Tazenda, Serena Carta Mantilla, la nuova voce: “È un anno zero”
Serena Carta Mantilla, nuova voce dei Tazenda, ha rilasciato un'intervista parlando del presente e del futuro della storica band sarda L'articolo Tazenda, Serena Carta Mantilla, la nuova voce: “È un anno zero” proviene da imusicfun.

Serena Carta Mantilla, per la sua prima intervista da nuova voce dei Tazenda, non ha voluto essere sola. Così, dallo studio di Porto Torres dove si tengono le prove generali, alza la cornetta del telefono fisso e accanto a lei ci sono Gino Marielli e Gigi Camedda, colonne storiche della band sarda.
Il debutto dal vivo è stato il 29 marzo ad Avezzano, in Abruzzo. Ora il tour Bonas noas entra nel vivo: il 12 aprile a Sassari, il 14 a Cagliari, il 21 ad Alghero per Pasquetta. Poi, in estate, il viaggio musicale dei Tazenda toccherà altre tappe in tutta Italia.
«È un anno zero, è stimolante scoprire come ci comporteremo sul palco, quali abitudini svilupperemo», racconta Gino Marielli. Guarda Serena, erede di Andrea Parodi e sostituta di Nicola Nite, e riflette ad alta voce: «Serena? È come in matematica, quando ad un insieme inserisci un elemento nuovo: o si distrugge o questo si adatta. Noi stiamo creando un insieme più forte». Poi sorride e scherza: «Se vedo i Tazenda di oggi mi viene la crisi d’identità, ma è una cosa bellissima, vuol dire che c’è un cambiamento».
Un cambiamento che Serena accoglie con entusiasmo: «Sono molto contenta ed elettrizzata, la tensione iniziale è passata. Ora provo tanta euforia e non vedo l’ora di continuare».
Il battesimo del fuoco sul palco è andato oltre le aspettative: «Pensavo di rimanere stretta nella morsa dell’emozione, ma quando sono salita sul palco ha prevalso la voglia di fare un bel concerto. L’ansia si è trasformata in energia. In quella data abbiamo visto realizzarsi quanto preparato nelle prove. Mi è piaciuto il benvenuto dei fan, mi sono sentita accolta e mi hanno commossa».
La notizia della sua entrata nel gruppo, diffusa poche settimane fa, ha sorpreso molti. «Ero preoccupata, invece ho sentito tanta fiducia da parte dei fan. In molti mi hanno scritto “benvenuta nella famiglia Tazenda”. È stato un bell’incoraggiamento». E aggiunge: «Chi mi conosce è rimasto stupito, il mio background non so perché ma lasciava pensare che dovessi andare in direzioni opposte alla mia terra. Invece non avevo intenzione di andarmene».
I Tazenda, per lei, sono sempre stati una presenza familiare. «Hanno sempre fatto parte delle canzoni che cantavo in famiglia. Mio fratello è chitarrista, ricordo quando tirava fuori la chitarra e cominciava con qualche accordo delle canzoni dei Tazenda affinché io ci cantassi su».
Il legame con la musica nasce da lontano. «Ho iniziato da piccola grazie a un pianoforte lasciatomi da mio nonno musicista. Non l’ho mai conosciuto, è morto un anno prima che io nascessi». Dopo gli studi di canto jazz, è iniziata la classica gavetta: «Locali, matrimoni, hotel… poi mi ha chiamata Mario Biondi».
Una svolta inaspettata: «Mio padre ci credeva molto più di me e gli ha mandato il mio curriculum. Pensavo: “Ma figurati!”. Invece nel 2016 ho iniziato come corista per lui». E da lì, un’altra grande avventura: «Dal 2019 fino al novembre 2024 ho lavorato con Renato Zero».
Di lui dice: «Renato Zero ha fatto la storia della musica ed è come lo vede il pubblico: eccentrico, profondo, sensibile. E molto spiritoso, gli piace raccontare le barzellette, ma sul lavoro è serio. Ho imparato tante cose».
L’incontro con i Tazenda nasce da un provino: «Ho saputo che stavano facendo delle selezioni. Non mi aspettavo includessero voci femminili, invece sì, e allora ci ho provato. Le nostre tre voci si fondono bene insieme e abbiamo dato il via a questo esperimento».
Tra i brani del repertorio storico, alcuni le stanno già particolarmente a cuore: «“Astrolicamus”, che era la preferita di Andrea Parodi, “Frore in su nie” e “Chelos”».
Ora Serena è pronta a portare la sua voce – intensa, autentica – in giro per l’Italia insieme a Marielli e Camedda. Una nuova pagina dei Tazenda si sta scrivendo, e ha il sapore delle “bonas noas”, le buone notizie.
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