Prato, la revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini approda in Consiglio comunale
Una lunga ricerca storica di Anpi e del presidente del Consiglio Tinagli hanno riportato alla luce il documento storico dell'onorificenza, datata 19 maggio 1924

Prato, 11 aprile 2025 - Alla vigilia dell'80esimo anniversario della Liberazione nazionale, approderà in Consiglio comunale il 17 aprile la revoca della cittadinanza onoraria della città di Prato a Benito Mussolini, assegnata al Duce il 19 maggio 1924: dopo 101 anni, come già fatto da altre città come ad esempio Salò, il Consiglio comunale discuterà dell'annullamento dell'onorificenza.
L'atto è stato presentato stamani, 11 aprile, dalla sindaca Ilaria Bugetti, dal presidente del Consiglio comunale Lorenzo Tinagli, dall'assessora alla Memoria Chiara Bartalini, il presidente della Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza Massimo Chiarugi, il responsabile della didattica del Museo Enrico Iozzelli, il presidente dell'Associazione 6 settembre Mirko Castellani, Bruno Becchi, figlio del partigiano Vinicio Becchi, la presidente di Anpi Prato Angela Riviello, il presidente di Aned Gabriele Alberti, Flora Leoni di Aned e lo storico Giampiero Nigro.
Tutto è nato da un'intuizione di Anpi Prato, che ha proposto al presidente del Consiglio comunale Lorenzo Tinagli di verificare se Mussolini fosse cittadino onorario anche di Prato, dato che appunto in quegli anni era un tributo che gli era stato dato da diverse città. E la passione per la storia e la ricerca di Tinagli ha fatto il resto, anche se trovare il bandolo della matassa non era facile, perché i riscontri documentali sembravano non esserci e i ricordi a riguardo erano molto annebbiati. Alla fine però, in uno degli archivi che il Comune ha nel territorio di Vaiano, grazie anche ad Elia Rotolo, dipendente dell'Archivio Generale, dagli enormi scaffali con gli atti del Consiglio comunale è emerso un faldone ingiallito dal tempo che conteneva l'atto pubblico del conferimento della cittadinanza ad honorem a Benito Mussolini, firmato dal sindaco Tito Cesare Canovai.
"Abbiamo consultato l’archivio generale del nostro Comune e abbiamo avuto la fortuna di ritrovare questo documento affascinante, che era stato dimenticato dalla città - afferma il presidente Tinagli - La ricerca è stata utilissima anche dal punto di vista storiografico, perché di questo atto non c’era riscontro neppure nelle fonti secondarie, che non citavano la delibera di conferimento, mentre invece facevano riferimento ad altri eventi o fatti come ad esempio la visita di Mussolini a Prato il 25 maggio del 1926 o altri atti celebrativi. Oggi riportiamo alla luce un documento che permette di analizzare in modo scientifico un tratto del ventennio, perché lo studio della storia è il collante che tiene insieme una comunità. La delibera di revoca è opportuna perché quei valori su cui si poggia il conferimento della cittadinanza onoraria a Mussolini sono stati superati e completamente riscritti in modo antitetico".
Dello stesso avviso il professor Giampiero Nigro, docente di Storia economica dell'Università di Firenze: "E' importante che venga riaperta la riflessione su quei fatti, troppo spesso interrotta nel nostro Paese. Questa è l'occasione per farlo. E' necessario raccontare i fatti storici ai nostri figli per creare coscienze più forti". "Come Anpi da tempo lavoriamo per sull'emersione di questi atti non solo per la memoria, ma per la cultura della memoria, per il riconoscimento storico di ciò che è avvenuto - dice anche la presidente Angela Riviello - La revoca della cittadinanza a Mussolini non è un atto ideologico, ma di distacco da quella ideologia, perchè abbiamo ricostruito il nostro Paese sulla base di una Costituzione che consacra altri valori".
La delibera che arriverà in Consiglio si basa anche sui trattati storici di studiosi del periodo fascista, come il professor Marco Palla di Storia Contemporanea dell'Università di Firenze, autore e curatore di diverse pubblicazioni sul fascismo, dello scrittore e saggista Giovanni De Luna - autore di "Un monumento di carta, la Segreteria particolare del Duce, 1922-1943" - e del professor Michelangelo Borri dell'Università di Trieste e Udine, autore de "Il cittadino d'Italia": come ha riportato Enrico Iozzelli, la cittadinanza al Duce costituiva un'imposizione dall'alto perchè il regime fascista era alla ricerca della piena legittimazione da parte della popolazione ed era quindi frutto del clima di violenza di quegli anni e della strategia di creare il mito di Mussolini anche attraverso le numerose cittadinanze ad honorem conferitegli tra il 1923 e il 1925.
"Vogliamo la revoca di quella cittadinanza per il rispetto dei principi su cui si erge la nostra Costituzione - dice la sindaca Ilaria Bugetti - Auspico che su questa delibera, che passerà in Consiglio il prossimo 17 aprile, ci sia unanimità perché i valori dell’antifascismo devono essere universalmente riconosciuti, perché significa rispettare il dettato costituzionale su cui tutti noi abbiamo giurato. Non è un atto ideologico ma bensì storico. A beneficio della storia un atto richiama un atto. E aggiungo anche, che facendo tesoro delle parole del professor Giampiero Nigro, approfondiremo quel periodo storico partendo proprio dai documenti che abbiamo trovato nei nostri archivi. Ora più che mai c’è bisogno di conoscere in profondità quel periodo storico per saperne prendere le distanze e affinché non si ripeta mai più”.