Tutte le sfide del campo di battaglia del futuro per industria e difesa
Chi c'era e cosa si è detto alla conferenza “Uno sguardo verso l’alto nel campo di battaglia del futuro” organizzata dal CeSI - Centro Studi Internazionali presieduto da Andrea Margelletti, in collaborazione con Rheinmentall Italia

Chi c’era e cosa si è detto alla conferenza “Uno sguardo verso l’alto nel campo di battaglia del futuro” organizzata dal CeSI – Centro Studi Internazionali presieduto da Andrea Margelletti, in collaborazione con Rheinmentall Italia
È cambiata la postura del soldato sul campo di battaglia.
È quanto ha rimarcato il generale Carmine Masiello, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, aprendo i lavori della conferenza dal titolo “Uno sguardo verso l’alto nel campo di battaglia del futuro”, organizzata dal CeSI in collaborazione con Rheinmetall Italia.
“Fino a qualche anno fa in Afghanistan eravamo terrorizzati una volta usciti dalle base, lo sguardo costantemente rivolto a terra. Troppe cose si nascondevano, oggi in Ucraina lo sguardo è rivolto verso l’alto è cambiato verso l’alto” ha spiegato il numero uno dell’Esercito.
Proprio dal conflitto russo-ucraino, così come da quello mediorientale, sono emerse infatti esigenze trasformative riguardanti il comparto militare-industriale, dalla definizione dei requisiti, attraverso la progettazione e produzione, fino al procurement ed all’integrazione operativa, con una particolare attenzione al segmento della difesa aerea.
Tutto ciò ben consapevoli che il fattore tempo gioca a sfavore e impone un’accelerazione dal momento che oggi nessuna industria europea – e probabilmente nemmeno americana – è in grado di coprire i numeri richiesti dalla guerra in Ucraina.
Tutti i dettagli.
LE CARATTERISTICHE DEI CONFLITTI ODIERNI
Secondo il capo di Stato maggiore dell’Esercito, “c’è un ritorno al passato nei conflitti odierni, c’è un conflitto nelle trincee che avevamo dimenticato, non se parlava da decenni, stiamo riaddestrando i soldati nelle trincee” e si tratta di un “addestramento duro”.
Allo stesso tempo, ha spiegato il generale Masiello, c’è anche “la guerra tecnologica, su cui stiamo correndo per portare l’esercito a quella simmetria con le altre forze armate. Per troppo tempo l’esercito è stato scarponi e zaino”, ma oggi “non è più pensabile”.
Allo stesso tempo, le operazioni di disinformazione sono a un livello preoccupante: “se osserviamo la guerra di trincea, ci addestriamo, ma è sulla guerra cibernetica quella su cui stiamo correndo, nel settore della disinformazione siamo proprio in guerra” ha avvertito il capo di Sme. E in questo campo di battaglia “la Russia opera una compagna di disinformazione mirata e lo fa in maniera scientifica, non soltanto nei confronti dell’Italia, ma nei confronti di diversi paesi”.
L’APPELLO DELL’ESERCITO ALL’INDUSTRIA
Nel frattempo, l’esercito è partito “con un programma di riarmo consistente si è deciso finalmente il gap, sono partiti o stanno partendo programmi di approvvigionamento di sistemi d’arma e durante questi anni dobbiamo resistere” ha spiegato il generale Masiello.
Dopodiché, il capo di Stato maggiore dell’Esercito ha lanciato un appello all’industria e al mondo accademico: “oggi più che mai c’è bisogno del sistema paese, lavorare insieme e in sinergia, perché non si può pensare che ognuno vada per la sua strada”. In particolare, “All’industria chiediamo uno scatto di remi, rivoluzione culturale che abbiamo avuto il coraggio culturale che sto portando avanti nell’esercito, quando si mette in discussione la gerarchia per accelerare i processi, bisogna avere una visione ben sapendo che non ci sono altre strade. All’esercito è molto chiaro”.
