Clima rovente a Sanremo, la Rai diffida il Comune e scoppia la guerra dei marchi: cosa sta succedendo
Il clima si fa rovente e il futuro del Festival di Sanremo ritorna al centro della scena. Dopo la sentenza del Tar della Liguria contro l’affidamento diretto alla Rai, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato il prossimo 22 maggio dopo il ricorso dell’azienda pubblica, il comune della città dei fiori ha pubblicato il […] L'articolo Clima rovente a Sanremo, la Rai diffida il Comune e scoppia la guerra dei marchi: cosa sta succedendo proviene da Il Fatto Quotidiano.

Il clima si fa rovente e il futuro del Festival di Sanremo ritorna al centro della scena. Dopo la sentenza del Tar della Liguria contro l’affidamento diretto alla Rai, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato il prossimo 22 maggio dopo il ricorso dell’azienda pubblica, il comune della città dei fiori ha pubblicato il bando di gara per la ricerca di un partner al quale affidare le edizioni dal 2026 al 2028, con una possibile deroga di due anni.
A stretto giro, come rivela l’agenzia Ansa, arriva la risposta di Viale Mazzini: l’ufficio legale diffida l’amministrazione guidata da Alessandro Mager dal concedere in licenza i marchi del Festival a beneficio di altre emittenti. Per la Rai i marchi sono legati “inscindibilmente al format e quindi in nessun caso possono essere utilizzati da altre emittenti“. In sostanza, secondo i legali del servizio pubblico, se una tv concorrente dovesse usare un format sovrapponibile negli elementi essenziali, a quello usato da oltre trent’anni dalla Rai, ne violerebbe i diritti d’autore. Se invece il format concorrente dovesse risultare sostanzialmente diverso, si configurerebbe “un’ipotesi di uso ingannevole dei marchi del Festival“. La notizia al momento non è stata commentata dal comune di Sanremo.
Una battaglia a colpi di carte bollate. Ieri il Comune aveva posto diversi paletti nel nuovo bando, ponendo a sorpresa una clausola anti flop con la possibilità di interrompere il rapporto con il partner “senza costi, risarcimenti o indennità a carico dello stesso nel caso in cui una o più edizioni ottengano risultati d’ascolto inferiori di 15 punti rispetto alla percentuale media degli ascolti delle precedenti cinque edizioni del Festival”. Ponendo di fatto una soglia intorno tra il 45-50% di share, considerando i numeri record ottenuti nelle ultime edizioni condotte da Amadeus e Carlo Conti. Clausola che favorisce il servizio pubblico e scoraggia i competitor, fatta eccezione per Mediaset.
Al bando potranno partecipare solo gli operatori in chiaro “che possiedano dimostrate capacità di organizzazione di eventi di particolare rilevanza” e il partner sarà scelto in base a elementi come “la qualità artistica, la congruità della complessiva proposta artistica rispetto al profilo culturale storicamente assunto dal Festival, la capacità di valorizzare la kermesse, i marchi ‘Festival della Canzone Italiana’ e ‘Festival di Sanremo’”. L’emittente dovrà sborsare il 30% in più, almeno 6.5 milioni all’anno, e dovrà assicurare alla città l’1% sugli introiti legati alla pubblicità e allo sfruttamento dei marchi.
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