Una montagna di nanoplastiche: scienziati trovano particelle anche nei ghiacciai delle Alpi, sopra i 3000 metri

Chi l’avrebbe mai detto? Anche le nostre amate montagne sono state raggiunte dalle nanoplastiche. Queste particelle microscopiche di plastica, derivanti dalla degradazione di rifiuti plastici più grandi, sono state rilevate sui ghiacciai alpini da un team di ricercatori dell’UFZ (Centro Helmholtz per la ricerca ambientale) in collaborazione con un gruppo di alpinisti. Le nanoplastiche rappresentano...

Feb 17, 2025 - 18:10
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Una montagna di nanoplastiche: scienziati trovano particelle anche nei ghiacciai delle Alpi, sopra i 3000 metri

Chi l’avrebbe mai detto? Anche le nostre amate montagne sono state raggiunte dalle nanoplastiche.

Queste particelle microscopiche di plastica, derivanti dalla degradazione di rifiuti plastici più grandi, sono state rilevate sui ghiacciai alpini da un team di ricercatori dell’UFZ (Centro Helmholtz per la ricerca ambientale) in collaborazione con un gruppo di alpinisti.

Le nanoplastiche rappresentano un pericolo per l’uomo e l’ambiente, poiché possono essere inalate o ingerite, e penetrare nel flusso sanguigno e negli organi. “Le nanoplastiche sono particolarmente preoccupanti perché, a differenza delle microplastiche, non vengono filtrate”, ha spiegato Dušan Materić, responsabile scientifico del progetto.

Una sfida ad alta quota

Raccogliere campioni di neve e ghiaccio ad alta quota è un’impresa complessa e rischiosa. Per questo, i ricercatori dell’UFZ hanno collaborato con un team di alpinisti esperti, che hanno percorso la storica High Level Route da Chamonix a Zermatt, raccogliendo campioni in 14 località remote.

“Per i ricercatori, è difficilmente possibile e spesso troppo pericoloso entrare in queste regioni”, ha spiegato la prima autrice dello studio, Leonie Jurkschat.

 Dagli pneumatici all’Atlantico: le fonti delle nanoplastiche

L’analisi dei campioni ha rivelato la presenza di diverse nanoplastiche, tra cui polietilene (PE), polistirene (PS) e polietilene tereftalato (PET), provenienti principalmente dall’abrasione degli pneumatici e dal mare.

“C’è molta macro e microplastica nel mare”, ha sottolineato Materić. “Questa si scompone in nanoplastica e viene fatta turbinare dalle onde e dallo scoppio delle bolle e alla fine entra nell’atmosfera“. Sorprendentemente, oltre il 50% delle nanoplastiche rilevate sui ghiacciai alpini proviene dall’Atlantico, trasportato dal vento.

Un problema globale

Lo studio sui ghiacciai alpini è solo la punta dell’iceberg. Il progetto Citizen Science GAPS 2024, diretto da Materić, mira a raccogliere campioni di ghiaccio da tutto il mondo per analizzare la diffusione delle nanoplastiche.  “Vogliamo capire come le nanoplastiche raggiungono regioni remote lontane dai centri urbani e industriali”, ha spiegato Materić.

La contaminazione da nanoplastiche sulle montagne è un problema globale, che riguarda non solo i ghiacciai alpini, ma anche altre catene montuose in tutto il mondo. Le nanoplastiche possono essere trasportate dal vento per lunghe distanze, raggiungendo anche le aree più remote e incontaminate. Una volta depositate sulla neve o sul ghiaccio, possono penetrare nel terreno e contaminare le acque, con conseguenze potenzialmente dannose per la flora e la fauna.

È fondamentale affrontare il problema delle nanoplastiche sulle montagne con un approccio multifattoriale. Da un lato, è necessario ridurre la produzione e l’uso di plastica, e promuovere la ricerca di alternative sostenibili. Dall’altro, è importante sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi delle nanoplastiche e sull’importanza di proteggere l’ambiente montano.

Inoltre, è cruciale investire nella ricerca scientifica per comprendere meglio gli effetti delle nanoplastiche sulla salute umana e sull’ambiente, e per sviluppare tecnologie innovative per la rimozione di queste particelle dall’ecosistema.

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