“Sono rinato grazie a Musk. Ho il suo chip nel cervello, sento che siamo spiriti affini”: parla il primo paziente di Neuralink. Il monito del Guardian: “Una distopia in cui un miliardario può accedere ai nostri pensieri”

Noland Arbaugh, il primo paziente a ricevere l'impianto sperimentale di Neuralink, racconta come il dispositivo gli ha restituito l'indipendenza dopo la paralisi. Ma il Guardian mette in guardia dai potenziali rischi di questo potente sistema di controllo del pensiero L'articolo “Sono rinato grazie a Musk. Ho il suo chip nel cervello, sento che siamo spiriti affini”: parla il primo paziente di Neuralink. Il monito del Guardian: “Una distopia in cui un miliardario può accedere ai nostri pensieri” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 5, 2025 - 09:52
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“Sono rinato grazie a Musk. Ho il suo chip nel cervello, sento che siamo spiriti affini”: parla il primo paziente di Neuralink. Il monito del Guardian: “Una distopia in cui un miliardario può accedere ai nostri pensieri”

Stupiti o terrorizzati? È intitolato così un articolo del Guardian sulla storia del primo “paziente” sul quale è stato impiantato il primo dispositivo sperimentale prodotto da Neuralink di Elon Musk per sostituire gesti e movimenti con gli impulsi cerebrali. Nel 2016 Noland Arbaugh ha riportato una lesione del midollo spinale mentre nuotava in un lago che lo ha portato ad una paralisi dal collo in giù. All’epoca Arbaugh era uno studente universitario iperattivo e autosufficiente ma in seguito all’incidente ha dovuto faticosamente reinventare la sua vita su una sedia a rotelle e manovrando un mouth stick, una sorta di lungo pennino per bocca per soddisfare alcuni minimi desideri comunicativi.

Il 2016 è anche l’anno in cui Elon Musk ha fondato Neuralink la sua startup di impianti cerebrali. Arbaugh è così diventato il primo paziente a ricevere il dispositivo sperimentale dell’azienda – si chiama Telepathy – nell’ambito di una sperimentazione clinica. Questo sistema, che prende il nome di interfaccia neurale (brain-computer interface, Bci), decodifica i segnali relativi alle intenzioni di movimento che arrivano nel cervello e li traduce in comandi informatici. Insomma, per muovere un cursore sullo schermo del suo computer portatile ora ad Arbaugh basta il pensiero. Oggi Arbaugh ha 30 anni e intervistato nel 2024 sulla sua nuova vita ha spiegato che è tornato a provare un nuovo senso di indipendenza. Con il dispositivo di Neuralink adesso può controllare quasi completamente un computer, navigando sul web e giocando quando vuole. Arbaugh non è la prima persona a ricevere un’interfaccia cerebrale (tal Nathan Copeland ce l’ha da nove anni ndr), come Neuralink di Musk non è l’unica azienda che sta lavorando alla commercializzazione delle BCI per aiutare le persone con paralisi, disturbi mentali e cecità. “Sono rimasto sbalordito da quello che Neuralink stava cercando di fare”, ha spiegato Arbaugh a WiredUS circa sei mesi fa. “Elon Musk ha avuto un impatto enorme sul mondo, al di là di come lo valuti la gente. È stato davvero bello sapere che era coinvolto in una cosa del genere. Sento che siamo spiriti affini, per la mentalità di voler migliorare l’umanità. È stato molto bello vedere l’uomo più ricco del mondo, forse uno degli uomini più potenti del mondo, interessarsi: non si vedono mai finanziamenti di questo tipo per le persone disabili”.

Il microchip viene impiantato nel cervello e addirittura nel caso di questo ragazzo i risultati si sono visti già 24 ore dopo l’intervento: “Subito dopo l’intervento ero sdraiato nel mio letto d’ospedale. Sono entrati e hanno attivato l’impianto per la prima volta. Mi hanno mostrato uno schermo con diversi canali e mi hanno spiegato che erano i segnali in tempo reale che Neuralink stava captando nel mio cervello. Quindi sapevo che stava funzionando. Il mio primo istinto è stato quello di iniziare a giocherellare, muovendo le dita per vedere se riuscivo a vedere qualche grosso picco. Ogni volta che muovevo l’indice, c’era un grande picco giallo. L’ho fatto tre o quattro volte. Ho pensato: “Che figata!”. Ho mosso il dito e ha fatto un salto, e tutte le persone nella stanza si sono entusiasmate. Quando hanno iniziato a inserirmi nell’app e a farmi fare cose come la calibrazione o la mappatura del corpo e ho avuto il controllo del cursore per la prima volta, è stato tutto molto intuitivo. Non è stato per niente difficile e credo che da qui in poi non potrà che migliorare”.

Ora, il Guardian dopo diversi mesi dalle interviste al felicissimo Arbaugh ha cominciato a preoccuparsi dello scopo delle operazioni commerciali di Musk, lodevoli quando fino al 2020 ha supportato il partito Democratico statunitense, diventate pericolose da quando dopo aver sostenuto Trump è diventato responsabile del DOGE, un organismo governativo per i tagli e l’efficienza della spesa pubblica. Il Guardian, infatti, si chiede se sia “l’inizio di una distopia in cui un miliardario può accedere ai nostri pensieri”.

L'articolo “Sono rinato grazie a Musk. Ho il suo chip nel cervello, sento che siamo spiriti affini”: parla il primo paziente di Neuralink. Il monito del Guardian: “Una distopia in cui un miliardario può accedere ai nostri pensieri” proviene da Il Fatto Quotidiano.