Perché l’italiana Prysmian loda Trump e sputazza l’Italia?

Cosa ha detto l'amministratore delegato di Prysmian, Massimo Battaini, al Corriere sui dazi di Trump e sul mercato della fibra ottica in Italia. La lettera di Lotario di Segni.

Feb 10, 2025 - 13:48
 0
Perché l’italiana Prysmian loda Trump e sputazza l’Italia?

Cosa ha detto l’amministratore delegato di Prysmian, Massimo Battaini, al Corriere sui dazi di Trump e sul mercato della fibra ottica in Italia. La lettera di Lotario di Segni

Caro direttore,

tutti abbiamo visto i chief executive officers delle grandi aziende tecnologiche americane alla cerimonia di insediamento di Donald Trump che si mettono in mostra e cercano di farsi notare dal presidente, come lui incravattati di rosso: sembrava di stare guardando un documentario naturalistico sui rituali di sottomissione.

Non sono un esperto, ma l’etologia mi appassiona. Così, mentre stamattina sfogliavo L’Economia del Corriere della Sera non ho potuto fare a meno di leggere l’intervista a Massimo Battaini di Prysmian attraverso le lenti del biologo comportamentale (amatore, s’intende). Battaini è l’amministratore delegato di Prysmian, società milanese che realizza cavi per le telecomunicazioni e per la trasmissione di energia. Al Corriere – riassumo all’osso – Battaini dice che i dazi minacciati da Trump non sono il vero problema per l’Europa, che dovrebbe piuttosto concentrarsi sulla difese delle proprie aziende di punta.

“Non siamo toccati dal tema dei dazi”, dice Battaini, perché Prysmian possiede una “ampia capacità produttiva” negli Stati Uniti, con trenta stabilimenti, e l’interscambio con il resto del Nordamerica (per contesto: Trump ha annunciato dazi contro Messico e Canada, e poi li ha sospesi per trenta giorni) “è inferiore al punto percentuale”.

“Per noi essere vicini ai clienti è distintivo e qualificante. Per questo abbiamo 30 fabbriche negli Usa e non cinque”, aggiunge. Il messaggio sottinteso è questo: Trump vuole più investimenti manifatturieri negli Stati Uniti? Benissimo, perché Prysmian è già presente. Battaini specifica infatti che il gruppo conta circa 7500 dipendenti nel paese (su un totale di 32.000) e che quel mercato vale il 40 per cento delle entrate e il 50 per cento dell’Ebitda. L’intervistatore gli chiede se le politiche di Trump lo preoccupino; lui ribadisce che Prysmian sta già “investendo pesantemente per aumentare la nostra capacità produttiva” negli Stati Uniti e che “siamo i potenziali beneficiari di eventuali dazi sulle importazioni nel nostro settore”.

Poi l’intervista si sposta sull’Italia. Battaini loda la “sana gestione” del governo di Giorgia Meloni e loda l’operato della presidente del Consiglio in patria e all’estero, anche fuori dall’Europa (è in buoni rapporti con Trump, del resto). Dopodiché spiega che il mercato italiano “non è un granché” per i conti di Prysmian: colpa dei “gestori italiani delle reti, è il caso di Telecom, [che] preferiscono comperare dai produttori cinesi la fibra ottica. Così lo scorso anno siamo stati costretti a chiudere una fabbrica in Italia”: quello di Battipaglia, in Campania.

L’attacco alla concorrenza cinese non è nuovo. Anzi: da anni – Startmag se n’è occupata spesso – Prysmian critica il fatto che nei bandi sulla fibra ottica il governo italiano abbia favorito la fibra importata dalla Cina, che ha prezzi più bassi ma anche una qualità inferiore e una maggiore sensibilità alla piegatura.

“L’Italia in piccolo e l’Europa in grande”, dice Battaini al Corriere, “devono dotarsi di qualche meccanismo di salvaguardia delle eccellenze locali. Noi che siamo italiani e il mercato ci individua come eccellenza, ci difendiamo molto meglio in Nordamerica che non in Europa”.

Serve più trumpismo in Italia e nell’Unione, insomma.

Il governo Meloni prenda nota.

Nel frattempo, l’italiana Prysmian saluta l’Italia.

E io saluto te,

Lotario di Segni