San Siro, nuovo stadio per Inter e Milan e indagine: il riassunto dall’inizio
Quanto costerà il nuovo San Siro e quali sono i problemi che Inter e Milan stanno affrontando. Dal vincolo all'indagine, passando per la valutazione del Fisco: ecco tutta la storia

Dove giocheranno Inter e Milan? Il futuro di San Siro è incerto e ormai da mesi si discute, contratta, indaga e progetta. Nerazzurri e rossoneri, insieme al Comune, sono al centro di un vero e proprio caso, suddiviso in più puntate.
Proviamo allora a fare chiarezza, spiegando cos’è accaduto e cosa potrebbe succedere. C’è davvero la possibilità che Milano abbia tre stadi di calcio? Il Meazza verrà realmente “abbandonato”? E cos’è questa indagine in corso? Facciamo il punto della situazione.
Inter, stadio a Rozzano
Il progetto di uno stadio dell’Inter a Rozzano non è qualcosa di recente. Non si tratta affatto di un’idea di questa dirigenza o della precedente. È stata l’Inter di Moratti nel 2008 a valutare la Bovisa per la costruzione di un nuovo impianto.
Passate al vaglio Rho-Pero, Rozzano e Sesto, ma non si è mai andati oltre le sole carte. Nessuna parvenza di concretezza, accettando di proseguire insieme con il Milan. Ben 11 anni dopo, nel 2019, ecco arrivare il progetto dello studio Populous, che fa sognare i tifosi nerazzurri con la sua “Cattedrale”. Il nuovo Meazza è servito ma, com’è evidente, anche qui la carta ha avuto la meglio sul cemento.
Che fine ha fatto il sogno stadio a Rozzano? Il 31 gennaio è scaduto il secondo rinnovo dell’accordo tra Inter e il gruppo Cabassi, per valutare in esclusiva la fattibilità dei lavori. Un’esclusiva costata quasi 850mila euro. Soldi sperperati, considerando come a febbraio 2025 la famiglia Cabassi abbia ufficializzato la concessione del diritto d’esclusiva a un’altra società.
Milan, stadio a San Donato
Anche il Milan ha sognato uno stadio tutto suo. Il progetto non basi così radicate come quelle dell’Inter, forse, ma ha raggiunto lo stesso grado d’avanzamento, prima di subire uno stop forzato. Lo sguardo dei rossoneri è stato rivolto a San Donato, precisamente a 108 metri quadrati nell’area di San Francesco.
La società sembrava certa di percorrere questa strada, arrivando ad acquistare i terreni. Il costo di questa operazione? 40 milioni di euro. Questa cifra è però complessiva, tenendo conto anche di altre aree limitrofe, per un totale di 650mila metri quadrati.
La cifra però non è quella conclusiva. Nel fascicolo di bilancio 2023-24 si legge di un “versamento in conto futuro aumento di capitale (da deliberarsi entro il 30 giugno 2026) per un importo pari a 40 milioni di euro”. Proseguendo, però, si legge anche di “un ulteriore versamento in conto futuro aumento di capitale (da deliberarsi entro il 30 settembre 2027) per un importo pari a 15 milioni di euro”.
Il motivo? “I versamenti sono stati effettuati al fine di dotare la Capogruppo A.C. Milan S.p.A. dei fondi necessari per coprire i costi direttamente o indirettamente correlati al progetto del nuovo stadio”.
Un investimento da 55 milioni di euro, e ora? Il Corriere della Sera ha spiegato nei primi giorni di marzo come quell’enorme area, acquistata tramite SportLifeCity (controllata al 90% dal Milan), potrebbe avere un nuovo utilizzo. Toccherà trovare un accordo con il Comune di Milano e l’amministrazione di San Donato. Il risultato finale potrebbe essere una struttura enorme e moderna per il settore giovanile.
Un’ipotesi presa in considerazione fin da subito, stando ai documenti: “Anche laddove AC Milan non intendesse sfruttare l’area per la costruzione del nuovo stadio, potrebbe comunque utilizzarla per lo sviluppo di altri interessanti progetti in area entertainment e sport”.
