Svelato l’enigma della mummia austriaca. “Il cappellano è stato imbalsamato attraverso il retto”

Uno studio multidisciplinare ha permesso di accertare l’identità della salma conservata nella chiesa di Sankt Thomas am Blasenstein, sulle alpi austriache. Ma chiarisce anche come il corpo si sia mantenuto così per secoli

Mag 2, 2025 - 21:14
 0
Svelato l’enigma della mummia austriaca. “Il cappellano è stato imbalsamato attraverso il retto”

Vienna, 2 maggio 2025 – Per decenni il mistero del ‘cappellano essiccato’ ha interrogato scienziati e visitatori della chiesa di Sankt Thomas am Blasenstein, sulle alpi austriache. Nella cripta dell’edificio sono conservati i resti mummificati di un uomo, da tempo attribuito a Franz Xaverius Sydler de Rosenegg, sacerdote di origini nobili vissuto nel XVIII secolo. Durante una recente ristrutturazione della chiesa, il professor Andreas Nerlich dell’Università Ludwig-Maximilians University, alla guida di un team multidisciplinare, ha ottenuto l'autorizzazione a eseguire un'autopsia parziale, scansioni TC e altre analisi sul corpo. Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Frontiers in Medicine, ha permesso non solo di confermare l’identità del defunto, ma anche di stabilirne le cause di morte, nonché di spiegare come la salma si sia conservata così per secoli, a dispetto di un corpo apparentemente intatto. La parte del tronco è mummificata, il resto decomposto. 

L’imbalsamazione insolita

"La sorpresa più grande dello studio è arrivata in seguito alla Tac – afferma Nerlich, citato in un articolo di Katie Hunt per CNN – gli scienziati hanno trovato la cavità addominale e pelvica della mummia piena di materiale come trucioli di legno di abete rosso, lino, canapa e tessuto di lino, inclusi alcuni tessuti finemente ricamati. Ulteriori analisi tossicologiche hanno rivelato tracce di cloruro di zinco e altri elementi". 

Ed è questo materiale, secondo i ricercatori, ad aver permesso la conservazione della mummia nell’apparente stato di “essiccazione”. I trucioli e il tessuto avrebbero assorbito l’acqua mentre il cloruro di zinco avrebbe avuto un effetto essiccante e ridotto la carica batterica nell'intestino.  Il fatto che le pareti del corpo fossero completamente intatte fa che il materiale sia stato inserito attraverso il retto. "Ciò ha portato a un eccellente stato di conservazione del tronco – si legge nelle conclusioni dello studio –  mentre il volto (e il cranio) e le estremità periferiche sono meno ben conservati”. Si tratterebbe di una tecnica di imbalsamazione innovativa, la prima testimoniata nella letterature scientifica. Ma secondo Nerlich e colleghi, l’esempio del “cappellano” austriaco testimonierebbe che questa pratica fosse ampiamente usata nel 1.700.

L’identità svelata

Lo studio multidisciplinare guidato da Nerlich conclude che il corpo apparteneva a Franz Xaver Sidler von Rosenegg, un aristocratico diventato prima monaco e poi vicario parrocchiale alla Sankt Thomas am Blasenstein, morto all’età di 37 anni. 

La datazione al radiocarbonio ha collocato l'anno del suo decesso tra il 1734 e il 1780, indicando l’età del soggetto in un range tra i 30 e i 50 anni, con l'intervallo più plausibile tra i 35 e i 45 anni. Lo studio degli isotopi chimici da un campione osseo ha stabilito anche che l’individuo in questione aveva una dieta ricca, con elevata percentuale di carne. Quadro compatibile con “con l'approvvigionamento alimentare previsto per un vicario parrocchiale locale”. 

Le cause della morte

Ma cosa ha ucciso il cappellano? "Era molto probabilmente un fumatore di pipa – si legge nelle conclusioni della ricerca – e soffriva di tubercolosi polmonare cronica attiva con calcificazioni periferiche e centrali (ilare)”. Il lobo destro presentava “una cavità con ossificazione eterotopica focale e potenziale infiammazione attiva”. Condizione che potrebbe aver determinato "un'emorragia polmonare acuta”.