Bankitalia: meno prestiti alle famiglie
Stabili le condizioni di offerta del credito alle imprese mentre si irrigidiscono quelle per le famiglie, in particolare sul credito al consumo. Lo segnala la Banca d’Italia che, nell’ambito dell’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro, sonda le banche italiane. Per il primo trimestre dell’anno, via Nazionale parla di condizioni di offerta invariate ma «un lieve […] L'articolo Bankitalia: meno prestiti alle famiglie proviene da Iusletter.

Stabili le condizioni di offerta del credito alle imprese mentre si irrigidiscono quelle per le famiglie, in particolare sul credito al consumo. Lo segnala la Banca d’Italia che, nell’ambito dell’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro, sonda le banche italiane. Per il primo trimestre dell’anno, via Nazionale parla di condizioni di offerta invariate ma «un lieve effetto restrittivo riconducibile al peggioramento della situazione e delle prospettive economiche generali e di particolari settori o imprese», ma ancora non si parla di stretta, stante anche la domanda di credito fiacca. Sempre nel periodo gennaio-marzo, si legge, i criteri di offerta sui prestiti alle famiglie per acquisto di abitazioni e per finalità di consumo sono stati lievemente irrigiditi. Nell’area euro, dice la Bce, dopo sei mesi di leggeri recuperi, nel primo trimestre 2025 la domanda di prestiti delle imprese è tornata ad indebolirsi mentre la domanda di mutui-casa risale, sostenuta dal calo dei tassi. Va però detto che l’indagine risale al 10-25 marzo, prima della guerra dei dazi.
Su un fronte diverso, sempre la Banca d’Italia, lancia l’allarme sulle conseguenze del declino demografico italiano. Se non ci sarà un’accelerazione nell’aumento del tasso di partecipazione di donne e giovani al mercato del lavoro, «a parità di tutte le altre condizioni», il Pil calerà «di quasi il 9% da qui al 2050, dell’1,6% in termini pro capite», ha detto il vicecapo del Dipartimento Economia e Statistica, Andrea Brandolini, in audizione alla commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti della transizione demografica.
Nel 2050 la popolazione tra i 15 e i 64 anni scenderà sotto 30 milioni, circa un milione in meno rispetto al 1950. L’immigrazione «è stata finora cruciale per colmare i vuoti creati nel mercato del lavoro», ma non basta. Senza un forte aumento della produttività, per l’Italia sarà «più difficile mantenere il tenore di vita acquisito», ha detto Brandolini. Per far crescere la produttività, ha aggiunto, bisogna puntare su: «La diffusione delle nuove tecnologie e le competenze dei lavoratori», oltre che su una immigrazione di qualità. La spesa per lo Stato sociale subirà «forti tensioni, che andranno conciliate con l’esigenza di ridurre il debito». Che a febbraio ha toccato 3.024,3 miliardi, superando per la seconda volta quota tremila (la prima, a novembre).
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