Cosa pensava Papa Francesco dell’Argentina, del peronismo e della teologia della liberazione

Ho avuto l’opportunità di scambiare qualche breve opinione sull’Argentina con Papa Bergoglio molti anni addietro, quando era ancora l’arcivescovo di Buenos Aires. Il ricordo di Livio Zanotti dall'Argentina

Apr 26, 2025 - 08:05
 0
Cosa pensava Papa Francesco dell’Argentina, del peronismo e della teologia della liberazione

Ho avuto l’opportunità di scambiare qualche breve opinione sull’Argentina con Papa Bergoglio molti anni addietro, quando era ancora l’arcivescovo di Buenos Aires. Il ricordo di Livio Zanotti dall’Argentina

 

Unanime o quasi, qui dov’era nato, è soltanto il riconoscimento che Francesco ha vissuto come ha pensato, calpestando come tutti gli umani la terra e le contraddizioni che impolverano le comuni esistenze, lui con le scarpe Gomicuer, gomma e cuoio, che si faceva venire dall’Argentina perché quelle spesso dorate di più d’uno dei suoi predecessori non andavano per i suoi piedi. Neppure la sua scomparsa ha nascosto del tutto – almeno per il tempo necessario alle esequie – il dissenso con l’attuale capo dello stato, che del resto com’è nel suo stile a più che ben misurati rilievi aveva replicato con insulti pesantissimi. Ufficialmente, nessun membro del governo nazionale ha partecipato alla messa in suffragio celebrata dall’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Garcia Cuerva nella cattedrale metropolitana. Negli stridenti alti e bassi delle sue relazioni politiche, Javier Milei era arrivato a dire pubblicamente che Bergoglio era “il rappresentante del Maligno sulla Terra” e parole non meno violente e volgari erano state pronunciate contro il Pontefice argentino dall’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro.

Ieri Milei ha tentato di correggersi dicendo che “malgrado le differenze, ormai minori, è stato per lui un onore conoscerlo”. Ma probabilmente intendeva dire – semplicemente – di averlo incontrato. L’anno scorso andò infatti a visitarlo in Vaticano accompagnato dalla sorella e segretaria generale della Presidenza, Karina. Vi torneranno entrambi per partecipare ai funerali solenni. Conoscerlo, però, è altro: avrebbe significato affrontare il pensiero maturato da Jorge Mario Bergoglio nella sua lunga esperienza di uomo e di sacerdote cattolico, da docente di letteratura e filosofia nei seminari, alle battaglie asperrime condotte nella stessa Compagnia di Gesù in cui lo aveva spinto una non precoce ma profonda e irremovibile vocazione. Una capacità di conoscenza e sofferenza, perché Bergoglio era consapevole della inesorabile dialettica dell’apprendere, della funzione strumentale, finalizzata e tuttavia non pregiudiziale del dubbio, che è stata l’anima del suo apostolato. In nessun momento Milei lascia anche solo intravvedere una ancorché minima disponibilità a quest’esercizio di apertura intellettuale, indispensabile per rispettare gli equilibri d’un sistema democratico.

Ho avuto l’opportunità di scambiare qualche breve opinione sull’Argentina con Papa Bergoglio molti anni addietro, quando era ancora l’arcivescovo della capitale. E nessuno avrebbe immaginato che un giorno sarebbe stato eletto al trono di Pietro. Ne colsi lo spirito fermo e la determinazione della parola. Ma nessuna indicazione politica apprezzabile alla mia rievocazione del ruolo eroico svolto nel Salvador dal gruppo di gesuiti guidati da Ignacio Ellacurìa, infine vilmente assassinati dai militari del maggiore Roberto D’Aubuisson. Forse la circostanza (una conferenza sulla Chiesa nella città, con presentazione di un libro a latere) non era la più adatta a più espliciti giudizi. In ogni caso, va detto che questo Papa “irripetibile” – come nel titolo di prima pagina lo esalta il più tradizionale dei quotidiani argentini, La Naciòn -, non ha mai aderito a quella “teologia de la liberaciòn” di cui si diceva fossero seguaci i suoi correligionari salvadoregni. Bergoglio veniva ritenuto invece vicino a una “teologia del pueblo”, apparsa in Argentina in seguito al Concilio Vaticano II.

Era anche considerato vicino al peronismo, che pure al popolo si richiama incessantemente; e che in Argentina – è una constatazione anche oggi condivisa da tutta la grande informazione – a 82 anni dal colpo di stato dell’allora colonnello Juan Domingo Peron e dalla modernizzazione produttiva e sociale che ne è seguita, costituisce lo spartiacque della politica nazionale. Quando gli veniva avvicinato troppo, Bergoglio protestava e smentiva vivacemente, come quando voleva sapeva fare lui. “Mai stato seguace del peronismo, neanche da ragazzo; mai stato iscritto a nessun partito, non sono un libero pensatore, ma sì, un pensatore libero da qualsiasi vincolo politico”, ha affermato più volte. Aggiungendo poi, forse nel timore di aver espresso un giudizio troppo marcato, che avrebbe potuto essere frainteso: “…del resto, non si può neppure dire che chi vuol essere peronista commetta peccato…”.  Di certo, nella caotica emergenza che in Argentina e nel mondo mette a repentaglio le libertà democratiche, quella di Papa Bergoglio è una scomparsa che ci priva di un grande leader delle più autentiche spiritualità e cultura dell’uomo.