Tredicenne vittima di cyberbullismo: messaggi di odio nella chat delle compagne di classe. «Bruciamola, fa schifo»
La madre della giovane al "Resto del Carlino": «Non è stata accettata dagli altri probabilmente per una questione di genere». Decisivo l'intervento della Polizia postale L'articolo Tredicenne vittima di cyberbullismo: messaggi di odio nella chat delle compagne di classe. «Bruciamola, fa schifo» proviene da Open.

«Bruciamola», «fa schifo» e «pena». Sono solo alcuni dei messaggi d’odio rivolti a una studentessa 13enne, scoperti dalla Polizia postale nella chat delle sue compagne di classe. La giovane – scrive il Resto del Carlino – è stata bombardata di insulti, offese pesantissime e istigazioni all’odio. «Mia figlia – ha spiegato la madre al quotidiano – ha gusti particolari, si veste in modo diverso, ascolta musica diversa e questo probabilmente ha influito. Ma non è stata accettata dagli altri probabilmente anche per una questione di genere». A ricomporre la situazione è stata la Polizia Postale che, a seguito della denuncia-segnalazione presentata dalla famiglia dell’adolescente, si è recata nella classe teatro degli atti di bullismo per parlare agli studenti, ponendoli dinanzi alla realtà dei fatti e spiegando loro la pericolosità del cyberbullismo per chi lo vive e chi lo commette.
La 13enne aveva scoperto di essere la destinataria di quei messaggi
L’odio, stando a quanto scrive il giornale locale, pare fosse legato al modo di essere, di vestire della ragazzina, così come alle sue preferenze musicali e “di genere”. «Bruciamola, ha gusti orribili, meglio vederla soffrire dissanguata. Fai schifo, ti odio, fai pena….», scrivevano le compagne di classe su “Helopal”, che dà la possibilità di inviare e ricevere risposte anonime. La 13enne aveva scoperto di essere la destinataria di quei messaggi di odio: accanto ad ogni insulto e offesa c’era, infatti, proprio il suo nome. «È accaduto tutto lo scorso anno – racconta ancora la mamma – mia figlia era convinta che quei messaggi indirizzati a lei fossero stati scritti dalle compagne di classe e abbiamo scoperto che effettivamente la responsabile era proprio una di loro. Mia figlia l’ha vissuta malissimo, si è isolata dalla classe». I genitori della giovane si sono quindi rivolti agli altri genitori e alla collaboratrice di classe. «Tutti sono stati molto collaborativi e ci hanno supportato ma, subito dopo, ci siamo rivolti alla Polizia Postale per sporgere denuncia. La denuncia non è andata avanti poiché la Polizia Postale ha preferito parlare direttamente ai ragazzi. Ora la situazione è molto migliorata».
Foto copertina: DIEGO VITO CERVO / DREAMSTIME
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