Pertanto, ha evidenziato il generale Masiello, “non abbiamo il tempo di riflettere, di pensare, di temporeggiare” com per l’acquisto delle materie prime prima della stipula dei contratti militari. Perché “Non solo le forze armate vanno in guerra, tutta l’Italia deve partecipare” ha concluso il capo di Sme.
L’ACCELERAZIONE TECNOLOGICA IMPRESSA DAI NUOVI PLAYER
Da parte sua l’industria della difesa è pronta a rispondere, ma avendo ben chiare le sfide a cui è chiamata a far fronte.
Come ha spiegato Alessandro Ercolani, ceo di Rheinmetall Italia: occorre un “Nuovo Patto tra forze armate e industria per cui le cose si fanno insieme dal momento che toccano non solo la produzione, ma la filiera i magazzini”.
Per la prima volta, la dimensione tecnologica che influenza quello che sarà il capo di battaglia del futuro, ha dentro di sé i germi dell’accelerazione. Tenendo ben presente che i futuri competitor di Rheinmetall, Leonardo o Mbda “sono società che nessuno hai mai sentito”.
Il ceo di Rheinmetall Italia ha illustrato infatti che come società “Abbiamo mappato i player del futuro, e non solo Palantir, ormai nota, ma società quasi sconosciute”. Come la White Stork, una startup militare fondata dall’ex ad di Google Eric Schmidt, o la tedesca Helsing che oggi vale 5 miliardi sul mercato.
“Queste società hanno la capacità di accelerare la dimensione tecnologica in modo più veloce e d’impatto, essendo società che si basano su investitori privati” ha osservato Ercolani. Pertanto, il futuro campo di battaglia sarà plasmato da player che devono innovare, perché fa parte del loro modello di business.
Si tratta perciò di una “Dimensione totalmente nuova e veloce” ha ammesso il ceo di Rheinmetall Italia.
LA MINACCIA DEI DRONI
Senza dimenticare che proprio il teatro ucraino ha messo in evidenza il ruolo centrale dei droni nei conflitti attuali. “Il tema droni è qualcosa che non abbiamo ben capito dove può arrivare” ha proseguito Ercolani, sottolineando che oggi esistono droni filo comandati, quindi non solo radio, mai visti prima.
Per esempio Pechino in questo campo sta procedendo velocemente con con lo sviluppo di droni dalle sembianze di uccelli, che potrebbero trasportare armi e rendere vulnerabili i nostri sensori, progettati per distinguere i volatili dai velivoli unmanned.
Allo stesso tempo, anche le innovazioni riguardo le batterie potrebbero cambiare lo scenario attuale: “il drone che prima aveva una autonomia di 5 km, potrebbe diventare 20 km, partendo ben dietro dalle retrovie” ha aggiunto il ceo di Rheinmetall Italia.
NECESSARIO PREVEDERE ANCHE LA MINACCIA FUTURA
Tuttavia, “è facile dire oggi che i droni oggi sono la minaccia, dobbiamo cercare di immaginarla e prevenirla, perché la difesa la dobbiamo sviluppare in tempi di pace, la dobbiamo prevedere non si può pianificare una volta che la minaccia si palesa” ha evidenziato l’Ammiraglio Marco Tomassetti, Capo III Reparto Politica industriale e relazioni internazionali del Segretariato Generale della Difesa.
Secondo l’ammiraglio Tomassetti “occorre tenere lo sguardo verso l’alto” senza dimenticare “che il punto di partenza è sempre una chiara definizione della minaccia.” Oggi i tempi di procurement non sono più coerenti con i tempi della difesa”.
“Il processo di procurement si deve adeguare, l’industria deve investire e il paese deve dargli certezze. Tra tre anni finisce il conflitto, ci dimentichiamo tutto, no una volta intrapreso il percorso va fatto insieme” ha puntualizzato il capo III reparto di Segredifesa.
D’altronde “Fino a poco tempo fa le minacce erano percepite e gestite in maniera distinta” ha messo in evidenza Ing. Giuseppe Cossiga, direttore Relazioni Istituzionali di Mbda Italia e Presidente di Aiad. “Noi siamo indietro e pure essendo indietro continuiamo a muoverci piano, dobbiamo andare oltre come stanno facendo forze armate e l’industria, e come dove dovrebbe fare anche la commissione europea” ha sollevato l’attenzione Cossiga.
