Perché Meloni è in azione con Calenda
Obiettivi ed effetti della presenza di Meloni al congresso di Azione di Calenda. E il ruolo marginale di Renzi. La nota di Sacchi

Obiettivi ed effetti della presenza di Meloni al congresso di Azione di Calenda. E il ruolo marginale di Renzi. La nota di Sacchi
I retroscena eternamente a caccia di una crisi (inesistente) della maggioranza subito ci vedono il tentativo del premier di usare un pezzo di opposizione contro gli alleati nel caso di tensioni. Ma in realtà la presenza di Giorgia Meloni al congresso di Azione di sabato prossimo a Roma, accettando così a sorpresa l’invito di Carlo Calenda, che a sua volta aveva accolto quello di FdI a Atreju, mette soprattutto in rilievo la scomparsa di Matteo Renzi dal cosiddetto ipotetico centro fuori dai due poli. E fa risaltare la nuova collocazione dell’ex premier e leader di Iv tutta a sinistra, quasi all’inseguimento di un Pd molto grillizzato e peraltro anche molto diviso soprattutto sulla politica estera come la spaccatura a metà sul voto europeo per il “ReArm” Ue dimostra.
E, invece, Calenda (che incassa la presenza al congresso anche dei ministri Antonio Tajani, Giancarlo Giorgetti e Guido Crosetto e del vicepresidente della Commissione Ue, Raffaele Fitto), pur tra alti e bassi, non rinuncia alla voglia di restare in gioco con la scommessa del centro. Il leader di Azione recentemente ha usato dure critiche contro la scelta di Elly Schlein di indicare l’astensione a Strasburgo sul “ReArm” e il voto contrario dei Cinque Stelle; si è tenuto distinto e distante dalla torre di Babele della piazza “per l’Europa” della sinistra e si è smarcato dal pellegrinaggio a Ventotene.
Calenda, che era già stato ricevuto a Palazzo Chigi per le sue controproposte sulla Finanziaria, pur duramente critico con il governo di cui è all’opposizione, non ha sottoscritto le mozioni di sfiducia al ministro del Turismo Daniela Santanchè e al ministro della Giustizia Carlo Nordio, non credendo a questo strumento d’opposizione. A fronte della contrapposizione aprioristica, senza proposte alternative, delle opposizioni, oggi dialogherà con il premier Meloni. Che Renzi continua a bollare come “un’influencer”, tema anche del suo libro, rischiando però di apparire all’inseguimento dei toni sempre più duri di Schlein e Giuseppe Conte. Probabilmente fuori dai due poli più che un centro c’è un centrino.
Ma alla fine a staccare con i Cinque Stelle e i toni radicalizzati del Pd “grillizzato” di Schlein non è stato Renzi, che si era posto a sinistra come il campione del riformismo. Ma il suo ex alleato. Per ora. Intanto, Calenda si ritaglia il ruolo dell’unica opposizioni con la quale l’esecutivo può cercare di dialogare.