Carcasse, ratti e sofferenza negli allevamenti intensivi gestiti da un politico alleato delle lobby della carne. L’inchiesta shock

Corpi di maiali lasciati a marcire tra i recinti, animali che si aggrediscono per lo stress, ratti e condizioni igieniche a dir poco disastrose. Le immagini raccolte da Food for Profit insieme ad Animal Rising NL non arrivano da un allevamento qualunque, ma da due strutture gestite da Henk Meerdink, imprenditore della zootecnia e politico...

Mar 27, 2025 - 19:06
 0
Carcasse, ratti e sofferenza negli allevamenti intensivi gestiti da un politico alleato delle lobby della carne. L’inchiesta shock

Corpi di maiali lasciati a marcire tra i recinti, animali che si aggrediscono per lo stress, ratti e condizioni igieniche a dir poco disastrose. Le immagini raccolte da Food for Profit insieme ad Animal Rising NL non arrivano da un allevamento qualunque, ma da due strutture gestite da Henk Meerdink, imprenditore della zootecnia e politico olandese, fondatore del partito HMV e alleato del BBB – il movimento che rappresenta ufficialmente gli interessi della lobby dell’agribusiness in Europa.

Parliamo di un Paese che si vanta di avere standard rigidi per il benessere animale – sottolinea la giornalista Giulia Innocenzi – ma le immagini raccontano tutt’altro.

Leggi anche: L’inferno delle galline in gabbia: tutte le crudeltà che si nascondono dietro le uova a basso costo

Nei video diffusi dall’inchiesta, si vedono animali costretti a vivere in box sporchi e sovraffollati, con visibili segni di malattie e infezioni: ernie, occhi gonfi, lesioni. Alcuni non riescono neanche a muoversi e vengono colpiti con pungoli elettrici. Altri vengono trascinati con violenza. Lo stress è tale che spesso i suini iniziano ad azzuffarsi tra loro, mentre i maiali malati restano negli stessi spazi con quelli sani.

E non è tutto: le riprese mostrano carcasse abbandonate all’aperto o nei corridoi, accessibili anche ad altri animali selvatici. In mezzo a ragnatele e topi morti, emerge uno scenario incompatibile con qualsiasi standard di benessere animale. Eppure uno dei due allevamenti porta addirittura il marchio “Beter Leven”, una certificazione che dovrebbe garantire qualità e rispetto per gli animali.

Il paradosso è evidente: strutture certificate che, nella pratica, mostrano un modello fallimentare di produzione. Ma la questione non è solo etica. Gli allevamenti intensivi nei Paesi Bassi rappresentano anche una delle principali fonti di inquinamento da azoto in Europa. L’ammoniaca rilasciata dalle deiezioni contamina aria, acqua e suolo, mettendo a rischio la biodiversità.

Non a caso, pochi giorni fa, una sentenza storica ha dato ragione a Greenpeace: il Governo olandese dovrà ridurre drasticamente le emissioni e tagliare di un terzo il numero di animali allevati entro il 2030. Una decisione che segna un precedente importante, ma che arriva dopo anni di silenzi e complicità tra politica e lobby del settore.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Leggi anche: