Scuola, è scontro sull’aumento degli stipendi dei docenti: «Un bluff, dicono 150 euro ma è meno della metà»
I sindacati contro la proposta dell'Aran, l’agenzia che negozia per conto del governo con i sindacati, per il rinnovo del contratto della scuola L'articolo Scuola, è scontro sull’aumento degli stipendi dei docenti: «Un bluff, dicono 150 euro ma è meno della metà» proviene da Open.

Aumenti da 150 euro lordi per i docenti delle scuole, 142 per quelli universitari, 211 per la ricerca e 130 per il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario). Sono queste le cifre proposte dall’Aran, l’agenzia che negozia per conto del governo con i sindacati, per il rinnovo del contratto della scuola. Le organizzazioni sindacali sono andate su tutte le furie. Questi aumenti, a loro avviso, sono del tutto «inadeguati» rispetto all’inflazione e alla perdita di potere d’acquisto subita negli ultimi anni. Inoltre, quasi il 60% di queste somme è già stato anticipato sotto forma di indennità di vacanza contrattuale maggiorata (circa 80 euro al mese), il che significa che l’incremento reale in busta paga, a trattativa conclusa, si ridurrà a poco più di 60 euro al mese.
L’ira dei sindacati: «I docenti faticano a pagare le bollette»
Per la Flc Cgil, gli aumenti proposti sono «salari del tutto inadeguati». Sulla stessa linea Ivana Barbacci, segretaria della Cisl Scuola, che ci tiene, però a precisare come la questione sia prettamente politica: «L’Aran, di fatto, contratta sulla base delle risorse messe a disposizione dal governo. Questa è una partita tutta politica perché è proprio l’esecutivo che deve assumersi la responsabilità di un intervento più consistente per garantire un adeguato riconoscimento economico ai lavoratori della scuola». Sul piede di guerra anche Carlo Castellana, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti: «Gli aumenti sono insufficienti e non coprono nemmeno la metà dell’inflazione registrata nel triennio. Noi campiamo col netto e con queste cifre non si riesce a far fronte alle spese quotidiane come bollette, mutui e spesa», denuncia.
La proposta della Gilda: «Carta docente nello stipendio»
Tra le proposte avanzate al tavolo delle trattative con l’Aran, Castellana ha suggerito anche di integrare la carta docente nello stipendio. «C’è necessità di trovare risorse aggiuntive per garantire un contratto degno. Per questo proponiamo di destinare tutte le risorse disponibili direttamente in busta paga», commenta. A Open spiega inoltre che è vero che «le risorse negli ultimi anni sono aumentate», ma – precisa «non sono state proporzionali rispetto all’impennata dell’inflazione. Questo contratto fa riferimento al triennio 2022-2024, le risorse sono quelle stanziate nelle rispettive leggi di bilancio. Il problema è che in questi tre anni l’inflazione è andata oltre il 17%, mentre l’adeguamento degli stipendi è solo del 6%. Insufficiente». Il prossimo tavolo è convocato per la fine del prossimo mese, ma la strada per il rinnovo contrattuale appare dunque in salita: ora la palla passa al Governo, chiamato a decidere se e come rispondere alle richieste del mondo della scuola.
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