Catania, mancano i voucher per pagare il personale: bimbo affetto da rara sindrome a casa da scuola da febbraio

Il piccolo, affetto da una rara sindrome, ha bisogno di una specifica assistenza all'igiene e all'alimentazione. Ma, nonostante l'impegno della famiglia e dell'istituto, i soldi stanziati per pagare il personale sono arrivati solo a gennaio. E la trafila non è ancora finita L'articolo Catania, mancano i voucher per pagare il personale: bimbo affetto da rara sindrome a casa da scuola da febbraio proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 3, 2025 - 19:14
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Catania, mancano i voucher per pagare il personale: bimbo affetto da rara sindrome a casa da scuola da febbraio

Giovanni (nome di fantasia) ha sei anni ed è affetto dalla sindrome di “Aicardi-Goutières”, una patologia rarissima che non gli consente di camminare e di alimentarsi da solo. La scuola, un istituto in provincia di Catania, che il bambino frequenta fin dall’infanzia, ha fatto l’impossibile garantendo l’assistenza igienica di base attraverso le collaboratrici e pagando fino al 7 febbraio un’operatrice specializzata esterna per la somministrazione della merenda senza correre il rischio che soffochi. Da allora Giovanni, però, non va più in aula perché mancano i finanziamenti necessari – i cosiddetti “voucher” comunali – per contrattualizzare il personale. E a quel punto la mamma ha scelto di tenerlo a casa.

Una situazione delicata a causa di lungaggini burocratiche. I soldi stanziati dalla Regione al Comune di Belpasso, dove risiede la famiglia, sono arrivati ma solo a gennaio, dopo essere transitati nelle mani del municipio capofila di Paternò. Una trafila che – ci assicura la dirigente della scuola Maria Santa Russo – ora dovrebbe essere finita. Assicurando al bambino anche l’assistente sanitaria ad hoc per la somministrazione del cibo. A sollevare il caso nei giorni scorsi è stata la presidente dell’associazione “Il sorriso di Riccardo”, Maria Teresa Tripodi, che ha scritto una lettera pubblica pubblicata da Orizzonte Scuola.it: “È intercorsa una fitta corrispondenza tra la scuola e la famiglia e, nelle more dell’individuazione di personale scolastico in grado di potere assistere G. in condizioni di sicurezza, il piccolo è stato provvisoriamente assistito da personale esterno pagato con risorse della famiglia e della scuola. In considerazione del fatto che il contratto stipulato con l’operatrice esterna sarebbe scaduto il 7 febbraio, con una pec la famiglia ha chiesto alla scuola indicazioni circa l’assistenza che sarebbe stata erogata nel prosieguo; tale richiesta è rimasta ad oggi priva di riscontro”.

D’altro canto la dirigente Russo contattata dal fattoquotidiano.it spiega: “A seguito di due episodi di soffocamento avvenuti ad ottobre, le collaboratrici scolastiche, comprensibilmente preoccupate per la sicurezza del bambino, hanno espresso la loro impossibilità a svolgere l’attività di aiutarlo a mangiare che esula dalle loro mansioni di base previste dal Ccnl. Abbiamo formalmente richiesto al Comune di Paternò (sede della scuola) e al Comune di Belpasso (residenza della famiglia), ai rispettivi servizi sociali, alla neuropsichiatria e all’Ambito territoriale l’assegnazione di un operatore socio-sanitario specializzato. Abbiamo contattato anche l’Unità multivalutativa disciplinare per ottenere un operatore in grado di gestire eventuali episodi di soffocamento con tecniche più delicate della manovra di Heimlich, evitando possibili lesioni al bambino. Su suggerimento del medico competente, abbiamo anche richiesto alla famiglia di indicare il dispositivo salvavita utilizzato a casa per poterlo replicare a scuola”. La preside e il personale hanno fatto di tutto per Giovanni e la stessa mamma ha sempre riconosciuto il ruolo della scuola che ha voluto per suo figlio portandolo in un paese differente da quello di residenza. Ciononostante, a rendere più tesi i rapporti tra la famiglia e l’istituzione, ci ha pensato la burocrazia.

Immagine d’archivio

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