AI, quantum computing, droni e supercalcolo, ecco le tecnologie del Libro Bianco sulla Difesa UE

L’Unione Europea si prepara a rafforzare la propria Difesa. Il Libro Bianco L’Unione europea (Ue) sta delineando una nuova strategia per rafforzare la propria capacità di difesa, puntando su investimenti massicci e coordinati tra gli Stati membri. Questo è quanto emerge dal Libro Bianco sul Futuro della Difesa europea, un documento programmatico che è stato […] The post AI, quantum computing, droni e supercalcolo, ecco le tecnologie del Libro Bianco sulla Difesa UE appeared first on Key4biz.

Mar 19, 2025 - 13:14
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AI, quantum computing, droni e supercalcolo, ecco le tecnologie del Libro Bianco sulla Difesa UE

L’Unione Europea si prepara a rafforzare la propria Difesa. Il Libro Bianco

L’Unione europea (Ue) sta delineando una nuova strategia per rafforzare la propria capacità di difesa, puntando su investimenti massicci e coordinati tra gli Stati membri. Questo è quanto emerge dal Libro Bianco sul Futuro della Difesa europea, un documento programmatico che è stato presentato oggi e a cui hanno lavorato il Commissario europeo per la Difesa e lo spazio Andrius Kubilius (ex Primo Ministro della Lituania) e il capo della diplomazia europea Kaja Kallas (ex Primo Ministro dell’Estonia).

Secondo il documento che delinea già chiaramente le direttrici strategiche della politica di sicurezza dell’UE nei prossimi anni, la cu bozza è stata visionata da Euronews, “ricostruire la difesa europea richiede un massiccio investimento per un periodo prolungato“. La strategia della Commissione punta su una maggiore spesa militare, sulla cooperazione tra gli Stati membri e sulla creazione di un mercato unico per la Difesa.

Investimenti senza precedenti per la sicurezza dell’Europa

Nel 2024, gli Stati membri dell’UE hanno raggiunto un record di investimenti nella difesa pari a 326 miliardi di euro. Tuttavia, le stime indicano che nei prossimi dieci anni saranno necessari almeno 500 miliardi di euro per colmare le principali lacune nelle capacità militari del blocco. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha recentemente presentato un piano in cinque punti per riarmare il continente, puntando a mobilitare fino a 800 miliardi di euro.

Uno degli strumenti chiave proposti è un nuovo meccanismo di prestiti da 150 miliardi di euro, destinato agli Stati membri per favorire gli acquisti congiunti nel settore della difesa e della sicurezza. Inoltre, la Commissione sta valutando una revisione della normativa sulla finanza sostenibile (Sustainable Finance Disclosures Regulation, SFDR) per includere la difesa tra gli “obiettivi di investimento nel quadro della sostenibilità“.

Un mercato unico per la Difesa Ue, le tecnologie per il warfare

Per ottimizzare l’uso dei fondi disponibili, il White Paper evidenzia la necessità di una maggiore cooperazione tra i paesi UE. “Coordinare la spesa aumenta il potere negoziale degli Stati membri, riduce i prezzi per unità e rafforza la consolidazione industriale“, si legge nel documento. La creazione di un vero mercato unico della difesa consentirebbe di superare la frammentazione attuale, ancora fortemente legata a dinamiche nazionali.

A tal fine, la Commissione propone semplificazioni normative e incentivi per gli acquisti congiunti, con una particolare attenzione a sette progetti chiave ritenuti critici per la sicurezza dell’Unione. Questi includono diverse tecnologie avanzate e sistemi di trasporto e difensivi di nuova concezione:

  • Mobilità militare
  • Sistemi di droni e anti-droni
  • Intelligenza artificiale
  • Quantum computing
  • Sicurezza informatica e guerra elettronica
  • Difesa aerea e missilistica

tecnologie dual use e sistemi avanzati che rientrano nel “warfare” moderno, termine usato per indicare il modo in cui un conflitto viene condotto, includendo strategie, tattiche e tecnologie militari. Un concetto che può riferirsi sia alle guerre tradizionali tra eserciti, sia a forme più moderne di conflitto, come la guerra cibernetica (cyber warfare) o la guerra psicologica.

Verso una maggiore autonomia strategica

Uno degli obiettivi principali delineati nel documento visionato dalla testata onlne è ridurre la dipendenza dell’Ue da paesi terzi, in particolare nel settore tecnologico e della difesa: “Mentre le dipendenze dalla Russia sono state significativamente ridotte, molti Stati membri dipendono ancora fortemente da tecnologie provenienti da paesi terzi, inclusi Cina e Stati Uniti“.

