UniCredit-Bpm, nuovo scontro sul calcolo del capitale Cet1
Mentre Consob osserva passo dopo passo, e nel massimo riserbo impostole dalla legge, il duello tra UniCredit e BancoBpm, lo scontro tra le parti non si ferma. Dopo il botta e risposta di lunedì – quando la banca di piazza Gae Aulenti, nell’evidenziare che la propria offerta su Bpm è a rischio, aveva sottolineato che […] L'articolo UniCredit-Bpm, nuovo scontro sul calcolo del capitale Cet1 proviene da Iusletter.

Mentre Consob osserva passo dopo passo, e nel massimo riserbo impostole dalla legge, il duello tra UniCredit e BancoBpm, lo scontro tra le parti non si ferma. Dopo il botta e risposta di lunedì – quando la banca di piazza Gae Aulenti, nell’evidenziare che la propria offerta su Bpm è a rischio, aveva sottolineato che l’offerta di piazza Meda su Anima è «potenzialmente incoerente» con il piano annunciato, mossa a cui il ceo di Bpm Giuseppe Castagna aveva ribattuto a stretto giro parlando di «fake news» – ieri la banca lombardo-veneta è tornata sui punti sollevati da UniCredit con una nota ad hoc dai toni duri.
Tema del contendere, in particolare, è l’impatto sul patrimonio di Bpm generato dall’acquisizione di Anima, su cui piazza Meda ha lanciato un’Opa a 7 euro ad azione, lasciandosi libertà operativa di procedere anche in assenza del riconoscimento del Danish Compromise, previo ok da parte dell’assemblea dei soci fissata il 28 febbraio.
Su questo tema lunedì UniCredit aveva sottolineato che «non è chiaro quali siano le azioni di mitigazione ipotizzate» da Bpm per tenere il Cet1 «più alto del 13% nel corso del piano, indipendentemente dal trattamento regolamentare dell’acquisizione di Anima», mantenendo anche un pay-out «all’80% dell’utile netto», come invece promesso da BancoBpm in occasione della presentazione del rilancio sulla Sgr. Secondo i calcoli della banca guidata da Orcel, la «potenziale erosione» del Cet1 di Bpm per l’acquisto dell’asset management sarebbe di 268 punti base senza Danish Compromise, che porterebbe il Cet1 di Bpm «intorno al 12,32%». Opposta la lettura di Banco Bpm, che nella nota distribuita ieri mattina afferma di mantenere «un Cet1 ratio superiore al 13% alle date di riferimento del piano, anche in caso di mancata applicazione del Danish Compromise alla partecipazione in Anima» e «anche tenendo conto della remunerazione degli azionisti con un payout all’80%».
Piazza Meda ribatte ulteriormente, affermando che UniCredit «non ritenga opportuno produrre a sua volta esaustivi chiarimenti» in merito agli investimenti in Commerzbank e Generali «in termini sia di impatto a regime sul proprio CET1 ratio sia di chiarezza del complessivo disegno strategico», fronti questi su cui piazza Gae Aulenti si è impegnata con due operazioni: la prima, che l’ha portata al 28% di Commerz, con una posizione «coperta» ma in stallo, vista le attese elettorali in Germania; l’altra, con una quota del 5% del Leone, una «posizione finanziaria pura» che potrebbe essere funzionale ad avere un peso nel rinnovo della società.
Accuse incrociate anche sui rischi collegati all’esposizione in Russia «che continua ad essere quantificata in potenziali massimi 55bps nonostante gli accantonamenti già effettuati e comunicati al mercato», sottolinea Bpm. Un tema, questo, su cui nei giorni scorsi il ceo Andrea Orcel ha affermato di «aver ridotto l’esposizione cross border del 94% e le attività della controllata del 90% circa, sia in termini di prestiti che di depositi».
Sullo sfondo, rimane il tema della borsa, il vero banco di prova per entrambe le banche. Ieri BancoBpm è salita del 2,6%, a fronte di un rialzo di UniCredit dell’1,66%. Al momento il concambio effettivo tra le azioni si attesta a 0,186 azioni Unicredit contro ogni Banco Bpm, mentre la proposta di Unicredit annunciata a novembre era di un concambio a 0,175. C’è quindi ancora un divario, seppur in riduzione. Resta da capire che cosa succederà nelle prossime settimane. Stante che appare difficile che dall’assemblea di Anima emergano particolari colpi di scena – a meno di cambi sostanziali nel frattempo nel prezzo di Anima – la parola passerà poi al Cda di BancoBpm che avrà delega per muoversi con flessibilità sull’Opa e quindi anche di muoversi in assenza di Danish Compromise, su cui nel frattempo si dovrà esprimere l’autorità di vigilanza, vero game changer della partita. Nel frattempo a sua volta anche UniCredit dovrà ricevere l’ok Bce. Realistico che la partita rimanga incerta a lungo, e che a deciderla sia l’andamento del mercato delle prossime settimane. Con un rilancio che potrà avvenire, eventualmente e se ci saranno le giuste condizioni, fino a due giorni prima della chiusura dell’offerta.
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