Resistere è possibile, la lezione di Francesco

Il silenzio di Bergoglio ci consegna una responsabilità, perché ha scolpito nella storia un principio tanto elementare quanto dirompente: che l’umano si salva solo restando umano

Apr 27, 2025 - 08:14
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Resistere è possibile, la lezione di Francesco

Roma, 27 aprile 2025 – Ci siamo chiesti, tutti, se quel funerale e quel commiato a un grande del nostro tempo avrebbero avuto la forza di una profezia, se il fondamento del cristianesimo - che si nutre della speranza nel miracolo - avrebbe preso forma lì, accanto alla cassa di cipresso di Francesco, attorniato dai potenti della terra. Ci siamo chiesti, tutti, se il suo testamento avrebbe fatto presa sulle orecchie sorde di chi governa il mondo. E ieri c’era il mondo - con i suoi conflitti e le sue contraddizioni, le ambiguità e le bugie, il cinismo e la violenza, la speranza, la ferocia, la meschinità e la bellezza -, di fronte alla solitudine del papa che più di ogni altro ha incarnato l’idea semplice e rivoluzionaria del Vangelo: e cioè che il potere è vero solo se è servizio, che la fede è viva solo se è ferita, che la politica è giusta solo se ha il coraggio di proteggere i deboli.

Il colloquio fra Trump e Zelensky tra i marmi di San Pietro
Il colloquio fra Trump e Zelensky tra i marmi di San Pietro

Così, la foto di Trump e Zelensky - faccia a faccia nella Basilica, le schiene protese, i volti vicini - è arrivata subito come un monito: l’incontro autentico fra esseri umani può fare e può dare molto di più degli show meschini a favore di telecamere dentro allo Studio Ovale, può essere più intenso e vero di un comunicato stampa, di un annuncio social, della propaganda fatta su misura degli interessi sovrani. È stato necessario il silenzio di un morto per far parlare i vivi.

Basta quell’immagine a nutrire l’illusione che una pace sia più vicina? Francesco ha lasciato una luce concreta, attraverso le ombre della storia? In quelle stesse ore Putin - il grande assente - rivendicava la “vittoria contro Kiev”, ringraziando i suoi alleati della Corea del Nord. Un modo per ricordare a tutti noi che la realtà è più contorta e crudele della preghiera. E allora permane il dubbio, e permane soprattutto la paura, che forse nessun vero progresso nascerà da una fotografia tra i marmi di San Pietro. Ma quella fotografia, almeno quella, resterà: il mondo che si specchia, anche solo per un istante, nella possibilità della riconciliazione.

In questi anni, mentre ci laceravamo sotto il peso delle guerre e dei nazionalismi, Francesco non ha mai ceduto alla tentazione della neutralità. Ha parlato di pace mentre le fabbriche delle armi raddoppiavano i profitti. Ha parlato di dignità mentre la nuova geopolitica costruiva muri, scatenava guerre, abbandonava i migranti a morire senza nome. La sua Chiesa era un "ospedale da campo", diceva. Ma non era solo la Chiesa: era l’intera civiltà contemporanea, ferita e sanguinante, che cercava una cura. Francesco non ha curato tutti né, tantomeno, ha salvato tutti. Ma ha testimoniato che curare è possibile, che salvare è possibile, che resistere è necessario.

Un’eredità di cui il Conclave non potrà non tener conto, quando tra pochi giorni sarà chiamato a scegliere il suo successore. Un’eredità che la Chiesa - lacerata tanto quanto il mondo in cui è immersa - non potrà ignorare, come ha lasciato intendere nella sua tenera e potente omelia il cardinale Giovanni Battista Re.

Da oggi il silenzio di Francesco ci consegna una responsabilità, perché ha scolpito nella storia un principio tanto elementare quanto dirompente: che l’umano si salva solo restando umano. A noi rimane dunque una domanda: siamo disposti a credere, ancora, nell’uomo?

Al di là di come andrà il futuro prossimo, ieri abbiamo visto, per un momento e nell’immediatezza evocativa di un’immagine, che la pace è possibile, che si può resistere alla logica della forza. Se tra le ombre della Basilica, tra le manovre dei potenti e le ambizioni dei governi, qualcosa di Francesco è sopravvissuto, allora il futuro, qualunque forma assuma, porterà ancora traccia della sua invincibile mitezza.