Le tecnologie dirompenti, come l’intelligenza artificiale (AI), il cloud computing, il quantum computing e i sistemi autonomi, stanno già trasformando il campo di battaglia. Per questo motivo, l’Unione deve aumentare i propri investimenti per non rimanere indietro rispetto ai principali concorrenti globali.

Un tema molto delicato, quello della Difesa comune, “che non è solo armamenti”, ma anche tecnologie digitali avanzate, come ha spiegato ieri al Senato Mario Draghi, rimarcando che in questo settore occorre anche dotarsi di “una strategia continentale unificata per il cloud, il supercalcolo e l’intelligenza artificiale, la cyber sicurezza”.

Difesa che diventa il campo più adatto “per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza” e “per includere gli investimenti su digitale, spazio e cybersicurezza”, ha sottolineato l’ex Premier nell’illustrare il suo Rapporto sulla competitività europea ai parlamentari italiani.

Il ruolo dell’Europa in un contesto geopolitico mutevole

Il paper sottolinea anche che l’Europa non può più dare per scontata la garanzia di sicurezza offerta dagli Stati Uniti, specialmente mentre Washington sposta sempre più la sua attenzione verso la regione dell’Indo-Pacifico. “L’Europa non può dare per scontata la garanzia di sicurezza degli Stati Uniti e deve aumentare significativamente il proprio contributo per mantenere forte la NATO“, è riportato nel Libro.

Oltre alla minaccia russa, il testo evidenzia l’instabilità del Medio Oriente come un’altra sfida imminente per la sicurezza dell’Europa. Per affrontare queste minacce, la Commissione suggerisce di introdurre una “preferenza europea” nelle regole di appalto pubblico per i settori e le tecnologie strategiche legate alla difesa, con una possibile revisione delle normative prevista per il 2026.

L’ambizioso piano delineato dalla Commissione Europea mira a trasformare l’UE in uno dei principali attori globali nel settore della difesa, creando “uno dei più grandi mercati interni della difesa al mondo“, come dichiarato da Ursula von der Leyen. La sfida ora sarà quella di garantire un’attuazione efficace delle misure proposte, mantenendo l’equilibrio tra l’autonomia strategica europea e la cooperazione con gli alleati della NATO.

E’ la strada giusta? E’ l’unica strada?

Il piano Rearm EU, presentato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, rappresenta una svolta storica per l’Europa, segnando un passo deciso verso una maggiore autonomia militare e una capacità di difesa rafforzata.
La guerra in Ucraina avviata dalla Russia, le rinnovate tensioni nei Balcani, i diversi teatri di guerra in Medio Oriente e l’instabilità crescente nel Pacifico ci impongono certo un confronto serio sul come l’Unione europea deve porsi e sul da farsi per prepararsi ad affrontare queste crisi.
In molti si chiedono, però, se questa del riarmo sia davvero la strada giusta, e soprattutto, se questa sia davvero l’unica strada.

Il Piano esprime una posizione netta e manda un messaggio chiaro: l’UE si sta preparando alla guerra. Questo riduce lo spazio per la diplomazia e il dialogo, rischiando di trasformare l’Europa in un attore bellico anziché in un mediatore per la pace.

L’Unione sembra stia abbandonando la sua tradizionale immagine di potenza civile e diplomatica per diventare sempre più un soggetto militarizzato, allineandosi alle politiche di difesa della NATO e aumentando la dipendenza da strategie di deterrenza armata.

Senza contare che le ingenti risorse destinate al riarmo e al potenziamento delle capacità industriali militari potrebbero essere impiegate in settori strategici per la pace e la stabilità, come l’istruzione, la sanità e la transizione ecologica. Forse le priorità dovrebbero essere diverse, soprattutto in un periodo di crisi economica e sociale.

Ci si avvia ad un’economia di guerra? La maggioranza degli esperti indica che siamo ancora ben lontani da questo scenario, ma qualcosa di sta muovendo proprio in quella direzione. Altri ancora, parlando del mega piano di finanziamenti appena votato dal Parlamento tedesco, spiegano che non si tratta solo di riarmarsi, ma di inaugurare una nuova politica di spesa in più settori, tra cui anche le infrastrutture di cui tutti i Paesi europei devono dotarsi per rilanciare la propria economia, anche in chiave di resilienza alle nuove aggressive politiche tariffarie applicate (e in continua evoluzione) dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Di certo, i venti del cambiamento iniziano a soffiare forte e bisogna anche sviluppare un maggiore senso critico, come ci impone la cultura democratica di cui siamo tutti portatori.

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