Trump annuncia dazi al 100% sui film girati all’estero: quali produzioni sono a rischio e le conseguenze sull’industria
L'industria cinematografica a stelle e strisce ha prodotto solo nel 2024 22,6 miliardi di dollari di esportazioni, soldi che potrebbero sparire dai portafogli delle major creando un blocco degli incassi a livello internazionale L'articolo Trump annuncia dazi al 100% sui film girati all’estero: quali produzioni sono a rischio e le conseguenze sull’industria proviene da Open.

«Una minaccia alla sicurezza nazionale», così il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito i film girati su «territori stranieri». La soluzione? Dazi al 100% sulle pellicole d’importazione. Ciò che potrebbe sembrare surreale e che nelle ultime ore ha messo in allarme l’intera industria cinematografica americana e no, è pura realtà. L’ordine di avviare la procedura al Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti e al Dipartimento del Commercio è già partito, ad annunciarlo è lo stesso Trump sul social Truth: «L’industria cinematografica americana sta morendo molto velocemente. Altri Paesi stanno offrendo ogni sorta di incentivi per attirare i nostri registi e studi cinematografici lontano dagli Stati Uniti. Hollywood e molte altre aree degli Stati Uniti sono devastate. Questo è uno sforzo concertato da parte di altre nazioni e, quindi, una minaccia per la sicurezza nazionale. È, oltre a tutto il resto, un messaggio e una propaganda! Pertanto, autorizzo il Dipartimento del Commercio e il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti ad avviare immediatamente il processo per l’istituzione di una tariffa del 100% su tutti i film che arrivano nel nostro Paese e che sono prodotti in paesi stranieri. Vogliamo quelli realizzati in America, di nuovo!».
Il piano di Jon Voight per salvare Hollywood
La notizia è arrivata proprio mentre si rincorrevano le voci di un piano per salvare l’industria cinematografica a cura di uno dei suoi tre “ambasciatori speciali” a Hollywood, Jon Voight, attore premio Oscar per Tornando a casa (1978), padre di Angelina Jolie, una delle poche figure del cinema a stelle e strisce dichiaratamente schierate con Donald Trump, che ha definito nel 2019 «il più grande presidente dai tempi di Abraham Lincoln». Gli altri due uomini di Trump sul cinema sono Sylvester Stallone e Mel Gibson, una squadra molto discussa nelle scorse settimane dato che a seguito dell’importante nomina presidenziale, sostanzialmente è sparita dai radar senza dichiarazioni, né attività. Nelle ultime settimane Voight ha incontrato diversi funzionari sindacali e dirigenti di studio: si era così diffusa l’aspettativa di un incentivo fiscale federale, un aiuto più consistente al settore atteso ormai da tempo. L’obiettivo è incentivare ulteriormente la produzione nazionale dato che le troupe negli ultimi anni hanno subito gravi perdite in termini di manodopera, anche a causa dei drammatici incendi che hanno colpito Los Angeles nei mesi scorsi. Ma in realtà, secondo quanto scrive Deadline, l’ipotesi che Trump potesse provare a limitare le produzioni americane all’estero, supportate da quei generosi incentivi di cui sopra, era già temuta ai piani alti delle più importanti major.
Dall’«Odissea» di Nolan al terzo episodio di «Dune», tutte le produzioni a rischio
Sono diverse le incertezze riguardo questi nuovi dazi annunciati da Trump. Prima di tutto il prodotto: il Presidente degli Stati Uniti parla di film ma non di serie tv, quelle prodotte da Netflix per esempio sono realizzate quasi tutte in Canada. Non è chiaro nemmeno se questi provvedimenti riguarderanno anche le co-produzioni con case di produzione straniere e neanche se e quanto questi dazi entreranno in conflitto con la moratoria dell’Organizzazione Mondiale del Commercio sui beni digitali in vigore fino al 2026. E le case di produzione come si dovranno comportare con le produzioni americane già in atto all’estero? Un esempio calzante è L’Odissea di Christopher Nolan, che dopo aver inaugurato le riprese proprio da noi in Sicilia, si è spostato in Marocco. Ma gli esempi eccellenti sono diversi: il set di Avengers: Doomsday, una delle pellicole più attese della prossima stagione, al momento è allestito nel Regno Unito, mentre Dune: Messiah, terzo episodio di una saga dal gigantesco successo, aprirà il suo set in Ungheria a settembre. Ma soprattutto, e se gli altri Paesi rispondessero con dazi sui film americani? La risposta è che per Hollywood sarebbe un colossale disastro. Secondo la Motion Picture Association infatti l’industria ha generato utili in tutti i principali mercati mondiali, con esportazioni oltre tre volte superiori alle importazioni. L’industria cinematografica a stelle e strisce ha prodotto solo nel 2024 22,6 miliardi di dollari di esportazioni, tutti soldi che potrebbero potenzialmente sparire dai portafogli delle major creando un blocco degli incassi a livello internazionale. Così a pagarne le conseguenze potrebbe essere proprio il pubblico, che rischia di vedere moltiplicati biglietti del cinema e abbonamenti alle piattaforme streaming. Si pensa che Trump abbia elaborato la scelta di questi nuovi dazi proprio in risposta a quella della China Film Administration, annunciata ad aprile, di «ridurre moderatamente il numero di film americani importati» come risposta ai dazi del 145% imposti da Trump.
Il Governatore della California contro i dazi
La nuova uscita di Trump andrebbe in dichiarata contrapposizione con il piano di aiuti all’industria cinematografica hollywoodiana pensata dal Governatore della Californnia Gavin Newsom, che da tempo spinge il suo piano per raddoppiare gli incentivi fiscali statali per film e TV, portandoli a 750 milioni di dollari l’anno. Il suo portavoce ha dichiarato nella serata di ieri: «Riteniamo che non abbia l’autorità di imporre dazi ai sensi dell’International Economic Emergency Powers Act, poiché i dazi non sono elencati come rimedio ai sensi di tale legge».
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