Troppa responsabilità civile in capo ai commercialisti

È un sistema sanzionatorio sproporzionato, quello che grava sulle spalle dei professionisti fiscali. Il rischio è che la professione diventi meno attrattiva L'articolo Troppa responsabilità civile in capo ai commercialisti proviene da Economy Magazine.

Apr 21, 2025 - 18:02
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Troppa responsabilità civile in capo ai commercialisti

L’esercizio della professione di commercialista in Italia si caratterizza per un elevato livello di complessità e responsabilità. Il commercialista non si limita alla gestione contabile e fiscale delle aziende, ma fornisce consulenza strategica, si interfaccia con l’amministrazione finanziaria e garantisce il rispetto delle normative tributarie, che subiscono continue modifiche e interpretazioni.

In questo contesto, la responsabilità civile del commercialista assume un rilievo cruciale. L’articolo 1176 del Codice Civile prevede che il professionista debba operare con la diligenza richiesta dalla natura dell’incarico, e il mancato rispetto di tale principio può comportare sanzioni sia civili che disciplinari. Inoltre, l’articolo 2236 del Codice Civile stabilisce che il professionista non risponde per colpa lieve quando la prestazione implica la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà. Tuttavia, nonostante questo principio, la giurisprudenza della Corte di Cassazione ha spesso adottato un’interpretazione più severa nei confronti dei commercialisti.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28658/2005, ha stabilito che il commercialista è responsabile anche per errori derivanti da una scorretta interpretazione della normativa fiscale, a meno che non dimostri di aver agito con la massima diligenza e prudenza. Inoltre, la sentenza n. 7986/2012 ha ribadito che la mancata informazione al cliente su rischi fiscali connessi a determinate operazioni costituisce un grave inadempimento professionale.

Uno degli aspetti più critici riguarda l’impossibilità di assicurare le sanzioni dirette. In Italia, infatti, le compagnie di assicurazione non coprono le multe e le sanzioni amministrative inflitte al commercialista, lasciando il professionista esposto a rischi economici rilevanti dovendo rispondere con il proprio patrimonio. Questo rappresenta un’anomalia nel sistema, considerando che il commercialista agisce come intermediario tra il contribuente e lo Stato, e talvolta subisce conseguenze per errori commessi nello svolgimento della propria attività professionale in favore dei propri clienti anche a causa di difficoltà interpretative di una legislazione fiscale a due poco schizofrenica che determina una diffusa incertezza.

A fronte di questa criticità, l’Associazione Nazionale Commercialisti (ANC) sta portando avanti una battaglia per introdurre una normativa che consenta di assicurare anche le sanzioni dirette. L’obiettivo è fornire una maggiore tutela ai professionisti, evitando che eventuali errori possano trasformarsi in oneri economici insostenibili.

Un ulteriore problema deriva dalla discrepanza tra le pronunce della giurisprudenza e la realtà operativa della professione. In alcune occasioni, la Cassazione ha riconosciuto attenuanti per il commercialista, come nella sentenza n. 24295/2016, che ha escluso la responsabilità del professionista nel caso in cui il cliente abbia fornito documentazione incompleta o inesatta. Tuttavia, in molti altri casi, il principio di autoresponsabilità del contribuente non è stato sufficiente a esonerare il commercialista da pesanti responsabilità.

Il rischio, altrimenti, è che la professione diventi sempre meno attrattiva per i giovani e che i professionisti già in attività siano costretti a operare in un clima di perenne incertezza. Una riforma in tal senso non solo garantirebbe una maggiore equità, ma rafforzerebbe anche la capacità dei commercialisti di svolgere il proprio ruolo con serenità ed efficienza, a beneficio di tutto il sistema economico nazionale.

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