Biscotti Garibaldi: ti spiego cosa sono i dolci citati da Re Carlo e perché in Italia non li conosce nessuno

La visita di Re Carlo III al Parlamento italiano ha portato alla luce un curioso aneddoto gastronomico che collega Italia e Regno Unito. Durante il suo intervento a Montecitorio, il sovrano britannico ha sorpreso i presenti citando i “Biscotti Garibaldi” e lasciando molte persone a dir poco confuse. “Quando Garibaldi venne nel nostro Paese,” ha...

Apr 11, 2025 - 15:37
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Biscotti Garibaldi: ti spiego cosa sono i dolci citati da Re Carlo e perché in Italia non li conosce nessuno

La visita di Re Carlo III al Parlamento italiano ha portato alla luce un curioso aneddoto gastronomico che collega Italia e Regno Unito. Durante il suo intervento a Montecitorio, il sovrano britannico ha sorpreso i presenti citando i “Biscotti Garibaldi” e lasciando molte persone a dir poco confuse.

Quando Garibaldi venne nel nostro Paese,” ha raccontato Carlo III, “il popolo britannico fu contagiato da una vera Garibaldi-mania: fu creato addirittura un biscotto in suo nome, il massimo segno di onore per noi inglesi.”

Pochi sanno infatti che, durante le sue visite a Londra, l’eroe italiano veniva accolto come una star moderna, con folle in delirio e merchandising di ogni tipo. La “Garibaldi-mania” fu un vero fenomeno culturale: il suo volto appariva su porcellane, ventagli e scatole di fiammiferi. Persino le acconciature femminili si ispiravano al suo stile. I biscotti furono solo uno dei tanti prodotti commerciali che cavalcarono quest’onda di popolarità.

Ma di cosa si tratta esattamente? E come mai questi dolci, che portano il nome di un eroe nazionale italiano, sono pressoché sconosciuti proprio in Italia?

L’origine britannica di un biscotto “italiano”

I Biscotti Garibaldi nascono nel Regno Unito nel 1861, proprio nell’anno in cui Giuseppe Garibaldi e i suoi Mille entravano nella leggenda risorgimentale italiana. In quel periodo, l’Eroe dei Due Mondi godeva di straordinaria popolarità oltremanica, dove veniva visto come simbolo di libertà e coraggio.

Fu Jonathan Carr, fondatore dell’azienda dolciaria Peek Freans, a intuire il potenziale commerciale di questa situazione, creando un biscotto rettangolare di pasta frolla con uvetta schiacciata all’interno. La ricetta era semplice ma efficace, e il prodotto divenne rapidamente un grande successo.

Più di 160 anni dopo, i Garibaldi biscuits sono ancora un classico immancabile nelle case britanniche, un accompagnamento tradizionale per il tè del pomeriggio e un prodotto presente in ogni supermercato del Regno Unito.

Con il tipico humor britannico, questi dolcetti sono soprannominati affettuosamente “squashed fly biscuits” (biscotti delle mosche schiacciate) per via dell’aspetto dell’uvetta appiattita nella pasta, che ricorda vagamente degli insetti schiacciati. Nonostante questo appellativo poco appetitoso, sono rimasti un pilastro della cultura dolciaria britannica.

Perché in Italia sono rimasti sconosciuti

La ragione per cui questi biscotti non hanno mai attraversato la Manica per arrivare in Italia è probabilmente legata alle differenze nelle tradizioni gastronomiche. La tradizione dolciaria italiana, ricca di specialità regionali complesse e raffinate, ha probabilmente trovato questi biscotti troppo semplici per essere apprezzati.

Inoltre, mentre nel Regno Unito è comune dedicare alimenti a personaggi illustri (pensiamo alla Victoria sponge cake o al sandwich, che prende il nome dal Conte di Sandwich), in Italia Garibaldi è stato celebrato principalmente a livello culturale attraverso monumenti, strade e piazze.

Ma la menzione fatta da Re Carlo potrebbe ora riaccendere l’interesse verso questo particolare legame storico-gastronomico. E chissà che qualche pasticceria italiana non decida di creare una versione locale dei Biscotti Garibaldi, magari reinterpretandoli secondo i gusti dei palati nostrani.

Nel frattempo, per assaggiare gli originali, bisognerà cercarli nei negozi specializzati in prodotti britannici o programmare un viaggio nel Regno Unito, dove questi semplici biscotti continuano a tenere vivo, a modo loro, il ricordo di un eroe italiano.

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