CACs: cosa sono e perché contano per chi investe in BTP

Le CACs (clausole di azione collettiva) permettono a uno Stato emittente di modificare, in situazioni eccezionali, le condizioni di un'obbligazione, imponendo agli obbligazionisti il taglio del valore nominale, la diminuzione delle cedole o l'estensione delle scadenze.

Mar 5, 2025 - 12:45
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CACs: cosa sono e perché contano per chi investe in BTP

Le CACs (acronimo di Clausole di Azione Collettiva) regolano le modalità con cui uno Stato può ristrutturare il proprio debito sovrano in situazioni di difficoltà economica. Le CACs sono state inserite a partire dal 1° gennaio 2013 ai sensi del Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità seguendo lo schema approvato dal Comitato Economico e Finanziario dell’Unione Europea. Queste clausole riguardano tutte le emissioni di debito di titoli governativi europei con data superiore a 1 anno (non riguardano quindi i BOT, i Buoni Ordinari del Tesori) emesse dal 1° gennaio 2013.

Le CACs permettono a uno Stato di modificare unilateralmente le condizioni dei titoli in circolazione qualora si renda necessaria una ristrutturazione del debito. Tra le possibili misure previste troviamo:

  • Riduzione delle cedole, ovvero una diminuzione degli interessi riconosciuti agli obbligazionisti.
  • Ritardo del pagamento delle cedole
  • Allungamento delle scadenze, con il rinvio del rimborso del capitale oltre la data inizialmente prevista.
  • Taglio del valore nominale del titolo, con conseguente riduzione dell'importo rimborsato.
  • Cambio della valuta di denominazione, che potrebbe avere impatti significativi per gli investitori.

Le clausole CACS si applicano ai titoli emessi dal 1° gennaio 2013 e, a partire dal 2022, sono presenti in tutte le emissioni di BTP con durata superiore ai 12 mesi, inclusi BTP Italia e BTP Futura.

Per approvare le modifiche previste dalle CACs, è necessaria una maggioranza qualificata, che varia in base alla tipologia di titoli e alle modalità decisionali. Se le clausole riguardano tutti i titoli emessi con il nuovo regime, oltre al consenso dell’Emittente, è richiesto:

  • Il voto favorevole dei possessori di almeno il 75% del valore nominale dei titoli rappresentati in un’assemblea apposita, oppure
  • Una risoluzione scritta firmata dai possessori di almeno il 66% (2/3) del valore nominale complessivo dei titoli in circolazione.

Finora, l’unico caso di ristrutturazione del debito sovrano si è verificato in Grecia prima del 2013, quindi prima dell’introduzione delle CACs. L'operazione ha coinvolto titoli di Stato per un valore nominale di 200 miliardi di euro, con una riduzione del 53,5% e un'estensione delle scadenze tra 11 e 20 anni.

Di conseguenza, le CACs non sono mai state applicate da nessuno Stato fino ad oggi.

I BTP non soggetti alle CACs sono quelli emessi prima del 2013, che non prevedono l'obbligo di adesione a eventuali ristrutturazioni del debito. Per chi cerca un’esposizione ai titoli di Stato italiani senza il vincolo delle CACs, di seguito una lista aggiornata:

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