San Siro: il vincolo
Se una ricostruzione va fatta, occorre parlare anche del vincolo di San Siro. Abbattere il Meazza, ricostruire una nuova casa per Inter e Milan, non era una soluzione percorribile per la Sovrintendenza.
Si è creata una profonda spaccatura, che ha portato a dichiarare lo stadio meritevole del vincolo culturale. Il tutto in pieno contrasto con il progetto del Comune e del sindaco Sala. Parere espresso all’unanimità in relazione alla “sussistenza dell’interesse culturale per il secondo anello dello stadio di San Siro, in vista di futura verifica”, al compimento dei 70 anni del secondo anello.
Un problema che sembrava insormontabile e che invece è sfumato dopo l’accordo per la vendita del Meazza. Il passaggio da una proprietà pubblica a una privata, infatti, cancella l’automatismo della disciplina di tutela.
La vendita di San Siro
Il sindaco Beppe Sala ha fatto di tutto per evitare che Inter e Milan lasciassero il cuore della città. Una perdita simbolica ed economica. Numerosi i confronti tra vari rappresentati, fino ad arrivare alla vendita di San Siro (tutt’altro che concretizzata).
Sul sito del Comune di Milano è stato pubblicato l’avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse relative all’area di San Siro. L’iter di vendita è dunque entrato nel vivo e occorre accogliere eventuali proposte alternative a Inter e Milan. Avviso che resterà aperto fino al 30 aprile. Non ci si attende sorprese su questo fronte, con i club che sperano di poter concretizzare la vendita in loro favore entro il 31 luglio.

Perché di colpo tanta fretta? Come spiegato, il vincolo sarà attivo ai 70 anni del secondo anello. Di fatto agli inizi di novembre l’intero progetto di rinascita dell’area potrebbe svanire, così com’è stato pensato dalle società.
Indagine sulla vendita
L’11 marzo Inter e Milan hanno presentato il documento di fattibilità. Lo step fondamentale per poter acquistare lo stadio San Siro, così come le aree limitrofe all’impianto. Decisivo l’incontro a Palazzo Marino, in seguito al quale i rappresentanti di Oaktere e RedBird hanno raggiunto l’intesa. Di grande importanza la clausola relativa agli scenari in caso di passo indietro da parte di uno dei soggetti.
Il Comune ha chiesto all’Agenzia delle Entrate una valutazione della struttura e delle aree interessate. Si discute ora proprio in merito a ciò, con la Procura di Milano che ha aperto un’indagine esplorativa. Non ci sono ipotesi di reato e, ovviamente, indagati. Si mira a verificare possibili danni per le casse pubbliche. Quello che il sindaco Sala definisce “un atto dovuto”.
Quanto vale San Siro
L’Agenzia delle Entrate ha indicato in 197 milioni di euro il valore complessivo:
- 73 milioni per il Meazza;
- 124 milioni per l’area intorno.
Un valore decisamente inferiore rispetto a quanto ritenuto dall’ex vicesindaco Luigi Corbani. Due lettere aperte ai consigliari comunali di Milano. Il problema? “Sembra emergere una valutazione patrimoniale di San Siro basata non sul reddito che lo stadio ha prodotto e produce al Comune proprietario”.
Questi ha dalla sua la lista dei dati finanziari relativi al Bilancio Proventi da Concessioni Stadio San Siro: 259 milioni di euro di proventi dal 2000 al 2024, che si traducono in 10,4 milioni all’anno per il Comune.
Ecco dunque spuntare ben altre cifre. Sfruttando il saggio di rendimento usato dal Fisco, 5,8%, si ottengono 125 milioni per il solo stadio. Corbani però ritiene sia da considerare un tasso del 3,33%, con cifra conclusiva di 218 milioni.
Per quanto riguarda le zone limitrofe, invece, il costo da prevedere sarebbe di 472,94 euro per metro quadrato secondo l’Agenzia. L’ex vicesindaco ribadisce però il valore di monetizzazione stabilito dalla giunta comunale, pari a 703,11 euro per metro quadrato.
Se si procedesse a suo modo, il valore dei terreni sarebbe di 184 milioni e la spesa complessiva potrebbe superare i 400 milioni di euro.