“Agenti russi nascondevano esplosivo dentro sex toys e cosmetici”: l’inchiesta sugli incendi nei depositi Dhl
Sex toys e cosmetici riempiti di sostanze esplosive. Secondo quanto emerge da un’ inchiesta giornalistica pubblicata dal britannico Guardian, è questo il motivo degli incendi divampati lo scorso anno nei depositi del corriere Dhl, a Birmingham nel Regno Unito, Lipsia in Germania e Varsavia in Polonia. Nello studio, il quotidiano inglese ha anche indicato le […] L'articolo “Agenti russi nascondevano esplosivo dentro sex toys e cosmetici”: l’inchiesta sugli incendi nei depositi Dhl proviene da Il Fatto Quotidiano.

Sex toys e cosmetici riempiti di sostanze esplosive. Secondo quanto emerge da un’ inchiesta giornalistica pubblicata dal britannico Guardian, è questo il motivo degli incendi divampati lo scorso anno nei depositi del corriere Dhl, a Birmingham nel Regno Unito, Lipsia in Germania e Varsavia in Polonia. Nello studio, il quotidiano inglese ha anche indicato le modalità del presunto sabotaggio e le persone coinvolte nella vicenda che, secondo gli inquirenti dei diversi Paesi coinvolti, era un piano organizzato da agenti al servizio del Cremlino.
Le indagini, condotte dalle autorità di Germania, Regno Unito, Lituania e Polonia, hanno portato all’arresto di Alexander Bezrukavyi, cittadino russo di 44 anni con precedenti penali accusato di lavorare per il Gru, l’agenzia di intelligence militare di Mosca. Lo scorso febbraio, l’uomo era stato fermato in Bosnia ed estradato in Polonia. Tra le persone coinvolte anche alcuni cittadini ucraini: Vyacheslav Chabanenko, anche lui con un passato criminale, avendo trascorso cinque anni in un carcere russo per aver picchiato la moglie e la suocera, e Serhiy Yevseyev, originario della città ucraina di Lutsk e ora arrestato.
La dinamica era sempre la stessa: i pacchetti incendiari erano spediti tramite Dhl e, una volta caricati sugli aerei, cargo o passeggeri, potevano potenzialmente provocare gravissimi incidenti. “I pacchi contenevano un po’ di tutto: sex toys provenienti dalla Cina, vibratori, lubrificanti, cosmetici, pensavamo fosse robaccia senza valore”, ha rivelato al Guardian Kirill, uno stretto collaboratore di Bezrukavyi, costretto a usare un nome fittizio per parlare liberamente mentre si sta nascondendo dalle forze dell’ordine in un Paese terzo, al di fuori dell’Europa e della Russia. Dietro la complessa organizzazione delle operazioni c’è “VWarrior“, un account anonimo di Telegram che le autorità polacche ritengono fosse gestito da un agente del Gru. Sempre secondo il Guardian, quando le informazioni sul presunto complotto giunsero a Washington, l’allarme fu così alto che i funzionari dell’allora amministrazione Biden chiamarono le loro controparti russe per chiedere al presidente Putin di fermare l’operazione.
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