Banche e territorio: il futuro è nel «pluralismo»
Le grandi aggregazioni bancarie ridisegnano il settore, ma secondo Alessandro Decio, a.d. di Banco Desio, c’è spazio per gli istituti locali, capaci di rispondere alle esigenze delle Pmi e dei clienti alla ricerca di un’offerta su misura L'articolo Banche e territorio: il futuro è nel «pluralismo» proviene da Economy Magazine.

«A noi il risiko bancario piace», dice, con un lieve sorriso, Alessandro Decio, amministratore delegato di Banco Desio: «Piace anche se ne siamo estranei: perché sono operazioni tutte interessanti, spesso valide, comunque figlie di una logica corretta, di mercato, che è quella di mantenere elevata la redditività delle aziende coinvolte. Ma non sempre piacciono ai clienti, anzi quasi mai. Men che meno alle Pmi. E quindi queste grandi aggregazioni portano ricche opportunità alle banche medie come la nostra, ci aprono spazi nuovi. è come se ci regalassero clienti. I clienti, infatti, cercano quella che definirei una ‘biodiversità bancaria’, ossia una banca che progetta o sceglie prodotti e servizi adatti a loro, con un’esperienza digitale funzionale ed amichevole ma non sostitutiva, alla bisogna, della relazione personale e fiduciaria con le nostre risorse umane».
Decio può ben essere soddisfatto, e parlare dell’istituto che guida con soddisfazione. Ha archiviato un ottimo 2024, con un utile netto consolidato di 125,5 milioni, in aumento del 16,1% rispetto al 2023 sulla performance ordinaria, ricavi cresciuti del 7,7%, margine d’interesse del 6,4% e commissioni del 7,1%, con tutte le filiali che rendono, un Roe (return on equity) del 9,4%, un pay-out in crescita al 50% e un Cet1 al 17,08, con un Tcr al 17,83%: tanto da poter pagare un profumato dividendo di 60,5 milioni di euro (dai 35,4 del 2023).
«Sono risultati positivi, che però ci piace leggere incrociati a quelli che descrivono il sostegno prestato dalla nostra banca allo sviluppo dell’economia», sottolinea Decio – che ha all’attivo una fase intensa e proficua anche nel mondo pubblico, da amministratore delegato della Sace. «I nostri impieghi verso la clientela sono saliti a 12 miliardi di euro (+3,3%) con ulteriori erogazioni a famiglie e imprese nel corso dell’anno per 2,2 miliardi di euro», sottolinea. Mentre la raccolta diretta è stata in aumento del 7,5% raggiungendo i 15,8 miliardi e quella indiretta del 12,3% a quota 22,5 miliardi. I crediti deteriorati hanno ridotto la loro incidenza (con l’Npl ratio lordo sceso al 3,1% dal 3,3) e la crescita della copertura su questi crediti deteriorati è salita al 50,4%; uno dei fattori grazie ai quali la stabilità finanziaria dell’istituto è espressa da un indicatore Lcr di 191,64%. Non a caso S&P Global Ratings ha appena assegnato a Banco di Desio e della Brianza il rating Investment grade Long-term Issuer BBB- e il rating come Short-Term Issuer A-3, punteggi che lo equiparano a istituti di dimensioni superiori, e ne facilitano ulteriormente l’accesso al mercato dei capitali: «Una valutazione che per noi è motivo di grande soddisfazione – commenta Decio – perché riflette gli ottimi risultati conseguiti negli anni dal Banco Desio in termini di redditività, efficienza e rafforzamento patrimoniale. La valutazione di “investment grade” riconosce la sostenibilità del nostro business model e rappresenta un importante fattore abilitante per continuare nel nostro percorso di crescita nelle aree territoriali ad alto potenziale di sviluppo economico in cui siamo presenti».
E dunque, a quale ulteriore crescita ambite?
Innanzitutto, a una crescita sana, con parametri ottimi, redditività e due caratteristiche importanti: clienti molto soddisfatti per la qualità dei servizi che ricevono, e che giustifica i risultati economici importanti che abbiamo conseguito; e poi l’assetto proprietario stabile e di impostazione imprenditoriale. Il fatto che il controllo dell’azienda faccia capo a una famiglia, che è interessata alla stabilità dell’azienda e dei suoi flussi di redditività nel tempo, per cui negli anni abbiamo distribuito bene ma non quanto altre banche, ponendoci nella condizione di poter investire nella nostra crescita, e consentendo anche ai nostri clienti di fruire di un orizzonte di stabilità non sempre disponibile!
