Bond europei: pressioni al rialzo dagli investimenti per la difesa

L’Europa si trova oggi al centro di un importante ciclo di allentamento fiscale, una mossa che potrebbe cambiare radicalmente il panorama economico del continente. Non è un caso che gli Stati Uniti, con Donald Trump in prima linea, stiano spingendo l’Unione Europea ad aumentare la spesa per la difesa, invocando un maggiore impegno da parte... Leggi tutto

Mar 18, 2025 - 20:27
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Bond europei: pressioni al rialzo dagli investimenti per la difesa

L’Europa si trova oggi al centro di un importante ciclo di allentamento fiscale, una mossa che potrebbe cambiare radicalmente il panorama economico del continente. Non è un caso che gli Stati Uniti, con Donald Trump in prima linea, stiano spingendo l’Unione Europea ad aumentare la spesa per la difesa, invocando un maggiore impegno da parte degli alleati europei. Questi sviluppi stanno forzando i leader europei a considerare scelte politiche più audaci, spinti anche dall’influenza delle recenti dichiarazioni e analisi degli esperti.

Una nuova dimensione per la difesa europea

Secondo Neil Mehta, Portfolio Manager di BlueBay, “l’Europa ha bisogno di raddoppiare sostanzialmente la spesa e gli investimenti per la difesa – da circa l’1,8% del Pil (all’anno) al 3,5% – per sostituire il sostegno militare degli Stati Uniti nel lungo periodo”. Una dichiarazione che sottolinea come l’Europa debba rafforzare la propria autonomia difensiva, soprattutto in un contesto geopolitico instabile. La Conferenza sulla sicurezza di Monaco ha evidenziato la necessità di un’azione congiunta, spingendo l’Europa verso nuove scelte fiscali. I governi europei sembrano intenzionati ad allentare le regole fiscali nazionali per favorire una crescita sostenibile e una maggiore capacità di investire, soprattutto nel settore della difesa.

La Bce e la sua strategia monetaria

Nel contesto europeo, le politiche monetarie continuano a giocare un ruolo chiave. La Banca centrale europea (Bce) ha recentemente aperto alla possibilità di una pausa nei tagli dei tassi d’interesse. Il membro del consiglio, Isabel Schnabel, ha dichiarato che l’impatto delle misure restrittive precedenti si sta facendo sentire, e che la politica monetaria potrebbe rimanere restrittiva nonostante i segnali di una crescita moderata. Per Schnabel, i tassi neutrali si collocano tra il 2% e il 3%, ma recenti analisi della Bce suggeriscono che questi possano essere compresi tra l’1,75% e il 2,25%. In un contesto incerto e con l’inflazione che si mantiene contenuta, la Bce potrebbe decidere di non intervenire ulteriormente, una situazione che potrebbe creare interessanti opportunità di investimento.

Euro sotto pressione

Il valore dell’euro sta affrontando una nuova fase, con oscillazioni più interessanti rispetto al recente passato. Dopo un periodo di sei mesi particolarmente negativo, con una perdita del 10% rispetto ai principali partner commerciali, l’euro si è avvicinato alla parità con il dollaro. Come sottolineato da Mehta, l’allentamento fiscale che sta prendendo piede in Europa, finanziato in gran parte dal debito, potrebbe stimolare la crescita ma anche alimentare l’inflazione. Il rischio di una politica monetaria non all’altezza delle aspettative potrebbe ulteriormente influenzare il cambio della valuta, in un periodo già segnato da minacce di dazi e un dollaro forte.

Populismo: un trend preoccupante per l’unità europea

In parallelo agli sviluppi economici e monetari, la politica europea sta attraversando una fase delicata. Nonostante la vittoria dei centristi nelle elezioni tedesche, i partiti populisti continuano a guadagnare terreno. L’affermazione dell’AfD, che ha ottenuto il 20,8% dei consensi, e la crescente influenza di partiti euroscettici sono segnali di una polarizzazione che potrebbe erodere il consenso a favore di una maggiore integrazione europea. I partiti estremi stanno progressivamente ampliando la loro base elettorale, un trend che potrebbe mettere in discussione la coesione e la stabilità politica dell’Unione.

Svezia tra sfide interne e segni di recupero

Uno degli sviluppi economici più interessanti arriva dalla Svezia, dove la corona ha registrato un incremento del 3,5% rispetto all’euro a febbraio. Dopo anni di incertezze legate all’inflazione e alla debolezza del mercato immobiliare, l’economia svedese sembra ora in recupero. Con un’inflazione che è scesa sotto il 3% e tassi d’interesse ridotti, la Riksbank ha dato un impulso positivo alla crescita. Questo rimbalzo, anche grazie all’allentamento fiscale e al ritorno della fiducia nel mercato, segna una ripresa dei consumi e del settore immobiliare, con gli investitori che guardano con maggiore ottimismo a questo mercato.

Un’Europa a un bivio

Il panorama economico europeo appare complesso e in rapida evoluzione. Le scelte fiscali e monetarie, unita alla crescente pressione geopolitica, segneranno i prossimi anni. La Bce sembra orientata a un approccio più cauto, mentre le dinamiche politiche, con l’ascesa dei partiti populisti, potrebbero influenzare in maniera determinante l’evoluzione dell’Unione. Nel frattempo, la Svezia offre uno spunto positivo in un contesto che, per molti versi, resta segnato dall’incertezza. In questo scenario, la capacità dell’Europa di adattarsi e agire in maniera coordinata sarà cruciale per navigare le sfide che si prospettano.