Pogacar e la missione Parigi-Roubaix. Dal test di Arenberg ai record sul pavé in allenamento: com’è nata la folle idea
Un uomo in missione. Tadej Pogacar domenica 13 aprile debutterà alla Parigi–Roubaix, la regina delle classiche del ciclismo. Lo sloveno è diventato il corridore in attività con più successi nelle corse monumento, grazie al secondo trionfo al Giro delle Fiandre. Sono otto le vittorie del campione del mondo in carica nelle cinque gare di un […] L'articolo Pogacar e la missione Parigi-Roubaix. Dal test di Arenberg ai record sul pavé in allenamento: com’è nata la folle idea proviene da Il Fatto Quotidiano.

Un uomo in missione. Tadej Pogacar domenica 13 aprile debutterà alla Parigi–Roubaix, la regina delle classiche del ciclismo. Lo sloveno è diventato il corridore in attività con più successi nelle corse monumento, grazie al secondo trionfo al Giro delle Fiandre. Sono otto le vittorie del campione del mondo in carica nelle cinque gare di un giorno più importanti della stagione. Una in più di Mathieu Van der Poel, che lo aveva agganciato alla Milano-Sanremo e ora non vuole farlo scappare. Pogacar, questa volta, ha deciso di sfidarlo sul suo terreno prediletto: il pavé della Parigi-Roubaix. È la prima volta che lo sloveno prende parte da professionista all’Inferno del Nord, ma di sicuro non sarà una comparsa.
È dal 1991, quando Greg Lemond chiuse 55esimo, che il campione in carica del Tour de France non partecipa alla Roubaix. E bisogna tornare ancora più indietro per trovare l’ultima maglia gialla dell’anno prima capace di imporsi nella regina delle classiche. Guarda caso si tratta di Eddy Merckx, il ciclista più forte di tutti i tempi che Pogacar si prepara a superare. Sono passati 52 anni da quando il belga alzò le braccia al cielo nel velodromo di Roubaix e non sarebbe un’utopia se lo sloveno interrompesse quest’attesa.
Rispetto al Fiandre, però, il terreno per fare la differenza è molto meno e Pogacar dovrà fare i conti con specialisti come Van der Poel e Wout Van Aert, provenienti dal ciclocross, oltre a Mads Pedersen e Filippo Ganna. Salite non ce ne sono, ma lo sloveno ha già dimostrato di essere a proprio agio sulle pietre, vedi al Tour de France 2022 quando staccò i rivali nella Lilla-Arenberg-Porte du Hainaut che aveva 19,4 km di pavé. Questa volta, però, dovrà vedersela con corridori abituati a questo tipo di corse, dotati di maggiore potenza e scaltrezza sulle pietre, terreno in cui, tra l’altro, cadute e forature sono sempre dietro l’angolo.
Van der Poel è il favorito. Ha vinto le ultime due edizioni e va a caccia del tris consecutivo riuscito solo a Francesco Moser post Prima guerra mondiale. L’olandese, così come Van Aert, Pedersen e lo stesso Ganna, in caso di arrivo in volata è superiore a Pogacar, che non ha la potenza dei rivali abituati agli sprint di gruppo. Oltretutto, non è da escludere che velocisti puri come Jasper Philipsen, secondo sia nel 2023 che nel 2024, possano tenere sul pavé e arrivare con i primi nel velodromo. Al tempo stesso Pogacar è in condizione stellare e se partecipa lo fa per vincere. Nell’intervista post trionfo al Fiandre lo sloveno ha sottolineato come la Roubaix sia un’altra corsa e sarà più difficile imporsi. Ma ha aggiunto che ci crede e chi meglio di lui può sfatare un tabù che per un vincitore del Tour de France dura da 44 anni. L’ultimo a riuscirci è stato Bernard Hinault nel 1981.
Per raggiungere questo traguardo ha infranto anche i piani della sua squadra, la UAE Emirates, che preferiva evitare rischi in vista del Tour. Il progetto Roubaix ha preso forma il 9 febbraio quando Pogacar ha provato la Foresta di Arenberg, il tratto più iconico della corsa, assieme al compagno Tim Wellens, impressionando sia lui sia il direttore sportivo Fabio Baldato. Lì è maturata la decisione di essere al via dell’edizione 2025. Scelta che lo sloveno ha annunciato dopo la Sanremo. Poi, mercoledì 2 aprile, ha svolto una ricognizione di 231 km condividendo i dati su Strava. Nell’occasione Pogacar ha stabilito il record, tra i tempi registrati sull’app, di tre settori in pavé, tra cui il cruciale Mons-en-Pevèle, tratto da cinque stelle di difficoltà come il Carrefour de l’Arbre, in cui ha mancato di un solo secondo il primato stabilito in gara da Van Aert nel 2023. Segnali che lo sloveno ha tutte le carte in regola per fare la differenza e vincere anche la Parigi-Roubaix. Un successo che sarebbe storico e permetterebbe a Pogacar di portarsi a meno uno dal conquistare tutte e cinque le classiche monumento, come solo Merckx, Roger De Vlaeminck e Rik Van Looy sono riusciti a fare nella storia. A quel punto mancherebbe la Milano–Sanremo. Ma per quella c’è tempo, oggi l’obiettivo è la Roubaix.
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