Casa e energia, l’inflazione è più alta per i poveri

A marzo l’inflazione corre più veloce per le famiglie più povere. A spingere in alto l’indice dei prezzi al consumo nel primo trimestre di quest’anno, infatti, sono i beni che pesano di più nei bilanci delle famiglie con poca capacità di spesa: i beni energetici, quelli per la casa, gli alimentari, in particolare i prodotti […] L'articolo Casa e energia, l’inflazione è più alta per i poveri proviene da Iusletter.

Apr 17, 2025 - 22:37
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Casa e energia, l’inflazione è più alta per i poveri

A marzo l’inflazione corre più veloce per le famiglie più povere. A spingere in alto l’indice dei prezzi al consumo nel primo trimestre di quest’anno, infatti, sono i beni che pesano di più nei bilanci delle famiglie con poca capacità di spesa: i beni energetici, quelli per la casa, gli alimentari, in particolare i prodotti freschi. Al contrario, rallentano i prezzi dei servizi, dai trasporti alle attività ricreative, che occupano uno spazio maggiore nei bilanci delle famiglie più abbienti. E quindi ecco che, se il dato generale dell’inflazione a marzo è più 1,9%, dall’1,6% di febbraio, il raggruppamento più povero della popolazione (l’Istat divide le famiglie in quinti di spesa) subisce nel primo trimestre di quest’anno un aumento molto forte, che porta l’inflazione dallo 0,9% didicembre al 2%, un tasso più alto di due decimi di punto rispetto alla media, e anche nel confronto con i tre “quinti di spesa” più ricchi, che subiscono un rialzo più limitato.Un andamento che a marzo si accentua: il carrello della spesa sale al 2,1%, e la voce “abitazione, acqua, elettricità e combustibili” registra un balzo del 6% su base annua: è l’aumento più forte tra le voci di spesa, tra l’altro per quest’anno non ancora bilanciato da interventi di sostegno (è solo nelle ultime settimane che il governo sta considerando nuovi aiuti per il pagamento delle bollette).L’aumento dei prezzi energetici dell’ultimo mese si innesta in un livello già alto, ereditato dagli anni precedenti, in particolare dal 2022: l’anno scorso c’è stato un rallentamento della crescita, certo non una diminuzione dei prezzi. A marzo l’inflazione acquisita è già dell’1,3%: le previsioni (non dell’Istat ma di altri istituti di ricerca) sono di una media del 2% per il 2025, un livello tutto sommato in linea con le indicazioni della Bce. E tuttavia la distribuzione degli aumenti pesa già in maniera molto diseguale sulla popolazione, non solo a livello di classi di spesa, ma anche per aree geografiche: nel confronto tra le città si va dall’1,2% di Firenze al 2,9% di Padova.

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