Questa è la BOMBA che sta per esplodere nelle mani di TRUMP
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C’erano grandi aspettative a Wall Street quando Donald Trump venne proclamato il nuovo Presidente degli Stati Uniti. In poche la reazione dei mercati americani alle elezioni vide le sessioni gli indici americani impennarsi di circa il 5%, e fino a quasi il 10% nel caso del Nasdaq.
Tuttavia, da allora, tutto, assolutamente tutto ciò che si era guadagnato durante la fine dell’anno scorso, è già svanito. E persino qualcosa di più: l’SP500 ha registrato un calo del 17%, mentre altri indici altrettanto importanti come il Nasdaq Comp o il Russell 2000, hanno visto una caduta del 22% e del 25% rispettivamente.
Cosa sta succedendo? Dazi, barriere al commercio, pressioni geopolitiche… e nel frattempo gli indici continuano in rosso.
Tra tutte le cose che si sono dette in questi giorni, di seguito ti racconterò qual è l’idea che c’è dietro tanto apparente non sense, perché dà la sensazione che si tratti di un disegno ben pensato e non una sequenza di decisioni sconsiderate senza capo né coda.
Qual è la BOMBA che sta per esplodere a DONALD TRUMP?
Spoiler, parlo della schiavitù delle economie moderne: il debito.
Tradizionalmente, le economie occidentali sono state in grado di mantenere delle finanze relativamente equilibrate. Gli Stati Uniti, ad esempio, durante tutto il decennio degli anni ’70 e ’80, superarono a malapena il 50% del loro PIL in debito (e in quegli anni il loro prodotto interno lordo era molto più basso di adesso).
Già negli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000, questo tetto è salito al 70% – 80% del PIL, il che potrebbe ancora essere definito responsabile.

Per fare solo un esempio che da il senso della propozione, da questa parte dell’oceano, la Spagna non ha mai superato il 45% – 50% di debito sul PIL.
Ma tutto è cambiato dopo la crisi finanziaria del 2008, quando le economie hanno deciso di continuare a crescere basandosi sul debito: parliamo di tassi di indebitamento superiori al 100%. Questo sogno di assistenzialismo perpetuo tramite debito è stato più o meno possibile durante tutto il decennio passato soltanto grazie ai tassi di interesse reali negativi, e persino positivo durante periodi di tempo molto brevi.

Era tutto più semplice. Le economie potevano indebitarsi pagando, nel peggiore dei casi, interessi molto bassi, e nel migliore direttamente ottenendo profitto chiedendo debito (diciamo restituendo meno valore in termini reali). E quando arrivava la scadenza dello stesso, si rifinanziava una e un’altra volta sotto questo stesso schema.
Purtroppo tutto questo è cambiato a partire dal 2021 quando un’inflazione scatenata, che ancora non se ne va del tutto, ha costretto a far salire i tassi di interesse in fretta fino al 5% – 5,25%.
Ed è qui che entra in gioco la BOMBA con cui dovrà fare i conti l’Amministrazione Trump: il 25% del suo debito totale scade nel corso di quest’anno e il 70% durante questo attuale primo semestre.
Ovviamente non è lo stesso rifinanziare il debito a interessi reali negativi o appena dell’1%, che farlo al 4,25% (o reali intorno al 2%) e per di più considerando che il livello di debito è oggi molto più alto.
Si parlerebbe di un vero e proprio buco nel bilancio federale degli USA, quando già di per sé, ad oggi la voce di pagamento degli interessi è già la terza maggiore voce di spesa più elevata (dopo Sanità e pensioni!), per un ammontare di 1,15 bilioni di dollari (o trilioni).
Cosa succederà quando in appena pochi mesi il 25% di tutto questo debito scadrà e Trump sarà costretto a rifinanziarlo intorno al 4%? Il pagamento degli interessi diventerà ufficialmente la maggiore voce di spesa? Come abbiamo detto, un vero e proprio buco nella sua linea di bilancio. E ancor di più nel caso di un governo, che presumibilmente cerca di tagliare, e di essere più efficiente.