Dottore, visto che S&P vi apprezza, affrontiamo anche un nodo storico della diffidenza di alcuni analisti verso le banche medie: la concentrazione geografica. Cosa ne pensa?
È un tema rilevante solo nei casi in cui la concentrazione geografica ne comporta anche una settoriale. In un territorio di riviera una banca che lavori solo con gli alberghi se arriva la pandemia soffre; ma se i territori sono ecologicamente ed economicamente diversificati non c’è nessun problema. È vero semmai che le grandi banche – provenendone, ne parlo con rispetto e affetto, sia chiaro – nell’ansia legittima di ottimizzare l’utilizzo del capitale e la redditività spesso si vergognano di parlare della parola “impiego” o “finanziamento”. Se lei sente certi discorsi, soprattutto all’estero, piuttosto che parlare di impieghi certi banchieri si farebbero torturare… Il che può far piacere ai loro azionisti, ma non certo all’economia reale dei mercati dove queste banche insistono. E men che mai all’Italia, dove c’è un tessuto di imprese fatto di Pmi che non hanno accesso al mercato dei capitali e devono necessariamente poter contare sul credito bancario.
Dunque è questo lo spazio di mercato per una banca di territorio?
Siamo una categoria di banche che può avere un ruolo essenziale in un paese che non riesce a portare il suo stock di risparmio a disposizione della crescita di Pmi. La vera banca di territorio, di prossimità, offre al cliente una relazione costruttiva, si pone come un interlocutore che non guarda solo al ritorno sul capitale ma guarda a un orizzonte temporale più lungo…
Ma pensando al futuro, anche anteriore, come valuta il bilanciamento possibile tra grande banche globali e istituti di territorio?
Non esistono criteri consolidati, validi ovunque. Da un lato esiste la necessità dell’aggregazione tra banche di dimensioni significative, perché abbiamo la capacità di servire le grandi imprese, se non altro quelle europee. Ma c’è spazio anche per le banche di territorio, purchè nelle giuste condizioni di management. Le banche locali finite male avevano tutte un grave problema di governance. Oggi non è più possibile. Innanzitutto perché il mercato ha fatto una selezione draconiana, con severi interventi della vigilanza. Oggi, la governance bancaria è una specie di camicia di forza, con controlli strettissimi e certo condizionanti. Un altro fattore è la dimensione, rilevante anche per chi non è grandissimo. Chi pensa di poter stare solo sul suo territorio senza essere orientato alla crescita presto esce dal mercato perché gli oneri di regolazione sono talmente gravosi che richiedono comunque una massa critica imponente per poter essere sostenuti. Quindi chi non cresce deve aggregarsi, le aggregazioni continueranno anche tra soggetti grandi e medio grandi, lasciando spazio per i medi, ma i medi troveranno spazio se avranno buona governance, risorse per investire e la stessa attenzione manageriale sull’innovazione, sul controllo di gestione e sui costi. E naturalmente la digitalizzazione, perchè senza investimenti rischi di avere un modello non sostenibile…
E il Banco Desio è appunto una banca di territorio che trova nuovi spazi con la buona governance?
E dando la massima centralità alla soddisfazione del cliente, per noi un indicatore-chiave. Siamo l’unica banca che quando fa un annuncio al mercato parla sempre anche di customer satisfaction, che consideriamo oltretutto un indicatore fortissimo di sostenibilità. L’altra nostra peculiarità è che siamo stati probabilmente i primi, dopo anni, ad acquistare sportelli fisici… 70 in 24 mesi. Perché pensiamo di essere bravi a servire i clienti in una rete di qualità, se acquistiamo sportelli e sviluppiamo la tecnologia rimotiviamo la rete e risultiamo ancora più graditi ai clienti. Senza contrastare, sia chiaro, la digitalizzazione: nessuno ha più voglia di andare in banca solo per fare un bonifico, ma tutti vogliono avere anche la possibilità di andare in filiale incontrando un esperto in grado di dare un consiglio.
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