Un’istantanea dell’evoluzione del private banking in Italia

Il settore, nei prossimi anni, ha davanti a sé un’opportunità unica: trasformare la ricchezza delle famiglie e delle imprese in un moltiplicatore virtuoso per la crescita economica e la stabilità finanziaria del Paese. L'articolo Un’istantanea dell’evoluzione del private banking in Italia proviene da FundsPeople Italia.

Mar 10, 2025 - 17:20
 0
Un’istantanea dell’evoluzione del private banking in Italia

Il private banking italiano sta attraversando una fase di rinnovamento profondo, spinto dalla crescente complessità economica e dalle esigenze di una clientela sempre più attenta alla gestione strategica della propria ricchezza. Il settore si trova oggi al crocevia tra tradizione e innovazione, con l'obiettivo di mantenere il valore del rapporto fiduciario con i clienti, integrandolo con le opportunità offerte da tecnologia avanzata, mercati privati e nuove strategie di protezione del patrimonio e della persona.

Sfide e opportunità per il settore

L'allocazione patrimoniale delle famiglie italiane rivela squilibri significativi, con una ricchezza concentrata soprattutto in immobili e depositi, mentre l'esposizione ai mercati azionari e privati rimane limitata. Questa situazione offre al private banking una doppia opportunità: da un lato, orientare i clienti verso una maggiore diversificazione e ottimizzazione dei portafogli e, dall'altro, favorire il finanziamento della crescita di lungo periodo delle Pmi. I mercati dei capitali (quotati e/o privati), attraverso strumenti come i club del e i veicoli di investimento di lungo periodo (Eltif), migliorano la diversificazione del portafoglio finanziario e, contemporaneamente, possono rispondere alle esigenze specifiche delle Pmi italiane, agevolando la gestione della continuità generazionale o la necessità di liquidità in momenti di discontinuità aziendale.

Le Pmi italiane, cuore pulsante dell'economia nazionale, rappresentano infatti una sfida e una grande opportunità per il private banking. Il 23% della clientela private è costituito da imprenditori che, nella maggior parte dei casi, sono riluttanti ad aprire il proprio capitale a investitori professionali. In base al nuovo Osservatorio AIPB sulle Pmi, solo il 30% degli imprenditori si dichiara disposto a esplorare opzioni di finanziamento alternativo. In questo contesto, il settore può svolgere un ruolo determinante, accompagnando le imprese attraverso percorsi di formazione e consulenza strategica, incentivando l'adozione di modelli di governance avanzati e facilitando sinergie tra private, corporate e investment banking a sostegno di crescita e internazionalizzazione delle imprese. Le Pmi che adottano modelli di governance moderni e accedono ai mercati dei capitali registrano performance migliori, con una crescita annua del fatturato che super del 5,4% la media del settore (analisi Prometeia per AIPB).

Un altro aspetto cruciale è la gestione del passaggio generazionale, una sfida particolarmente complessa per molte Pmi italiane. Strumenti come i patti di famiglia, le holding familiari e i trust, sebbene poco utilizzati, possono garantire stabilità e continuità aziendale. Il private banking, con una consulenza mirata, può favorire transizioni graduali, riducendo i rischi e promuovendo una pianificazione a lungo termine.
La terza sfida per la crescita del settore, invece, riguarda il ruolo della protection, se si considera che la penetrazione dei prodotti assicurativi in Italia è tra le più basse in Europa, con una media di soli 300 euro pro capite rispetto ai 912 euro della Francia e ai 1.131 della Germania. La protection non è solo una necessità per mitigare i rischi legati alla longevità e per gestire la volatilità dei mercati finanziari, ma rappresenta anche un'opportunità per il private banking di offrire soluzioni integrate, garantendo sicurezza e allungando l'orizzonte temporale delle scelte di investimento dei clienti.

Uno sguardo al futuro

Guardando al prossimo futuro, le previsioni di AIPB per il settore restano positive. Entro il 2026, gli asset under management (AuM) del private banking sono attesi superare i 1.412 miliardi di euro, con un tasso di crescita annuo medio del 6,6%, nettamente superiore a quello degli altri operatori (+1,8%). Questo risultato sarà trainato sia dai nuovi flussi di raccolta (+4,2% annuo), sia dall'effetto positivo dei mercati (+2,4% annuo). Inoltre, la quota di mercato del private banking salirà al 36% della ricchezza investibile delle famiglie italiane, consolidando la propria posizione di leadership (Fonte: AIPB, "Il Private Banking in Italia: previsioni al 2026", gennaio 2025). A fronte di previsioni positive, non bisogna però dimenticare che il futuro del private banking italiano si basa sulla capacità costante di innovare, adattarsi e rafforzare la propria offerta. È quindi necessario proseguire nel promuovere una maggiore diversificazione degli investimenti con l'obiettivo primario di ridurre la quota di liquidità nei portafogli, ampliando l'esposizione ai mercati privati e ai prodotti di protezione.

La fiducia dei clienti (ben il 97% di questi si ritiene soddisfatto del proprio rapporto con la banca secondo le rilevazioni di AIPB) rappresenta un asset fondamentale per rafforzare il ruolo del private banking come partner strategico. In questa cornice, il private banker assume un ruolo ancora più centrale come facilitatore strategico. Oltre a gestire il patrimonio finanziario, crea connessioni tra le Pmi e gli operatori dei mercati dei capitali, offrendo supporto in fasi critiche per queste realtà come il cambio di governance, l'innovazione e la transizione ESG. Per questo motivo, la formazione continua dei banker, con un focus sulle dinamiche aziendali, è divenuta essenziale per garantire un servizio di alto livello.

L'articolo Un’istantanea dell’evoluzione del private banking in Italia proviene da FundsPeople Italia.