsa narrazione su di loro, cercano una stabilità che non c’è”

Le più grandi preoccupazioni dei giovani italiani? Il lavoro e la stabilità economica e, al secondo posto, la salute. E’ il risultato di un’indagine realizzata dalla società di ricerca Eikon che verrà pubblicata a giugno e di cui Il Fatto può anticipare i contenuti. Dalla ricerca “Giovani e sostenibilità sociale” – condotta su un campione di 2mila ragazze e ragazzi tra i 16 e i 34 anni in tutta Italia – emerge che hanno cambiato idea sul nucleare (che non temono) e sono sempre più tentati di cercare di costruirsi un futuro fuori dal loro Paese. Per “sostenibilità sociale” di cui parla il titolo della ricerca invece, s’intende la dignità della persona, l’aspetto lavorativo ed economico, l’avere una buona retribuzione, la salute personale, i legami familiari e di amicizia, la parità di genere.

Sostenibilità sociale: prima lo stipendio – Partiamo dall’aspetto economico e lavorativo. Le condizioni lavorative ed economiche sono in cima alle preoccupazioni dei giovani col 45%. Il 37% vede nel futuro più opportunità rispetto ai propri genitori, il 34% si credono più svantaggiati. Solo il 37% punta sulle proprie capacità, mentre il 28% crede che la propria realizzazione dipenda dalle “possibilità economiche” di partenza e il 13% dalla “fortuna”. Il 78% pensa che le istituzioni e la politica non si impegnino abbastanza sul tema dell’occupazione giovanile. E il 67% pensa che le aziende nel loro complesso siano poco attente al benessere psicofisico dei propri dipendenti.

Più in generale, i giovani sul lavoro mettono al primo posto la retribuzione (47%) e un contratto stabile (41%), poi le buone relazioni coi colleghi (30%), pochi (9%) guardano alla “reputazione positiva dell’azienda”, mentre solo il 15% pensa che il lavoro debba essere coerente con i propri studi. I ragazzi, dunque, rinunciano al sogno di realizzarsi sul lavoro e si accontentano del contratto stabile? “Il timore e l’ansia verso il futuro, unito al fatto che considerano l’Italia un luogo dove non c’è mobilità sociale, porta i ragazzi ad accettare un lavoro a patto che sia stabile e con una retribuzione minimamente dignitosa. La narrazione secondo cui molti rinunciano a un posto perché non sono soddisfatti dello stipendio o degli orari è falsa: quello di poter scegliere è un lusso che riguarda pochi”, sostiene Enrico Pozzi, ceo di Eikon, docente di sociologia generale all’università La Sapienza di Roma.

Smart working, pregi e difetti – Nella scelta di un’azienda per il 26% conta “la formazione continua e le possibilità di carriera”, per il 23% invece “l’attenzione alle persone”. Importante anche lo smart working: il 53% considera favorevolmente le politiche che facilitano il lavoro da remoto. Ma con qualche distinguo. “Il lavoro da casa è considerato positivo se è un modo per avere una certa flessibilità che consenta di non sottostare più a regole anacronistiche del passato, come la presenza fissa ogni giorno, ma viene anche registrato il rischio di eccesso: troppo smart working porta alla solitudine del dipendente e all’atomizzazione del lavoro, rendendo le persone più vulnerabili, anche per quanto riguarda i loro diritti”, osserva il professor Pozzi. Il quale, sotto questo aspetto, nota un’eccessiva tendenza all’individualismo, che porta i giovani “a pensarsi troppo come soggetti singoli, con più difficoltà a sentirsi parte di un progetto o di un gruppo di lavoro, e anche questo può portare a una sorta di solitudine professionale”.

Fuggire o restare in Italia? – Sul tema expat, secondo la ricerca, il 48% degli intervistati vuole restare in Italia e il 28% dichiara “mi piace dove vivo e voglio rimanerci”, mentre il 39% è disposto a vivere altrove in cerca di migliori opportunità, in Italia o all’estero. E i dati di questi giorni sembrano confermare questo trend, con un +36% nell’ultimo anno di persone sotto i 40 anni emigrate fuori dall’Italia.

Prima il reddito, poi la salute – Significativo, poi, il risultato sulla salute, che preoccupa il 44% degli intervistati, al secondo posto dopo le condizioni economiche. Un dato sorprendente, che tra i giovani non è mai stato ai primi posti. “La spiegazione che ci siamo dati è che la sensazione di precarietà e vulnerabilità si riflette anche sul corpo, con un’ansia diffusa che produce una sorta di ipocondria di massa. L’instabilità generale tende a riflettersi anche sulla salute. Poi c’è anche un effetto eredità lasciato dagli anni di pandemia e di Covid”, spiega Enrico Pozzi. In questo quadro, il 71% dei giovani dichiara di fare attività fisica tutti i giorni o spesso, mentre il 76% si dichiara “attento” o “molto attento” al cibo che mangia.

Il nucleare non fa paura – Altro dato in controtendenza è l’atteggiamento verso l’energia nucleare. Se fino a dieci anni fa i giovani erano i più contrari al nucleare, adesso per il 56% degli intervistati è un’opzione energetica più efficiente di molte altre. Per quanto riguarda l’ambiente, il 72% si dichiara attento allo spreco d’acqua, il 62% si adopera per ridurre la plastica, il 75% ritiene necessaria la raccolta differenziata, il 49% vede di buon occhio l’acquisto di un’auto elettrica. Ci sono però anche contraddizioni, perché il 75% non considera la sostenibilità negli spostamenti quotidiani: contano più la rapidità e la comodità. Infine, una curiosità: il 76% è contrario all’uso del delivery, la consegna di cibo a domicilio. Da una parte rientra nell’attenzione al cibo, ma anche dal fatto, viene spiegato, che il delivery “è una scelta costosa che possono permettersi principalmente gli adulti”.

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