Talent retention, imprese italiane ultime in Europa

L'Italia è il paese europeo in cui le aziende fidelizzano meno i dipendenti: ecco il vademecum per le migliori strategie di talent ed employee retention.

Apr 17, 2025 - 11:18
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Talent retention, imprese italiane ultime in Europa

Le imprese lamentano da anni la difficoltà di trovare sul mercato lavoratori da assumere con le competenze necessarie per affrontare la Transizione 5.0 e quella digitale imposta dal progresso tecnologico e dall’avvento dell’intelligenza artificiale. Il risvolto positivo è una maggiore apertura al mondo della formazione e della ricerca, mentre manca ancora la consapevolezza del ruolo chiave delle politiche di talent retention (trattenimento in azienda dei migliori talenti).

Non a caso, secondo il rapporto European Workforce Study 2025 di Great Place to Work, l’Italia è il paese europeo in cui i dipendenti sono meno fidelizzati.

Turnover aziendale: i costi nascosti per le aziende italiane

Sono quattro su dieci, i dipendenti italiani che vorrebbero cambiare posto di lavoro nel 2025, contro una media europea del 31% e percentuali comprese fra il 20 a il 25% nei paesi più virtuosi.

Tutto questo è anche antieconomico, perché il turnover ha un costo. Una simulazione di Great Place to Work Italia fornisce la seguente stima: un’azienda italiana di circa 100 collaboratori con un tasso di turnover pari al 10% (che è il valore medio per le organizzazioni attive nel Nord Italia) deve affrontare circa 200mila euro di costi annui attribuibili all’uscita delle persone.

Sono i cosiddetti costi nascosti del turnover, spiega il presidente di Great Place to Work Italia, Beniamino Bedusa:

tra i più difficili da identificare per le aziende, ma sono proprio quelli che aumentano le inefficienze delle organizzazioni proprio a causa delle risorse spese nella selezione, nella formazione e nell’attesa che il nuovo collaboratore raggiunga le performance del dimissionario. Una buona strategia di employer branding, basata sul feedback diretto delle persone, riduce i costi di assunzione e di turnover, fenomeni in deciso aumento, soprattutto nelle nuove generazioni.

La classifica europea della talent retention

La survey si basa sulle opinioni espresse da quasi 25mila collaboratori attivi in 19 paesi europei.

In Italia è pari al 40% la percentuale di dipendenti che vogliono cambiare azienda. In Austria il numero scende al 21%, Paesi Bassi e Germania sono al 23%, la Norvegia al 25%. Fra i meno virtuosi, invece, Francia e Polonia, entrambe con un tasso del 38%, Portogallo (37%), Irlanda (35%), mentre a seguire ci sono Cipro, Grecia e Regno Unito al 33%.

I meno soddisfatti sono i giovani tra i 18 e i 24 anni, che sono in cerca di nuove opportunità nel 40% dei casi: la percentuale scende in modo lineare con il crescere dell’eta anagrafica. Sono il 36% i dipendenti e manager di prima linea fra i 25 e i 34 anni a dichiarare di voler cercare un nuovo lavoro nel corso dell’anno, percentuale che scende al 30% tra chi ha tra i 35 e i 44 anni, al 28% nella fascia d’età tra i 45 e i 54 anni fino al 25% registrato tra gli over 55.

Le strategie per fidelizzare il personale

Le imprese dovrebbero lavorare «sull’ascolto attivo e sul coinvolgimento delle persone, elementi fondamentali per costruire una cultura aziendale solida, attrattiva e sostenibile nel tempo», secondo Bedusa. Uno strumento che funziona è il lavoro ibrido: i dipendenti che possono bilanciare presenza e lavoro a distanza cercano un nuovo lavoro nel 24%, contro il 34% di chi lavora in sede e il 37% di chi invece esegue l’intera prestazione da remoto.

Great Place to Work ha messo a punto anche un vademecum con le otto migliori strategie per la employee retention sulle quali le aziende dovrebbero investire per non perdere i propri collaboratori e talenti.

  1. Equilibrio tra lavoro e vita privata: accordi di lavoro flessibili, aspettative lavorative chiare, una comunicazione aperta con i manager e la definizione di limiti, portano a un migliore work-life balance.
  2. Retribuzione: lo stipendio è un requisito di base per trattenere i talenti e una delle principali fonti di insoddisfazione tra chi se ne va. I manager dovrebbero valutare regolarmente il giusto valore di mercato per i lavori e adeguarlo alle prestazioni dei collaboratori.
  3. Benefit e riconoscimenti: sempre più aziende scelgono soluzioni di welfare aziendale come i benefit per aumentare l’employee retention e ridurre il tasso di turnover
  4. Fiducia tra manager e collaboratori: il rafforzamento delle relazioni tra manager e dipendenti attraverso colloqui e feedback frequenti dimostra ai dipendenti che sono realmente apprezzati.
  5. Rimozione delle barriere: quando i manager non affrontano i problemi, questi diventano barriere sia per le prestazioni organizzative sia per la fidelizzazione dei dipendenti.
  6. Avanzamento di carriera: i manager si devono assicurare che i collaboratori, potenziali e attuali, comprendano il loro percorso di carriera e le opportunità di crescita professionale a loro disposizione. D’altro canto, la mancanza di avanzamento o di sviluppo delle competenze può essere un motivo per un collaboratore per lasciare l’azienda.
  7. Formazione professionale: secondo il World Economic Forum le aziende che offrono ai dipendenti delle opportunità di aggiornamento professionale mantengono il 58% in più dei dipendenti.
  8. Smart-working: i vantaggi del lavoro a distanza, come la riduzione dei tempi di spostamento, un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, la flessibilità del luogo di lavoro e l’autonomia, possono avere un impatto positivo sulla fidelizzazione dei dipendenti.