Come Caltagirone e Delfin sguazzano tra Mps, Mediobanca e Generali, tutti gli intrecci e i conflitti
Le capriole finanziarie di Caltagirone e Delfin - azionisti di Mps, Mediobanca e Generali al centro delle Ops - tra mire e conflitti di interesse. Fatti, nomi e approfondimenti

Le capriole finanziarie di Caltagirone e Delfin – azionisti di Mps, Mediobanca e Generali al centro delle Ops – tra mire e conflitti di interesse. Fatti, nomi e approfondimenti
Negli ultimi mesi, dopo anni di torpore, il panorama bancario e finanziario italiano si è svegliato. E la mossa a sorpresa di Mediobanca di lanciare un’ops su Banca Generali, in risposta all’offerta di Monte dei Paschi di Siena su Piazzetta Cuccia, è solo l’ultima iniziativa presa. Tra i protagonisti principali degli intrecci ci sono il gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone e la holding Delfin della famiglia Del Vecchio, guidata da Francesco Milleri, i due gruppi principali promotori dell’operazione di Mps su Mediobanca, oltre al Mef. Tuttavia, entrambi possiedono quote di Mps, Mediobanca e Assicurazioni Generali.
LE QUOTE DI CALTAGIRONE E DELFIN IN MPS, MEDIOBANCA E GENERALI
In Mediobanca Delfin ha il 19,812% del capitale, mentre il gruppo Caltagirone il 7,391%. In Monte dei Paschi di Siena, invece, oltre al ministero dell’Economia e delle Finanze con l’11,731% del capitale, Delfin ha il 9,78% mentre Caltagirone ha aumentato nelle ultime settimane la propria partecipazione, salendo dal 5 al 9,9%.
Ma Delfin e Caltagirone risultano – rispettivamente con il 10% e il 6,9% – anche tra i maggiori azionisti di Assicurazioni Generali, di cui la stessa Mediobanca possiede il 13,2%. Banca Generali, invece, per il 50,17% è sotto il controllo proprio di Assicurazioni Generali, mentre il resto è flottante.
LE SCHERMAGLIE TRA MPS E MEDIOBANCA
Appurati quindi gli intrecci finanziari delle parti in causa, si possono meglio analizzare le ultime mosse, specie l’ops di Mediobanca su Banca Generali. Così come le reazioni ufficiose e non dei protagonisti. Secondo quanto riporta oggi Repubblica, alla fine l’operazione di Mediobanca potrebbe essere “talmente buona” da essere avallata nell’assemblea del 16 giugno anche dai soci forti Delfin e Caltagirone. Anche perché entrambi “sono convinti che la conquista di Banca Generali non sia in antitesi con l’ops di Mps su Mediobanca”, scrive ancora il quotidiano. Quest’ultima è una posizione semi ufficiale di Mps, che ritiene la possibile unione tra Mediobanca e Banca Generali una legittimazione del valore industriale dell’operazione tra il Monte e Piazzetta Cuccia. Secondo sempre Repubblica, però, “in Piazzetta Cuccia pensano che l’arrivo di Mps andrebbe a indebolire la struttura”.
Al netto di linee espresse a poche ore dalla notizia dell’ops, per il quotidiano Domani, invece, se l’operazione avanzata da Alberto Nagel, ad di Mediobanca, andrà a termine “le probabilità che Mps riesca a concludere con successo la sua ops su Mediobanca sembrano destinare a ridursi di molto”. Specie per una questione economica: “Sulla base dei valori dell’ultima seduta – ricorda ancora Domani – il prezzo delle azioni di Piazzetta Cuccia è superiore di quasi il 5 per cento rispetto alle 2,3 azioni del Monte messe sul piatto come contropartita per ciascun titolo della banca d’affari”. Di conseguenza l’ad del Monte, Luigi Lovaglio, potrebbe dover “aggiornare al rialzo la sua offerta per colmare il divario tra le due quotazioni e possibilmente garantire un premio agli azionisti di Mediobanca. Un aggiornamento che potrebbe costare oltre un miliardo, sempre sotto forma di azioni”.
RIALZI E INTERESSI SU BANCA GENERALI
Diversa la questione se si guarda l’operazione di Banca Generali con gli occhi di un’azionista di Assicurazioni Generali. Per Repubblica, “il team guidato dall’ad Philippe Donnet considera Banca Generali non così strategica e dunque vendibile al prezzo più alto mai registrato finora”. Ma “il fronte Caltagirone-Delfin considera Banca Generali un gioiellino cresciuto in casa e di cui sarebbe un delitto privarsi. Che il prezzo dovrebbe essere negoziato al rialzo, come in qualsiasi trattative, visto che anche le azioni Generali sono ai massimi. Che non si può escludere una contro Opa e che l’attuale cda, appena eletto da una lista di maggioranza presentata dalla stessa Mediobanca, non sia in grado di valutare oggettivamente l’operazione”.
Quindi in sostanza l’asse Caltagirone-Delfin vorrebbe – a quanto riporta Repubblica – far spendere di più a Mediobanca, nonostante ne siano anche loro azionisti, per acquisire Banca Generali, controllata per la maggioranza da Assicurazioni Generali, di cui gli stessi Caltagirone e Delfin sono azionisti.
L’OPERAZIONE DI MEDIOBANCA RISCHIA LO STOP?
Ad ogni modo, potrebbero sorgere dei problemi per Mediobanca, “alla luce della regola che inibisce ogni azione difensiva destinata a modificare il patrimonio di una società quando è sotto scalata” – cioè la passivity rule – come ricordato su Il Giornale. Il quotidiano menziona un documento approdato sulle scrivanie degli uffici legali di alcune banche riguardante la legittimità dell’ops di Piazzetta Cuccia su Banca Generali e il suo carattere difensivo. E quindi irregolare per diversi motivi: “Cedendo il 13% di Generali, Mediobanca elimina un asset strategico che potrebbe essere di interesse per Mps”, si legge.
E poi “l’acquisizione di Banca Generali consolida Mediobanca nel wealth management, rendendola potenzialmente meno attraente per Mps, il cui modello di business è pù orientato al retail”. Una mossa che “potrebbe scoraggiare gli azionisti di Mediobanca dall’aderire all’offerta di Siena perché il nuovo posizionamento di Piazzetta Cuccia potrebbe essere percepito come più redditizio”, continua il Giornale. Il rischio che possa essere fermata l’ops, quindi, è ben presente.