Soffocata e poi uccisa. Si riapre il caso di Liliana Resinovich. Il legale, "il suicidio e...

AGI - Liliana Resinovich, la donna di 63 anni scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 e ritrovata il 5 gennaio successivo priva di vita in un boschetto dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste, potrebbe essere stata soffocata e uccisa con due sacchetti di plastica.  E' questa l'ipotesi che emergerebbe dalla consulenza tecnica depositata in procura che avrebbe, inoltre, rilevato lesioni non evidenziate in precedenza. Il caso giudiziario, dunque, verrà riaperto, come scrive in una nota il procuratore facente funzioni di Trieste, Federico Frezza, riferendosi proprio alle conclusioni cui sono giunti gli esperti tecnici: iI "minuzioso lavoro" svolto dai periti "impone una profonda rivalutazione dell'intero procedimento, forse con eventuali nuovi accertamenti e acquisizioni", il cui oggetto "non può, ovviamente, venire reso pubblico".  Frezza ricorda anche che il pm assegnatario del procedimento sulla morte di Liliana Resinovich non è più in servizio in procura e che il procedimento è stato affidato a un altro magistrato "già al lavoro sul fascicolo". Frezza reputa "doverosa" la comunicazione alla luce "dell'evidente interesse pubblico per la vicenda" in quanto "già ampiamente resa nota dai media".  "Finalmente dopo tre anni ci troviamo nella giusta direzione. L'ipotesi del suicidio era grossolana e bizzarra e adesso è stata esclusa in radice". A dirlo Nicodemo Gentile, presidente dell'Associazione Penelope e legale del fratello di Liliana. "Ci siamo sempre battuti, sostenendo che le lesività sul corpo non erano di natura accidentale - spiega - adesso, grazie al complesso e minuzioso lavoro della consulenza legale, c'è la necessità di fare ulteriori accertamenti, di una profonda rivalutazione del procedimento, come ha detto oggi la procura. C'è da fare una grande valutazione sul perché questa indagine sia deragliata ma è importante che sia stata rimessa adesso sul giusto binario. Abbiamo fiducia nella procura e nella questura di Trieste, dove lavorano professionisti seri". "Non mi aspetto una risposta dalla sola medicina legale - aggiunge il penalista - questa si deve associare ai fatti circostanziali, e poi ci sono alcune persone mai sentite dagli inquirenti, noi abbiamo indicato alcuni amici della coppia che si frequentavano in modo assiduo, un'albergatrice che li conosceva, insomma...persone da ascoltare ce ne sono". "Mai visto un suicidio che accade coi sacchetti e che i sacchetti lasciano tutti quei segni sul volto, mentre al contrario non lascia segni il cordino. Tutte quelle lesività parlano, prima di morire qualche ceffone è arrivato. Il movente? Evidentemente lei dava fastidio a qualcuno negli ultimi tempi, non era difficile sopraffarla, pesava solo 42 chili", conclude l'avvocato Gentile. 

Mar 3, 2025 - 19:14
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Soffocata e poi uccisa. Si riapre il caso di Liliana Resinovich. Il legale, "il suicidio e...

AGI - Liliana Resinovich, la donna di 63 anni scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 e ritrovata il 5 gennaio successivo priva di vita in un boschetto dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste, potrebbe essere stata soffocata e uccisa con due sacchetti di plastica.  E' questa l'ipotesi che emergerebbe dalla consulenza tecnica depositata in procura che avrebbe, inoltre, rilevato lesioni non evidenziate in precedenza. Il caso giudiziario, dunque, verrà riaperto, come scrive in una nota il procuratore facente funzioni di Trieste, Federico Frezza, riferendosi proprio alle conclusioni cui sono giunti gli esperti tecnici: iI "minuzioso lavoro" svolto dai periti "impone una profonda rivalutazione dell'intero procedimento, forse con eventuali nuovi accertamenti e acquisizioni", il cui oggetto "non può, ovviamente, venire reso pubblico".  Frezza ricorda anche che il pm assegnatario del procedimento sulla morte di Liliana Resinovich non è più in servizio in procura e che il procedimento è stato affidato a un altro magistrato "già al lavoro sul fascicolo". Frezza reputa "doverosa" la comunicazione alla luce "dell'evidente interesse pubblico per la vicenda" in quanto "già ampiamente resa nota dai media". 

"Finalmente dopo tre anni ci troviamo nella giusta direzione. L'ipotesi del suicidio era grossolana e bizzarra e adesso è stata esclusa in radice". A dirlo Nicodemo Gentile, presidente dell'Associazione Penelope e legale del fratello di Liliana. "Ci siamo sempre battuti, sostenendo che le lesività sul corpo non erano di natura accidentale - spiega - adesso, grazie al complesso e minuzioso lavoro della consulenza legale, c'è la necessità di fare ulteriori accertamenti, di una profonda rivalutazione del procedimento, come ha detto oggi la procura. C'è da fare una grande valutazione sul perché questa indagine sia deragliata ma è importante che sia stata rimessa adesso sul giusto binario. Abbiamo fiducia nella procura e nella questura di Trieste, dove lavorano professionisti seri". "Non mi aspetto una risposta dalla sola medicina legale - aggiunge il penalista - questa si deve associare ai fatti circostanziali, e poi ci sono alcune persone mai sentite dagli inquirenti, noi abbiamo indicato alcuni amici della coppia che si frequentavano in modo assiduo, un'albergatrice che li conosceva, insomma...persone da ascoltare ce ne sono".

"Mai visto un suicidio che accade coi sacchetti e che i sacchetti lasciano tutti quei segni sul volto, mentre al contrario non lascia segni il cordino. Tutte quelle lesività parlano, prima di morire qualche ceffone è arrivato. Il movente? Evidentemente lei dava fastidio a qualcuno negli ultimi tempi, non era difficile sopraffarla, pesava solo 42 chili", conclude l'avvocato Gentile.