Calabria, denuncia gli stupri subiti a 14 anni: insultata, minacciata e frustata. Arrestata la zia che voleva farle ritirare la querela

“Non uscire, stattene a casa, ancora non ti è bastato quello che ti è successo, che vai a fare la puttana in mezzo alla strada?”. “Devi morire, puttana”. Sono solo alcune delle frasi con le quali a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria, una donna di 79 anni ha minacciato la nipote, figlia di […] L'articolo Calabria, denuncia gli stupri subiti a 14 anni: insultata, minacciata e frustata. Arrestata la zia che voleva farle ritirare la querela proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 30, 2025 - 18:36
 0
Calabria, denuncia gli stupri subiti a 14 anni: insultata, minacciata e frustata. Arrestata la zia che voleva farle ritirare la querela

“Non uscire, stattene a casa, ancora non ti è bastato quello che ti è successo, che vai a fare la puttana in mezzo alla strada?”. “Devi morire, puttana”. Sono solo alcune delle frasi con le quali a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria, una donna di 79 anni ha minacciato la nipote, figlia di suo fratello defunto. Presa pure a sassate, strattonata e finanche frustata”, la ragazzina per la zia era “colpevole” di aver denunciato, nel 2023, il branco che l’aveva ripetutamente stuprata. Una violenza sessuale di gruppo avvenuta nel 2017, quando la vittima aveva appena 14 anni. Grazie alle sue dichiarazioni e a quelle di un’altra coetanea la Procura di Palmi, guidata da Emanuele Crescenti, ha eseguito le operazioni “Masnada” e “Masnada bis”, arrestando i suoi aguzzini alcuni dei quali sono stati già condannati.

Con l’accusa di atti persecutori e lesioni personali pluriaggravate, adesso la zia è finita agli arresti domiciliari disposti dal gip Federica Giovinazzo su richiesta del procuratore di Palmi Emanuele Crescenti e del sostituto Letterio De Domenico. La misura cautelare è stata eseguita dagli agenti del commissariato di polizia e dai carabinieri della compagnia di Palmi. Per il figlio della donna, invece, il giudice per le indagini preliminari ha disposto il divieto di avvicinarsi a 500metri della vittima che, dal gennaio 2024 fino a poche settimane fa, ha dovuto subire le “condotte reiterate” della zia paterna. Condotte che le hanno cagionato “un perdurante e grave stato di ansia e di paura, da ingenerare in lei un fondato timore per la propria incolumità”.

Dopo la collaborazione della nipote con le forze dell’ordine, che ha portato all’arresto degli indagati delle violenze sessuali, infatti, la zia ha iniziato “sistematicamente a ingiuriare, minacciare e percuotere la vittima ogni volta che la incontrava”. Oltre alle offese, la donna arrestata nel maggio 2024 “scagliava” addosso alla nipote “un sasso attingendola al fianco destro, e, così, procurandole ‘un trauma nella regione coxo-femorale”. Due mesi più tardi, vedendola conversare per strada con un operaio del Comune, “le si avvicinava, intimandole di allontanarsi”. “La afferrava violentemente per un braccio, strattonandola, – si legge nell’ordinanza – e infine, la colpiva con alcune taniche piene d’acqua, in tal modo provocandole ecchimosi e arrossamenti a un braccio”. Lo scorso ottobre, inoltre, incrociando “la parte offesa per le scale del proprio condominio (ove la ragazza, si era recata per prestare assistenza a un’anziana) la spingeva con entrambe le braccia, facendola cadere a terra sulle ginocchia”.

Le violenze erano un crescendo. L’episodio più raccapricciante, però, è avvenuto a gennaio, il giorno della Befana, quando la zia avrebbe attirato “con l’inganno” la nipote “nella propria abitazione”. Per il gip si è trattato di una “vera e propria trappola al fine di aggredirla indisturbati”. Mentre suo figlio “afferrava alle braccia e teneva ferma la cugina”, infatti, la donna ha preso una corda e “principiava a frustarla con veemenza, causandole lesioni guaribili in 15 giorni a causa di lividi agli arti inferiori”. “Non ho un minuto di pace. Non ce la faccio più” ha raccontato alla polizia la ragazzina che, da vittima delle violenze, piuttosto che ricevere l’apprezzamento per il coraggio avuto è stata isolata per aver denunciato il branco di Seminara e Oppido Mamertina.

“Ritengo che lo scopo fosse quello di indurmi a ritrattare per consentire ai responsabili della violenza sessuale nei miei confronti di tornare in libertà, evidentemente per il timore che le loro famiglie possano porre in essere ritorsioni anche nei confronti della mia famiglia. Le violenze e le minacce sono iniziate subito dopo l’arresto degli stessi”. Le parole della giovane trasudano tutta la complessità di un paese dove la ‘ndrangheta controlla ogni cosa e dove tutti sanno che sullo sfondo di questa vicenda c’è quantomeno una mentalità mafiosa secondo cui con lo Stato non si collabora nemmeno davanti alle violenze sessuali ai danni di una minorenne. Lo sfogo della ragazzina fa il paio con quello della madre di lei che agli inquirenti, durante il processo in corso davanti al Tribunale di Palmi, ha confermato le angherie della cognata alla figlia: “Siamo stati il disonore della famiglia… perché è stata violentata”.

Tornando agli arresti, secondo il giudice, entrambi gli indagati sono stati “mossi dall’avversione nutrita verso la persona offesa per la determinazione di quest’ultima di denunciare lo stupro subito ad opera di soggetti ritenuti vicini agli ambienti di criminalità organizzata e di non ritrattare quanto dichiarato in querela, nonostante le pressioni esercitate nei suoi confronti dai familiari. Così facendo hanno dimostrato di detestare i valori incarnati dalla vittima oltre che una totale sfiducia nei confronti dello Stato e delle sue istituzioni, rimanendo del tutto sordi rispetto al dolore provato da una loro strettissima parente, considerata rea di aver disonorato la famiglia”.

L'articolo Calabria, denuncia gli stupri subiti a 14 anni: insultata, minacciata e frustata. Arrestata la zia che voleva farle ritirare la querela proviene da Il Fatto Quotidiano.