“Bolsonaro dietro al tentato golpe con cui mirava a uccidere Lula”: la Procura brasiliana accusa l’ex presidente
Insieme a lui vengono accusate altre 33 persone, la maggior parte sono militari. L'ex capo di Stato rischia una pena di oltre 30 anni L'articolo “Bolsonaro dietro al tentato golpe con cui mirava a uccidere Lula”: la Procura brasiliana accusa l’ex presidente proviene da Il Fatto Quotidiano.

C’era l’ex presidente Jair Bolsonaro dietro al piano di colpo di Stato per impedire il ritorno al potere di Luiz Inácio Lula da Silva dopo le elezioni del 2022. E insieme a lui altre 33 persone, la maggior parte militari. L’accusa è stata mossa dalla Procura brasiliana che in un comunicato stampa ha presentato i risultati delle indagini nei confronti dell’ex capo di Stato brasiliano che a loro dire ha “incitato ed eseguito atti contrari allo stato di diritto democratico”. Accuse che potrebbero costargli, in caso di condanna, una pena oltre i 30 anni di carcere.
I magistrati sostengono che Bolsonaro fosse a conoscenza del piano, denominato ‘Pugnale verdeoro‘, che prevedeva l’assassinio del presidente Lula. Un’operazione, dicono, “terrificante“, come “sinistro” era il presunto piano di attacco alle istituzioni. L’obiettivo finale era quello del “rovesciamento del sistema di funzionamento dei poteri e dell’ordine democratico”, si legge ancora nel documento firmato dal procuratore generale della Repubblica, Paulo Gonet, che considera l’allora presidente pienamente a conoscenza dei progetti golpisti: “Il piano è stato ideato e portato all’attenzione del presidente della Repubblica (Jair Bolsonaro) che lo ha accettato” anche di fronte al riconoscimento, da parte del ministero della Difesa, della “inesistenza di accertamenti di brogli nelle elezioni”. La Procura aggiunge che i membri dell’organizzazione avevano “l’obiettivo di neutralizzare la Corte Suprema” e stavano valutando l’uso di “armi da guerra contro il giudice Alexandre de Moraes“, oltre alla “morte per avvelenamento” di Lula.
Non c’era solo l’attuale presidente tra gli obiettivi della presunta organizzazione criminale, sostengono i magistrati brasiliani, ma anche due giudici della Corte suprema e il presidente del Senato federale che, nel piano iniziale, dovevano essere arrestati. Una revisione del progetto, poi, si era concentrata solo su Alexandre de Morais, alla guida del Tribunale superiore elettorale. Dalle oltre 270 pagine di fascicolo emerge che le prime iniziative golpiste erano partite già nel 2021. Ed è nello stesso periodo che si sono registrati i primi attacchi sistematici per screditare il sistema di voto elettronico, sia con dichiarazioni pubbliche che con post su Internet. Secondo la Procura, a capo del progetto, oltre a Bolsonaro, c’era il candidato alla vicepresidenza, il generale dell’Esercito Walter Braga Netto, che assieme ad altre persone, sia civili che militari, hanno cercato di impedire in modo coordinato di concludere le elezioni presidenziali del 2022.
Gli avvocati difensori definiscono “inadeguato e incoerente” il lavoro svolto dalla Procura, oltre a basarsi su un “unico patteggiamento”, quello firmato dal tenente colonnello Mauro Cid, ex aiutante di campo dell’ex presidente: “La denuncia inadeguata arriva fino ad attribuirgli la partecipazione a piani contraddittori e basata su un unico patteggiamento, modificato più volte, da un informatore che mette in dubbio la sua stessa volontarietà. Non è un caso che abbia cambiato la sua versione innumerevoli volte per costruire una narrazione fantastica”, hanno detto i legali. Secondo loro, in quasi due anni di indagini non è stato trovato alcun elemento che collegasse anche lontanamente Bolsonaro alla narrazione costruita nella denuncia, “nonostante la perquisizione effettuata sui suoi telefoni personali”.
Adesso il giudice Alexandre de Moraes darà agli avvocati 15 giorni per presentare la loro difesa e le eventuali contestazioni. In caso di contestazioni della denuncia, Moraes rimanderà il caso presso la Procura generale per rispondere alle domande, con un termine di cinque giorni. La denuncia tornerà quindi alla Corte suprema e Moraes valuterà l’accusa e le argomentazioni della difesa. Ma in questo caso non c’è una scadenza per l’analisi. Quando il caso sarà pronto per essere giudicato, un primo gruppo della Corte suprema lo valuterà e deciderà se avviare il procedimento penale. Nelle 272 pagine non sono rientrate le accuse per altri due filoni di inchiesta: il caso dei gioielli sauditi ricevuti in dono dall’ex capo di Stato e lo scandalo sulla documentazione delle vaccinazioni.
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