L’ESEMPIO FRANCESE
A questo proposito, il presidente di Aiad ha citato l’esempio di Parigi: “In Francia la politica dice chiaramente che siamo entrati in un’economia di guerra, qua non si dice ne si può dire ma siamo sullo stesso piano, dobbiamo far conto con questa realtà”. In Italia come industria della difesa “siamo ai primi posti per export militare, ma abbiamo difficoltà a entrare nelle università eppure ci servono ingegneri (Mbda ne assumerà 400 il prossimo anno)” ha ricordato Cossiga. Pertanto la questione della cultura della difesa nel nostro paese è quanto mai imprescindibile.
LA PIANIFICAZIONE INDUSTRIALE
Alla luce di tutto ciò, “L’industria della difesa deve fare un processo di pianificazione industriale e dobbiamo dargli questi obiettivi altrimenti non possiamo lamentarci” ha sottolineato il generale Bruno Pisciotta, Capo del Reparto Pianificazione Generale dello Stato Maggiore della Difesa. “Presuppone un processo di pianificazione generale della difesa, in maniera integrata e sistemica”, poi vanno definiti i requisiti: “li dobbiamo definire dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Questi dati li trasmetteremo all’industria perché poi abbiamo bisogno di sapere la capacità di ramp up industriale”.
“Dal punto di vista qualitativo la pianificazione serve a capire cosa ci serve senza perdere di vista la dottrina, bisogna sviluppare capacità che ci consentano di operare nelle trincee ma anche sottoterra (come stiamo studiando)”. “Noi dobbiamo iniziare già a pensare e a fornire requisiti per poter lavorare con l’industria e dare alla difesa quei requisiti fondamentali per operare negli scenari futuri dal momento che non siamo riusciti” ha sottolineato il generale Pisciotta anticipando che “A breve usciremo con la pianifazione generale che sarà presentata al ministro e poi alle industrie”.
L’IMPORTANZA DELLA SOVRANITÀ TECNOLOGICA
Rispetto al richiamo europeo sull’incentivare programmi di cooperazione tra le industrie della difesa del Vecchio Continente, per l’ammiraglio Tomassetti “la cooperazione è una cosa bellissima, ma poi ci dobbiamo mettere d’accordo alla partenza, con la definizione dei requisiti.”
“Non ci dimentichiamo che alla base di ogni requisito c’è sempre un mondo industriale, un requisito non è puro e fine a se stesso. La frammentazione che c’è nella base industriale europea non la agevola anzi” ha ammesso l’ammiraglio.
Dopodiché è fondamentale la “Sovranità tecnologica, basata su freedom of action, la utilizzo come voglio, freedom of modification, la devo adeguare nel tempo e freedom of export ,devo essere in grado di venderla a chi voglio senza che la controparte con cui l’ho sviluppata intervenga.”
Nei sistemi non devono esse4ci black box.
L’URGENZA DETTATA DAL CONTESTO
Infine, il richiamo a muoversi in fretta perché “Non abbiamo più tempo” ha avvertito Andrea Margelletti, presidente del Cesi e consigliere del ministro della Difesa Guido Crosetto.
“È vero che l’industria deve lavorare su mandato del committente, i bravi imprenditori sono quelli che fanno il loro mestiere ma i grandi imprenditori sono quelli che hanno coraggio” ha proseguito Margelletti, così come è “vero che l’esercito e le forze armate devono dare le linee guida, ma l’industria deve avere il coraggio di avere visione di andare oltre”.
“Dobbiamo rivedere tutto ma non possiamo continuare ad avere la scusa che tutto ciò richiede tempo e investimenti, adesso noi abbiamo l’opportunità di andare avanti, ci sono i soldi” ha sottolineato Margelletti.
“È totalmente legittima la scelta Usa di avere altre priorità, non ce l’abbiamo il tempo” ha concluso il presidente del Cesi.