Conclave, il cardinale Coccopalmerio: "Fake news su Parolin. Provano a screditarlo"
Il prefetto emerito dei testi legislativi: la voce sul malore? Tutte le piste aperte "Il Pontefice si delinea alle Congregazioni. E nelle chiacchiere a pranzo" .

Roma, 5 maggio 2025 – "Quanto accaduto al cardinale Pietro Parolin è inaudito nella storia recente della Chiesa". Non usa mezzi termini il prefetto emerito del Dicastero per i testi legislativi, Francesco Coccopalmerio, 87 anni, nel commentare le fake news su un presunto malore del segretario di Stato vaticano durante le Congregazioni generali in corso nell’Aula nuova del Sinodo a preludio del Conclave. La Sala stampa vaticana ha prontamente smentito qualsiasi ipotesi di malore, ma la vicenda ha in parte condizionato il lavoro fra i porporati riuniti per il dopo Bergoglio. "Non resta che pregare per chi ha diffuso questa sciocchezza con l’intento evidentemente di penalizzare Parolin", aggiunge il cardinale Coccopalmerio che partecipò al Conclave del 2013. Questa volta non entrerà in Cappella Sistina, ma la sua è l’esperienza di chi sa bene che il nome del nuovo Papa si decide anche, se non solo, lontano dagli affreschi di Michelangelo. "Persino i pasti e le pause fra uno scrutinio e l’altro hanno il loro peso", confida.
Chi ha diffuso la fake news sulla salute di Parolin ha delle sponde fra i cardinali?
"Non lo so, ogni ipotesi resta aperta".
Sembra quasi di rivivere quanto accadde a Bergoglio dodici anni fa, quando al Conclave si era diffusa la voce che avesse un polmone solo.
"Se possibile, in questo caso è ancora peggio, perché ci si è mossi in anticipo, già durante le Congregazioni generali".
Quale è il suo ricordo di papa Francesco?
"In queste settimane si è detto tanto su di lui. Io aggiungo solo che ha sempre avuto chiara la verità, la dottrina della Chiesa, coniugandola tuttavia con un’attenzione particolare alla persona e alla sua capacità d’intendere e volere la Parola di Dio. Non evidentemente nel senso di una sua eventuale limitatezza intellettiva, ma in relazione al vissuto, alla storia e alla struttura personale della stessa, che sono tali da comportare una minore o maggiore capacita di adeguamento alla Parola del Signore".
Che clima si respira fra voi cardinali, elettori e non?
"Molto positivo, si ha proprio la sensazione della cattolicità intesa come universalità, della Chiesa. È arricchente conversare con chi viene da parti remote dell’Asia o dell’Africa oppure da altri territori".
Non c’è il pericolo di non capirsi?
“Ognuno ha la sua storia, la sua cultura di appartenenza, ma facciamo parte tutti parte della stessa comunità ecclesiale".
Si avvertono divisioni?
"Le sensibilità possono essere diverse, tuttavia non parlerei di scontri e fazioni".
State discutendo anche del profilo necessario del successore di Francesco: fra di voi s’iniziano a imporre dei nomi piuttosto che altri?
"Questo è normale che accada. Le Congregazioni generali servono proprio per conoscersi fra di noi e farsi un’idea della figura che si ritiene più idonea al ruolo di Pontefice. Il nome del Papa si inizia a delineare in queste riunioni".
E anche a tavola durante il Conclave?
"Ci si parla e ci si confronta anche durante i pasti".
Ma c’è qualche intervento che l’ha particolarmente impressionata durante queste Congregazioni generali?
"Più di uno".
Di un italiano?
"Non penso che il futuro Papa debba essere scelto in base a considerazioni di provenienza geografica".
Saprebbe chi votare?
"Probabilmente sì, ma non lo dico".
Lei si è liberato della responsabilità di entrare in Cappella Sistina. Ha un po’ di nostalgia?
"No, no, adesso tocca ad altri".