Tesla sospende gli ordini in Cina, analisti tagliano i target price
La casa automobilistica di Elon Musk ha fermato gli ordini sul suo sito web nel Paese asiatico senza specificarne la ragione proprio nel mezzo della guerra commerciale tra USA e Cina.

Mentre infuria la tempesta della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, Tesla sospende l’accettazione di nuovi ordini in Cina. Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, la casa automobilistica di Elon Musk ha fermato la vendita sul suo sito internet dei veicoli Model S e Model X. Gli ordini per i due modelli non sono più disponibili nemmeno sull’account del mini programma WeChat della casa automobilistica.
Nessuna spiegazione ufficiale è arrivata dalla società e, interrogata dalla Reuters, non ha risposto alle richieste di commento da parte dell’agenzia.
La casa automobilistica statunitense produce le auto Model 3 e Model Y nel suo stabilimento nell'hub commerciale di Shanghai, per essere vendute in Cina ed esportate in mercati come l'Europa, costituendo la grande maggioranza delle sue vendite.
Nel 2024 sono state importate in Cina 1.553 Model X e 311 Model S nel 2024, secondo calcoli di Li Yanwei, analista della China Auto Dealers Association.
Le azioni Tesla hanno chiuso ieri in calo di oltre il 7%, a 252,40 euro, performance leggermente peggiore di quella del Nasdaq (-4,31%). Il titolo resta nell’incertezza anche nel pre market USA di oggi, mantenendosi sotto la parità (-1%) nella prima ora di scambi.
La volatilità che ha colpito Wall Street in questi giorni sta facendo perdere l’1% a Tesla negli ultimi 5 giorni, mentre negli ultimi 12 mesi il bilancio è nettamente in rosso: -33%.
Gran parte del "sentiment negativo nei confronti di Tesla è già scontato nel prezzo del titolo, ai suoi livelli attuali", secondo Schwab Network, analista di CFRA Garrett Nelson, che sul titolo mantiene un target price di 360 dollari per azione.
Secondo Network, il primo trimestre ha visto le vendite di auto Tesla toccare il fondo in quanto i primi tre mesi dell’anno sono in genere “il trimestre più debole per le case automobilistiche”. Inoltre, l’analisti ha sottolineato che le quattro fabbriche di Tesla nel mondo sono rimaste ferme in questo periodo.
L’esperto ha poi citato il passaggio alla nuova Model Y come fattore determinante di queste difficoltà riscontrate nel primo trimestre, a cui si è aggiunto l’effetto Musk: “sebbene Tesla abbia perso clienti a causa delle opinioni politiche del suo Ceo, il produttore di veicoli elettrici ne ha anche acquisiti di nuovi”.
Chi invece si mostra negativo su Tesla sono gli analisti di UBS, Goldman Sachs e Mizuho, i quali hanno tagliato i loro target price sulle azioni Tesla, citando tutti e tre l’impatto sui margini delle tariffe auto di Trump.
UBS si attende “che le azioni Tesla siano volatili, ma con un’inclinazione al ribasso, considerando la ricca valutazione (soprattutto rispetto agli altri titoli del Mag7) in un mercato poco dinamico”.
Il broker mantiene una raccomandazione sell a causa di “preoccupazioni sulla domanda”, con un prezzo obiettivo tagliato da 225 a 190 dollari che suggerisce un potenziale calo di quasi il 24% rispetto ai livelli attuali.
Riduzione del target price anche per Goldman Sachs, portato da 275 a 260 dollari, anche in questo caso a causa della debole domanda automobilistica e i costi più alti dovuti alle tariffe. Al tempo stesso, però, GS ritiene che le iniziative di intelligenza artificiale di Tesla potrebbero fungere da cuscinetto a lungo termine.
Tp ridotto da 430 a 375 dollari per Mizuho, vedendo ancora un potenziale di aumento del 48%: pur riconoscendole pressioni competitive, gli analisti si dicono ottimisti sulla leadership di Tesla nel mercato statunitense delle auto elettriche.
Network ha inoltre previsto che Tesla potrebbe guadagnare quote di mercato negli Stati Uniti grazie alla minore esposizione ai dazi dell'amministrazione Trump. Le Tesla sono i veicoli più prodotti nel Paese, quindi gli effetti dei dazi di Trump sull'azienda saranno probabilmente meno evidenti rispetto ad altre case automobilistiche che producono le loro auto all'estero.
Proprio negli Stati Uniti, Tesla ha annunciato ieri il lancio di una nuovaversione del Cybertruck al prezzo di 69.990 dollari, la variante più economica tra i tre modelli attualmente in commercio nel Paese.
Tra gli elementi di ottimismo, Network cita anche il business dell’accumulo di energia della società, cresciuto costantemente nel corso degli anni, chiudendo il suo secondo miglior trimestre nel primo trimestre del 2025. L'analista ha osservato che Tesla Energy ha margini più elevati rispetto al business dei veicoli elettrici dell'azienda e che Tesla stessa vanta un bilancio molto solido.