Petrolio e sangue: è iniziato oggi a Londra il processo contro Shell per i crimini ambientali nel Delta del Niger

Si è aperto questa mattina, alla Royal Courts of Justice di Londra, un processo storico che vede contrapposte due comunità Ogoni (da cui prende il nome la regione nigeriana Ogoniland), un’etnia del Delta del Niger in Nigeria, e il gigante petrolifero Shell. Le comunità, rappresentate da un team di avvocati, accusano la multinazionale di essere...

Feb 13, 2025 - 17:28
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Petrolio e sangue: è iniziato oggi a Londra il processo contro Shell per i crimini ambientali nel Delta del Niger

Si è aperto questa mattina, alla Royal Courts of Justice di Londra, un processo storico che vede contrapposte due comunità Ogoni (da cui prende il nome la regione nigeriana Ogoniland), un’etnia del Delta del Niger in Nigeria, e il gigante petrolifero Shell. Le comunità, rappresentate da un team di avvocati, accusano la multinazionale di essere responsabile della devastazione ambientale causata da decenni di attività estrattive nella regione.

Il Delta del Niger, cuore pulsante dell’industria petrolifera nigeriana, è da tempo scenario di un disastro ambientale. Sin dagli anni ’50, quando Shell iniziò le sue operazioni estrattive nella zona, si sono susseguiti innumerevoli incidenti, con perdite di petrolio che hanno avvelenato l’acqua, il suolo e l’aria. Le comunità Ogoni, che da sempre dipendono dalla pesca e dall’agricoltura per la loro sussistenza, si sono viste private dei loro mezzi di sostentamento e condannate a vivere in un ambiente insalubre, per non dire tossico.

Le immagini che arrivano dal Delta del Niger sono strazianti: fiumi e paludi ricoperti da una spessa coltre di petrolio, pesci morti che galleggiano sull’acqua, campi un tempo fertili trasformati in deserti inquinati. Ma il costo umano di questo disastro è ancora più drammatico. Studi condotti dall’UNEP hanno rivelato livelli allarmanti di sostanze cancerogene nell’acqua potabile, con concentrazioni fino a 900 volte superiori ai limiti di sicurezza. Le comunità locali denunciano un’impennata dei casi di tumore, malattie respiratorie e mortalità infantile.

Nonostante le evidenze, Shell ha sempre negato ogni responsabilità, attribuendo la colpa degli incidenti a sabotaggi e furti di petrolio da parte di bande criminali. Ma le comunità Ogoni non ci stanno e hanno deciso di portare la loro battaglia in tribunale, chiedendo giustizia per i danni subiti e un risarcimento per le vittime di questo disastro ambientale.

Il processo di Londra rappresenta un momento cruciale nella lotta per la giustizia ambientale in Nigeria. Se le comunità Ogoni avranno successo, potrebbe aprirsi un nuovo capitolo nella storia della responsabilità delle multinazionali per i danni causati alle popolazioni e all’ambiente nei Paesi in via di sviluppo.

Un paradiso perduto

Per comprendere appieno la portata del disastro ambientale nel Delta del Niger, bisogna fare un passo indietro, negli anni ’50  indietro nel tempo, quando con la scoperta del petrolio il destino del Delta del Niger cambiò radicalmente. L’arrivo delle multinazionali petrolifere, attratte dalla promessa di facili profitti, segnò l’inizio di un’era di sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, con conseguenze devastanti per l’ambiente e le popolazioni locali.

Shell, in particolare, ha giocato un ruolo di primo piano in questa storia. La multinazionale anglo-olandese è stata la prima a iniziare le attività estrattive nella regione, costruendo pozzi, oleodotti e raffinerie che hanno profondamente trasformato il paesaggio.

Un’interminabile scia di incidenti

Dal 1958 sono stati fuoriusciti almeno 1,5 milioni di tonnellate di petrolio greggio in almeno 7.000 incidenti nella regione del Delta del Niger. Le cause di questi disastri sono molteplici: la scarsa manutenzione degli impianti, la negligenza delle compagnie petrolifere, gli atti di sabotaggio da parte di gruppi armati che cercano di destabilizzare la regione.

La lotta delle comunità Ogoni

Di fronte a questa tragedia, le comunità Ogoni non sono rimaste a guardare. Sin dagli anni ’90, hanno iniziato a organizzarsi per denunciare i danni causati dalle attività petrolifere e chiedere giustizia. Il loro leader più carismatico, Ken Saro-Wiwa, ha pagato con la vita il suo impegno, venendo giustiziato dal regime militare nigeriano nel 1995.

Ma la sua eredità è ancora viva. Le comunità Ogoni continuano a lottare per i loro diritti, portando avanti una battaglia legale contro Shell che dura da decenni. Il processo di Londra rappresenta un momento cruciale in questa lotta. Se le comunità Ogoni avranno successo, potrebbe aprirsi un nuovo capitolo nella storia della responsabilità delle multinazionali per i danni causati alle popolazioni e all’ambiente nei paesi in via di sviluppo.

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