Agroalimentare, meno prodotti “tricolori” sugli scaffali ma la spesa italiana vale 11,4 miliardi
Secondo l’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, calano i prodotti alimentari che richiamano l’italianità, ma cresce il loro valore: consumatori disposti a pagare di più per Dop e tradizioni regionali L'articolo Agroalimentare, meno prodotti “tricolori” sugli scaffali ma la spesa italiana vale 11,4 miliardi proviene da FIRSTonline.


La spesa alimentare che richiama l’italianità vale oggi 11,4 miliardi di euro, ma sugli scaffali di supermercati e ipermercati italiani si trovano sempre meno prodotti confezionati che rivendicano apertamente le proprie origini nazionali o regionali. Secondo l’ultima rilevazione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, l’offerta di referenze “tricolori” è calata del 2% in un solo anno, con una flessione analoga anche nei volumi venduti. A sorprendere è però il dato sul valore complessivo: nonostante il calo delle quantità, il giro d’affari è aumentato del 2,1%, segnalando una crescita dei prezzi o un orientamento dei consumatori verso prodotti italiani più costosi.
L’analisi si basa su un campione di oltre 138.000 referenze digitalizzate, tra cui 26.411 prodotti alimentari con indicazioni di italianità: bandiere, mappe geografiche, immagini regionali o certificazioni come Dop e Igp. La ricerca conferma che, mentre il richiamo al made in Italy resta un valore forte nel marketing alimentare, la presenza fisica di questi prodotti nei punti vendita si sta riducendo.
Dop in controtendenza, ma Igp e Igt arrancano
All’interno del paniere “italiano” mappato dall’Osservatorio Immagino, non tutti i prodotti si comportano allo stesso modo. Spiccano i 1.335 prodotti a Denominazione di origine protetta (Dop), che segnano un aumento sia in valore (+3,5%) che in volume (+2,1%), per un totale superiore a 723 milioni di euro. È l’unico segmento ad aver registrato una crescita su entrambi i fronti, confermando l’apprezzamento stabile dei consumatori per l’eccellenza certificata.
Al contrario, i prodotti a Indicazione geografica protetta (Igp) – 1.222 referenze in totale – evidenziano una lieve flessione: -0,5% a valore e -2,2% a volume. Ancora più marcato il calo per i 932 vini a Indicazione geografica tipica (Igt), le cui vendite scendono dello 0,9% in valore e addirittura del 7,7% in volume. Il quadro generale suggerisce che, fuori dalla nicchia Dop, l’italianità certificata fatica a tenere il passo, specie nei segmenti a maggiore concorrenza e con meno riconoscibilità per il consumatore medio.
Il ritorno alle radici regionali: cresce la varietà, ma cala il carrello
Sempre secondo GS1 Italy, l’identità italiana si esprime sempre di più a livello locale. Ben 10.294 prodotti alimentari in vendita in supermercati e ipermercati si rifanno oggi a tradizioni regionali specifiche. Rappresentano l’10,9% dell’offerta e generano un giro d’affari di oltre 3 miliardi di euro, in leggera crescita (+0,7%), anche se i volumi sono in calo (-2,6%).
La performance è differenziata tra le varie regioni: Puglia, Liguria, Veneto, Basilicata e Abruzzo registrano una buona crescita a valore, mentre Molise, Valle d’Aosta e Sardegna migliorano anche in termini di volumi. A livello nazionale, però, la tendenza è chiara: le vendite restano sostanzialmente stabili a fronte di una contrazione nelle quantità acquistate, confermando che il consumatore italiano è disposto a pagare di più per meno prodotto, purché sia legato alle proprie radici.
Nella classifica per giro d’affari sviluppato nei punti vendita, il Trentino-Alto Adige mantiene il primo posto con oltre 392 milioni di euro, seguito dalla Sicilia (377 milioni) e dal Piemonte (319 milioni). Il dato riflette sia la forza dell’offerta industriale regionale, sia il valore aggiunto percepito dal consumatore nella provenienza geografica.