Asset allocation: chi compra oro “vende” Trump
Chi, come me, ha affrontato l’esame di maturità negli anni ’80, sa che il periodo di Pasqua coincideva con la pubblicazione delle materie d’esame. Ciò che veniva annunciato, spesso, influiva sul risultato finale. Sebbene allo scientifico uscisse sempre matematica, al liceo classico la scelta era tra latino e greco. Gli studenti, quindi, restavano in attesa,... Leggi tutto

Chi, come me, ha affrontato l’esame di maturità negli anni ’80, sa che il periodo di Pasqua coincideva con la pubblicazione delle materie d’esame. Ciò che veniva annunciato, spesso, influiva sul risultato finale. Sebbene allo scientifico uscisse sempre matematica, al liceo classico la scelta era tra latino e greco. Gli studenti, quindi, restavano in attesa, sperando che fosse sorteggiata la materia in cui si sentivano più preparati.
Nel frattempo, circolavano calcoli statistici e speculazioni di ogni tipo, che non trovavano conferma se non con l’ufficialità della notizia. Questa situazione mi ricorda molto quanto sta accadendo con i temuti dazi minacciati dal neo-eletto presidente Trump. Ogni giorno si alternano minacce e cambiamenti di direzione. È davvero difficile oggi prendere posizioni decise su diverse asset class, poiché tutto dipenderà dalle decisioni finali dello staff del Governo americano: quali settori saranno premiati e quali puniti.
In questo contesto, possiamo parlare di un mercato di “reazione”, piuttosto che di “azione” spontanea o autonoma. È un ambiente più adatto ai gestori macro-oriented dinamici, che a quelli statici asset allocator.
Un’altra grande variabile, però, che sembra portare segnali positivi, riguarda i potenziali trattati di pace tra Russia e Ucraina. L’attuale Presidente ucraino ha il mandato scaduto da maggio 2024 e, visto che ha sempre dichiarato di non voler cedere alcun territorio ai russi, potrebbe essere sostituito da un governo di unità nazionale. Questo permetterebbe a entrambe le parti di non perdere la faccia e faciliterebbe il raggiungimento di un compromesso. Dopotutto, sono già trascorsi 36 mesi dall’inizio del conflitto e sarebbe ora di iniziare a ricostruire.
Questa ricostruzione potrebbe generare ingenti fatturati per le imprese coinvolte, e mi auguro che una parte di tale fatturato vada alle aziende europee, vista la notevole contribuzione data in questi anni. Tuttavia, temo che gli Stati Uniti vorranno giocare ancora una volta il ruolo di protagonisti.
Per quanto riguarda le aspettative economiche, a meno che non ci siano sconvolgimenti significativi, la Fed dovrebbe ridurre i tassi almeno un paio di volte nel corso dell’anno. La BCE, invece, potrebbe superarli di almeno mezzo punto percentuale, anche se, come sempre, tutto dipenderà dalla reale entità dei dazi imposti.
Infine, vorrei fare una breve riflessione sull’oro, che ha continuato a toccare nuovi massimi. Circolano in rete video che parlano di un “Armageddon monetario” e di un reset finanziario simile all’abbandono del gold standard da parte di Nixon nel 1971. È noto che la banca centrale cinese, ma anche quella russa, indiana e diverse banche centrali dell’Europa dell’Est, abbiano accumulato grandi quantità di oro, spesso vendendo titoli di Stato americani, e quindi dollari. Credo che si tratti di una strategia di hedging e diversificazione per ridurre la dipendenza dagli umori del presidente Trump e, chissà, magari avere qualche leva in più nelle trattative.
Se ci sono preparativi in corso per qualcosa di più grande di quanto possiamo immaginare, non credo che quelli che pubblicano questi video in rete lo sappiano, poiché, alla fine, stanno solo cercando di vendere qualcosa anche loro.
Come diceva Aristotele: “Se c’è una soluzione, perché preoccuparti? Se non c’è una soluzione, perché preoccuparti?”
A cura di Michele De Michelis, Responsabile investimenti di Frame AM